mercoledì 15 gennaio 2020

La cater: ARENT A TI




In questi dieci anni ho scritto tre canzoni d'amore per la Fra. La prima è stata Ti Spero, un pezzo fatto assemblando gli sms che le mandavo quando vivevamo lontani. La seconda si intitola E' il mio amore mio e si chiama Francesca e parla di lei nello specifico. La terza è questa, l'ho scritta in nones in modo che fosse obbligata a impararlo.

La Fra è di Milano. Frequenta la Val di Non da che ha ricordi. Suo padre e i suoi nonni prima di lei hanno villeggiato a Coredo dal primo dopoguerra, quando i nonesi accoglievano i turisti nelle loro case ed estivavano nelle taverne e nei fienili. Quindi la famigliarità col territorio è assodata.
Per quanto riguarda la comprensione del noneso potrei darle tranquillamente un 7, anche un 7 e mezzo abbondante volendo. Per quanto riguarda la produzione diciamo che si fa capire, ma siamo ampiamente sotto la sufficienza. Parlar nones per la Fra è parlare in italiano togliendo le vocali finali delle parole, come faceva Cattivik, tipo "ogg son andat a far la spes". Io la sprono a imparare qualche parola o espressione detta bene, ma lei sente il bisogno di modificarle e farle sue, importando nel nones espressioni e costruzioni dell'italiano e degli altri dialetti che ha frequentato (il veneziano della famiglia paterna e il parmense dell'università) (tipo "Che frett che giò"). Il risultato è uno strano creolo nones che ci sono albanesi o magrebini che vivono qui da meno tempo che lo parlano meglio ma io la amo e va bene così (è pure divertente, a suo modo) (spoiler: col disco si sta sbattendo un sacco, anche se mi canta le canzoni con le parole cambiate).
Questa canzone d'amore nasce come canzone-elenco (genere ormai abusato da Vasco e assurto a standard da Giacomo Gardumi) , quelle canzoni in cui si compone un elenco seguendo un leit motiv (Ti Spero era una di quelle, anche Ora Pro Felix). In questo caso è "Vicino a (Arent a) questo, c'è quello" e così sono fatte le strofe, con lo scopo di arrivare a dire che vicino a te bla bla bla.
Poi il testo si è evoluto in una canzone d'amore più complessa, ci sono altri elenchi di similitudini ("come questo, come quello"), il tutto per entrare nelle sue mutande (ci sono già da dieci anni, in realtà non servirebbe, ma rinnovare l'amore non fa mai male). Penso sia la canzone più sbregamudande che abbia mai scritto.
Quando l'ho composta avevo pensato subito a un tango, che dà subito l'idea della passione. Ma non sono mai riuscito a cantarla e suonarla assieme. Per il disco ho chiesto una mano al ciuffo più passionale che conosco, Dodicianni. Lui è un cantautore (e artista performativo)(ormai braccato dalla legge) (ma non ancora latitante) veneto, poi venuto a vivere a Bolzano per rubarci l'autonomia e prendersi i lavori che noi non vogliamo fare (tipo il maestro di piano)(secondo me il maestro di piano è un po' come lo spazzacamin della canzone, solo più pulito e borghese). Lui sarebbe un pianista ma qualche anno fa ha uscito un disco fatto con la chitarra. Non ho mai capito se un pianista che fa uscire un disco con la chitarra nel momento storico in cui torna il piano sia un babbo o un eroe, ma "Puoi tenerti le chiavi" (con in copertina una casa che brucia) (cazzuto no?) (se la copertina è il tuo biglietto da visita lui aveva già vinto in partenza) è un gran disco. A me ricordava un Bennato più pop ma con la stessa cazzimma e meno droghe pesanti ma mi hanno detto che non c'entra un cazzo.
Insomma Andrea ha preso il mio tango è l'ha portato a far piangere le ragazze. Cosa posso dire/volere di più? Grazie Andrea. 
Vorrei aver fatto questo pezzo prima di essere sposato, avrei saltato tanti preliminari e tante seghe. Al contempo senza la Fra mai avrei scritto una canzone così. Spero almeno che grazie a sto pezzo altri uomini e altre donne (non necessariamente, ma suppongo) nonese entrino nelle mutande di altri uomini e altre donne nonese. Sarebbe una soddisfazione.

Credits:
Dodicianni: pianoforte a coda, voci
Felix Lalù: voci
Michael "Pero" Pancher: percussioni 


ARENT A TI



Arent al fuèc, me brusi 
Arent al fret, me englazi
Arent al fòn, me sugi
Arent al tort, me encazi
Ma can che son arent a ti 
(Sol a star arent a ti)
Me pasa en presa i dì

Me sgola le semmane 
No vedi nancia i mesi
No senti nancia i ani 
Ston enzì ben arenta a ti 
Che te vegni pu d'ausin 

Se no es entorna a bote me ven strani 
E me stremisi can che no te senti
Can che ai ruà de laoràr
O son en ziro a sonar

Pensi ai to lauri can che vedi bosi 
E me fa gola veder i morosi
Che i se teign amó la man
E i se varda da lontan 


Arent al s-zòp, capete 
Arent al cuèr, le tete 
Arent al fil, la uza 
Arent al cul, la spuza 

Me strasini arent a ti
Come n'embriagon al vin
E slongi i brazi can che me fon fuera 

Se no te palpi me 'mpar na galera 
Un che zigia senza os
Na zima senza na cros
Me 'mpar de cosinar senza padele 

Vardar el zièl senza veder le stele 
Sol verze al posto del ort
En foglàr senza na sort 


Ma mi me strasini arent a ti 
Arcante bote al di
Come n'ensemenì
Come l'ueu ale gialine

Le mos-ce a le vedrine 
Come el nono ale blesteme 
Che fighe ste ciadene! 

‘Ndo che crodes ti, crodi ancia mi 
‘Ndo che godes ti, godi ancia mi  
‘Ndo che planzes ti, planzi ancia mi 
‘Ndo che vanzes ti, vanzi ancia mi  
'Ndo che pozes ti, gi son ancia mi
Arent a ti 

Traduzione
VICINO A TE  

Vicino al fuoco, mi brucio 
Vicino al freddo, ghiaccio 
Vicino al phon, mi asciugo 
Vicino al torto, mi incazzo
Ma quando sono vicino a te 
(Solo stando vicino a te)
I giorni mi passano in fretta 

Mi volano via le settimane 
Non vedo neanche i mesi 
Non sento neanche gli anni 
Sto così bene vicino a te 
Che ti vengo più vicino 

Se non mi sei intorno a volte ho nostalgia 
E mi spavento quando non ti sento 
Quando ho finito di lavorare
O sono in giro a suonare

Penso alle tue labbra quando vedo baci 
E mi fa gola vedere i fidanzati
Che si tengono ancora la mano
E si guardano da lontano 


Vicino al fucile, proiettili 
Vicino al cuore, le tette  
Vicino al cuore, l’ago  
Vicino al culo, la puzza
Mi trascino vicino a te
Come un ubriacone al vino


E allungo le braccia quando mi sveglio 

Se non ti tocco mi sembra una prigione 
Uno che urla senza voce
Una cima senza una croce
Mi sembra di cucinare senza pentole 

Guardare il cielo senza vedere le stelle  
Solo verze al posto dell’orto
Una stufa senza una catasta di legna 


Ma io mi trascino vicino a te 
Molte volte al giorno
Come un rincoglionito 

Come l'uovo alle galline
Le mosche alle vetrine
Come il nonno alle bestemmie 

Che fighe queste catene! 

Dove cadi tu, cado anch’io
Dove godi tu, godo anch’io
Dove piangi tu, piango anch’io 

Dove avanzi tu, avanzo anch’io 
Dove appoggi tu, ci sono anch’io
Vicino a te

Nessun commento: