Le mie mostre estive sono mostre-laboratorio. Ciò vuol dire che io sto lì tutto dì a segare, smontare, montare e dipingere. Questo dà la possibilità a chi la visita di vedere non solo il creato e il creatore ma anche il corso d'opera. Questo dà la possibilità a me di studiare la discreta fauna dei visitatori. C'è chi si ferma sulla soglia, scruta l'orizzonte e se ne va. Chi fa due passi, si guarda in giro e se ne va. C'è chi arriva perfino in fondo alla stanza, dove ci sono le stampe di San Romedio a manetta, e poi tornaa indietro. Una piccola parte circumnaviga il tavolone da lavoro e si gusta tutto il cresto. Poi c'è chi si ferma a far due chiacchie.
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martedì 28 agosto 2012
Forse ho capito chi ha detto a Claudio Taverna che Arte Sacra per non frequentanti è una mostra "blasfema e offensiva per il comune sentire"
Le mie mostre estive sono mostre-laboratorio. Ciò vuol dire che io sto lì tutto dì a segare, smontare, montare e dipingere. Questo dà la possibilità a chi la visita di vedere non solo il creato e il creatore ma anche il corso d'opera. Questo dà la possibilità a me di studiare la discreta fauna dei visitatori. C'è chi si ferma sulla soglia, scruta l'orizzonte e se ne va. Chi fa due passi, si guarda in giro e se ne va. C'è chi arriva perfino in fondo alla stanza, dove ci sono le stampe di San Romedio a manetta, e poi tornaa indietro. Una piccola parte circumnaviga il tavolone da lavoro e si gusta tutto il cresto. Poi c'è chi si ferma a far due chiacchie.
lunedì 28 dicembre 2009
La posta di Felix Lalù #5: Love
Caro Felix Lalù,
ho sempre considerato le ballate dei metallari e le canzoni melense del pop italiano (da Bobby Solo a Tiziano Ferro) delle tamarrate inascoltabili fatte solo per rimorchiare donnine i cui umori sono suscettibili alle melodie. Ma dopo anni della più bieca e orgogliosa militanza rock mi sono innamorato e ora tutto pare avere un senso. Ora capisco Gino Paoli, gli Incubus, Michael Bolton e Laura Pausini e ne comprendo finalmente il valore emotivo. Tutto ciò è stato scritto non da me ma per la mia amata e sono grato a questi buzzurri per il servizio reso ma mi rendo conto che dovrebbero ancora morire, proprio come prima. Mi consiglieresti una canzone d'amore che non sia la solita minchiata melensa?
Con affetto
F.
Caro F
Quindi se ho ben capito, dopo aver sfregiato quori con nonchalanza da rocker ora sei soggiogato da quella CLTcalledLove. Congratulazioni, sei entrato nel livello più interessante del videogioco, quello in cui uccidi il mostro più grosso, quello verde con tante braccia e una linea della vita mooolto più lunga della tua.
Improvvisamente ti fanno battere il cuore le ballate dei metallari, le canzoni romantiche merda. Non preoccuparti, questa non è un'onta, è una benedizione. Devi solo stare attento a chi dai fede. Quelli che scrivono solo canzoni d'amore mentono. Come fai ad essere così sempre innamorato da scrivere continuamente canzoni d'amore? Quella è gente che mente, che ama per business. Certo c'hanno il mutuo da pagare, certo anche loro amano a volte o per un po', ma sono degli impostori ed è certo - anzi cosa buona e giusta - che debbano morire. Sono come i preti pedofili, abusano della tua situazione di debolezza per mettertelo in der posto. Lo fanno pure col sorriso sulle labbra e con l'aria di chi ti fa un favore.
L'unica cosa che ti posso dire è (occhio questa è altrettanto becera e banale ma la realtà non è becera e banale, diolai?) fidati solo di quelli che scrivono poche canzoni d'amore ma buone. Questa da un po' è la mia preferita. Ce ne sono tante altre, ma questa vale di più perché lui è più appèzzi di altri. E in certi frangenti ti puoi fidare solo di loro, degli appèzzi (infatti le canzoni d'amore di Vasco quando era appèzzi erano quanto di meglio).
In bocca al lupo.
Felix Lalù
Paolo Benvegnù - La schiena
venerdì 18 settembre 2009
La posta di Felix Lalù #3: Kabul caput mundi
Mi scrive Marisa (riguardo questo), che mi vuole bene nonostante dica male della chiesa e dei preti. Scrive:
muratore, soldato: hai ragione su tutta la linea. è vero.
solo io rendo onore ai militari perchè li conosco bene. passano nel mio ufficio loro, con le loro mogli a prender casa e poi partono per le missioni e incontro le mogli per strada e mi fermano e che mi dicono della nostalgia e tutto. insomma conosco un po' il loro mondo. ho amici che erano a nassiria. così. adesso ho amici in libano e amici a kabul.
e conosco pure quello dei muratori a dire il vero che le case le costruiscono, e io sono spesso sui cantieri e mi sgridano se non ho su le scarpe adatte. non so. in effetti tutti i lavori hanno una missione. ma non so felix, quando uno decide di fare il muratore non ha un'alta probabilità di morire invece quando uno fa il militare mette a disposizione tutto con coraggio. e va all'estero con la bandiera del mio paese e rappresenta un po' anche me. e degli stronzi lo fanno saltare in aria. perchè era voluta quell'azione. signoreiddio sono egoista, muore un soldato penso a me.
ma la morte è morte e l'onore si deve a tutti, che è gran difficile per noi distribuirlo con criterio, perchè non leggiamo i cuori della gente. che storie, proprio. cazzarola.
cheppoi hai ragione la vita è vita e l'onore si deve a tutti, che da morti l'è forsi tardi.
che storia, proprio cazzarola.
solo io rendo onore ai militari perchè li conosco bene. passano nel mio ufficio loro, con le loro mogli a prender casa e poi partono per le missioni e incontro le mogli per strada e mi fermano e che mi dicono della nostalgia e tutto. insomma conosco un po' il loro mondo. ho amici che erano a nassiria. così. adesso ho amici in libano e amici a kabul.
e conosco pure quello dei muratori a dire il vero che le case le costruiscono, e io sono spesso sui cantieri e mi sgridano se non ho su le scarpe adatte. non so. in effetti tutti i lavori hanno una missione. ma non so felix, quando uno decide di fare il muratore non ha un'alta probabilità di morire invece quando uno fa il militare mette a disposizione tutto con coraggio. e va all'estero con la bandiera del mio paese e rappresenta un po' anche me. e degli stronzi lo fanno saltare in aria. perchè era voluta quell'azione. signoreiddio sono egoista, muore un soldato penso a me.
ma la morte è morte e l'onore si deve a tutti, che è gran difficile per noi distribuirlo con criterio, perchè non leggiamo i cuori della gente. che storie, proprio. cazzarola.
cheppoi hai ragione la vita è vita e l'onore si deve a tutti, che da morti l'è forsi tardi.
che storia, proprio cazzarola.
Cara Marisa
parto dal presupposto che anch'io li piango e cordoglio mogli e figli e ringgrazio di avere un padre che fa il macellaio, perché non sono un pezzo di ghiaccio nè uno stronzo. Ovvio che li piangerei di più se fossero miei parenti o amici o conoscenti o rockstar, ma li piango. Senza lagrime, senza pensarci troppo, ma il mio dovere di cittadino lo faccio volentieri. Poi magari stasera mi ubriaco, ma ho sempre la scusa che è per dimenticare.
La questione è la seguente: anch'io ho amici militari (non è vero, ma mettiamo che ce l'ho. Anzi no, l'unico che conoscoo che fa missioni di pace mi sta pure sul cazzo, vabbè). Anche a me farebbero comodo quei mila euro che ti danno per farlo. Lavoro due anni e mi sistemo per altri dieci. Son lì per il mutuo, per la famiglia e per i figli da mandare a scuola fino a trent'anni anche loro, esattameente come i nostri nonni in Merica o i rumeni che raccolgono le mele in Val di Non o i magrebini che riempiono le concerie schife del vicentino. Stessa situazione, via da casa, dove non ti vogliono (certo qui non ti sparano ma le condizioni di lavoro non son certo salubri), mogli a casa che pregano, figli che crescono senza padri. Sempre che tornino. Sennò chi glielo fa fare a uno di andare dove c'è la guerra? Se lo facessero per piacere allora non servirebbe neanche piangerli.
Solo che dietro alla loro missione con fucile c'è la difesa della patria. Ora non voglio fare il saputello ma ci son libri di strategia militare, scritti da uomini (ce ne son di spassosi, Von Klausewitz, Sun Tzu, sociologi scaldapoltrone). In questi libri sulla guerra dove quelli che fanno la guerra spiegano la guerra e dicono che la guerra è brutta e si muore e che la guerra altro non è che la continuazione dell'economia di uno stato con altri mezzi, che se ti attaccano è per quella bandierina che dice da che parte stai. Come mai in Afganistan ci sono 49 stati? Molto semplice. Tutti vogliono il petrolio e anche il gas che passa di lì dalla Siberia (sennò Rambo che ci andava a fare? A salvare Troutman? Ma ci faccia il piacere). E fanno bene, a preservare il nostro futuro patrimonio energetico, sennò come andiamo al cinema a vedere Videocracy? A piedi? Come ci scaldiamo le case di riposo delle nostre nonne che hanno più freddo di noi perché non gli circola più il sangue? Con la termocoperta? Insomma il tricolore lì non è tanto diverso dal marchio Chiquita in Tanzania ma questo è un altro discorso.
Poi farò la figura del pacifista a tutti i costi, che non sono, che a me John McLane mi piace più di Woody Allen. E pure del cinico che ride i morti. Ieri sera c'era pure il fil su Nassirya, con Raul Bova che gli piace un bocia iracheno perché gli ricorda il suo morto e sto bocia in cambio gli fotografa tutta la base. Con un'altro che si fa la soldatessa mericana nel container della croce rossa. E tutti evvai! come allo stadio. Poi il cinico e poco rispetto sono io.
La questione è che le lagrime ti si offuscano gli occhi e non vedi bene a quello che succede intorno al gran galà delle bare fashion tricolori. A me piace pensare di guardarlo, sto mondo zozzo infame dove ti sparano per il riscaldamento delle case di riposo. Anche con le lagrime indosso.
martedì 28 luglio 2009
I Schuetzen (La Posta di Felix Lalù vol. 2)
Pubblico il riassunto di una lettera che è arrivata in redazione qualche tempo fa. Tutta è troppo per te, discreto pubblico, che hai una soglia di attenzione di un bl.
Caro Felix Lalù,
cosa pensi degli Schuetzen?
D.
Caro D.
Intanto qui sono I Schuetzen, non gli Schuetzen, ma vabbè, lo concedo. Molta gente qua in Trentino è filotirolese e molti persino Schuetzen.
Essere filotirolese in Trentino è facile. Ovvio che il passaggio tra l'Impero Austroungarico e l'Italia è stato traumatico per molti. Sia a livello amministrativo che a livello scolastico che eccetera (praticamente tutto) era meglio stare sotto gli austriaci. Eravamo la riviera adriatica di un impero stracazzuto, degli sfigatelli italici che godevano della sapienza degli altri, i quaqquaraqquà degli asburgo, i Ceuta e Melilla dell'Austroungheria, miga paja. Cosa vuoi di più dalla vita? Anch'io mi sentirei filotirolese se non parlassi un dialetto simile all'italiano e fossimo nel 1920. Ma siamo quasi cento anni dopo, sarebbe come sperare di andare a vedere un concerto di Beethoven no? (Ora abbiamo Allevi, eheh. E forse ce lo meritiamo)
Poi c'è da considerare che gli Austriaci considerano i peggio terroni degli altoatesini che a loro volta considerano terroni noi. Ecco, desiderare di far parte di una comunità che schifa non solo noi, ma anche quelli che schifano noi per lo stesso motivo non mi pare molto furbo. Così a occhio e croce.
Poi c'è la questione Schuetzen. Tra l'essere filotirolese e Schuetzen c'è la stessa differenza che scorre tra l'esser di destra e essere uno skin che pesta la gente. Oppure tra amare platonicamente una donna e trombarla senza ritegno. E' diverso il grado di coinvolgimento.
Essere Schuetzen vuol dire tante cose. Vuol dire trovarsi per bere. Come tutte le occasioni che creano comunità qui. Quindi fin niente di strano. Significa vestirsi da buzzurri, con la braghe di cuoio (lederhosen) con un buco sul culo, come se cagando non ti prendi neanche la briga di calarti le braghe. Ma questo è niente: molte comunità si vestono da buzzurri. Praticamente tutte: metallari, b-boys, truzzi, paesani, fricchettoni, punk, nonni, benvestiti. Quindi fin qui ancora niente di strano. Una cosa che non mi piace dei Schuetzen è che hanno le armi. Allora a sto punto tira fuori il batocchio e fai la gara a chi spacca più noci. Cosa te ne fai di girare con un'arma caricata a salve. E' ridicolo, e molto poco educativo. Però fa molto Poncharello.
In definitiva, caro D., i Schuetzen è gente come noi, sicuramente ci sono i simpatici e i stronzi. L'unica differenza è che vogliono diventare amici di gente che li disprezza. Puoi vederlo come un'anacronismo. Anche come un'idiozia volendo. Ma anche come la punizione divina per le loro convinzioni. Come dicono in Inghilterra, finchè non rompono i coglioni, happy you, happy all.
Ah, poi c'è la questione che ora si pigliano un botto di soldi da mother provincia per cambiare i vestiti da buzzurri che costano un botto. Allora la gente li odia un po' di più. Come odiano i contadini, gli albergatori, gli sportivi, i magneebevi tardizionali, e tutti quelli che beccano più dineri senza amare la gente. Si chiama invidia. O incapacità di inventarsi una categoria a cui apparteniamo che la provincia abbia piacere di sovvenzionare. Farsi furbi, bisogna. O cominciare a vestirsi da buzzurri.
Caro Felix Lalù,
cosa pensi degli Schuetzen?
D.
Caro D.
Intanto qui sono I Schuetzen, non gli Schuetzen, ma vabbè, lo concedo. Molta gente qua in Trentino è filotirolese e molti persino Schuetzen.
Essere filotirolese in Trentino è facile. Ovvio che il passaggio tra l'Impero Austroungarico e l'Italia è stato traumatico per molti. Sia a livello amministrativo che a livello scolastico che eccetera (praticamente tutto) era meglio stare sotto gli austriaci. Eravamo la riviera adriatica di un impero stracazzuto, degli sfigatelli italici che godevano della sapienza degli altri, i quaqquaraqquà degli asburgo, i Ceuta e Melilla dell'Austroungheria, miga paja. Cosa vuoi di più dalla vita? Anch'io mi sentirei filotirolese se non parlassi un dialetto simile all'italiano e fossimo nel 1920. Ma siamo quasi cento anni dopo, sarebbe come sperare di andare a vedere un concerto di Beethoven no? (Ora abbiamo Allevi, eheh. E forse ce lo meritiamo)
Poi c'è da considerare che gli Austriaci considerano i peggio terroni degli altoatesini che a loro volta considerano terroni noi. Ecco, desiderare di far parte di una comunità che schifa non solo noi, ma anche quelli che schifano noi per lo stesso motivo non mi pare molto furbo. Così a occhio e croce.
Poi c'è la questione Schuetzen. Tra l'essere filotirolese e Schuetzen c'è la stessa differenza che scorre tra l'esser di destra e essere uno skin che pesta la gente. Oppure tra amare platonicamente una donna e trombarla senza ritegno. E' diverso il grado di coinvolgimento.
Essere Schuetzen vuol dire tante cose. Vuol dire trovarsi per bere. Come tutte le occasioni che creano comunità qui. Quindi fin niente di strano. Significa vestirsi da buzzurri, con la braghe di cuoio (lederhosen) con un buco sul culo, come se cagando non ti prendi neanche la briga di calarti le braghe. Ma questo è niente: molte comunità si vestono da buzzurri. Praticamente tutte: metallari, b-boys, truzzi, paesani, fricchettoni, punk, nonni, benvestiti. Quindi fin qui ancora niente di strano. Una cosa che non mi piace dei Schuetzen è che hanno le armi. Allora a sto punto tira fuori il batocchio e fai la gara a chi spacca più noci. Cosa te ne fai di girare con un'arma caricata a salve. E' ridicolo, e molto poco educativo. Però fa molto Poncharello.
In definitiva, caro D., i Schuetzen è gente come noi, sicuramente ci sono i simpatici e i stronzi. L'unica differenza è che vogliono diventare amici di gente che li disprezza. Puoi vederlo come un'anacronismo. Anche come un'idiozia volendo. Ma anche come la punizione divina per le loro convinzioni. Come dicono in Inghilterra, finchè non rompono i coglioni, happy you, happy all.
Ah, poi c'è la questione che ora si pigliano un botto di soldi da mother provincia per cambiare i vestiti da buzzurri che costano un botto. Allora la gente li odia un po' di più. Come odiano i contadini, gli albergatori, gli sportivi, i magneebevi tardizionali, e tutti quelli che beccano più dineri senza amare la gente. Si chiama invidia. O incapacità di inventarsi una categoria a cui apparteniamo che la provincia abbia piacere di sovvenzionare. Farsi furbi, bisogna. O cominciare a vestirsi da buzzurri.
giovedì 16 aprile 2009
Sono della Val di Non - Atto III
Inauguro l'angolo de La Posta di Felix Lalù.
La prima però o me la inventavo, ma faceva brutto, o la pescavo dalla posta, quella vera. Casualmente mi scrive Daniela chiedendo lumi su una cosa:
buongiorno felixoscar, ho bisogno di chiarimenti perchè non mi raccapezzo. sabato ero presente al tuo concerto (bravo-grazie) ed ho tanto sperato che tu non facessi quella vergognosa canzone "sono della val di non" e invece, profondamente delusa, al pietoso annuncio del titolo, mi sono defilata per fumare una sigaretta e risparmiarmi quello strazio.
Perchè Felixoscar? Spiegami il senso! le parodie si fanno delle grandi opere, non delle cagate (perdona la scurrile definizione)!!!!
quella canzone è un'offesa ai nonesi, alla musica, a tutti coloro che si prodigano per produrre qualcosa di originale.ma forse sono io che non capisco....
Se hai voglia di spiegarmelo, ne sono contenta. Altrimenti mi cullo nel limbo dell'ignoranza che fa vivere meglio molti.buona giornata
Cara Daniela
Capisco perfettamente la tua reazione. La tua obiezione mi è stata fatta altre volte. Il più delle volte è gente divertita ma ognuno reagisce a suo modo con pieni diritti. Sta canzone gira nei tendoni da almeno dieci anni. L'anno scorso, grande evento, il video. Tutti a chiedervi è vero o parodia? E' vero signori, è vero.
Premetto, per chi non lo sapesse, che la Valium Band è una cover band con all'attimo (che io sappia) un paio di inediti. Molto famosa in Val di Non, forse ora meno di una volta, forse no. L'ultima volta che l'ho vista faceva cover di Vasco, probabilmente la scelta più pop possibile in Val di Non. Proprio per questo è gente che suona molto e riempie i tendoni.
Con questa canzone la Valium Band esce dal limbo delle cover band e si affaccia all'arte della creazione.
Ma andiamo con ordine
Le parole:
Secondo me questa canzone esprime perfettamente la realtà della Val di Non. Forse non tutti i nonesi dormono come gli attori porno (=con i calzini), ma molti di loro, hanno la camicia con i bottoni sempre slacciati, gli scarponi ai piedi e i jeans strappati. Ci lavorano. E di questo lavoro coi scarponi ci campano. Molti possiedono fuoristrada. In Val di Non i carabinieri ti fermano più spesso se sembri straniero, e dire di essere della valle ti para evidentemente il culo. Molti ragazzi in Val di Non son veramente i primi ad accorgersi che è primavera, si alzano presto la mattina per poi fermarsi per uno o più bicchieri al bar del paese, con lo scopo di star un po' fuori dal feudo della mamma o della moglie o della morosa. Quella è meglio vederla la notte. Poi al ritorno son cazzi, ma questo anche nel resto del mondo. Siamo di fronte ad uno spaccato sociologico totalmente realistico. Può sembrarti bucolico, allettante o anche triste se vuoi, ma è realtà, come pure le scene del video. Tu vedi i video dei negroni con le macchinone le pistolone in mano e le sboldre sui sedili e tu dici è solo scena per il video gangsta. Invece no, la tipa glielo sta succhiando veramente nel mondo esterno. Magari ci son du lustrini in più ma è realtà, come il nostro video della valle nostra.
Si può discutere della scelta di usare la progressione valdinon-lavoro-cuore-amore-sole-mare-quinonc'è, quello forse sì. Sono un po'inflazionate nel canto in italiano, ma se ci penso anche i primi dischi di Paolo Conte (che per me non si può paragonare a nessuno, neanche a Igor Portolan) erano zeppi di queste rime scontate.
La musica:
La canzone è la ripetizione dello stesso giro per tutta la canzone. Non so che giro di che perchè non so di note. Semplicistico? No. La maggior parte delle canzoni famose è fatta esattamente così. Di quelle belle bellissime che piacciono a tutti noi e son cazzute. Stesso giro, strofa-ritornello-strofa-inciso(o assolo)-ritornello e hai la canzone perfetta. Si chiama forma-canzone.Vasco lo sa, Ligabue lo sa, il dj lo sa, lo sapeva anche John Lennone. Evidentemente lo sa anche Igor Portolan.
La canzone:
Il tutto messo insieme (parole, musica, struttura, tiro) fa di Sono della Val di Non un perfetto anthem. We are the Campions è un anthem, Fratelli d'Italia anche. Alla gente gli piace cantare gli anthem, dal primo gruppo di cavernicoli in poi. Insomma sta canzone spacca.
La storia:
Ho la fortuna di suonare in un gruppo in cui ho la piena e totale libertà artistica. Possso fare tutto e i contrario di tutto e tutto va bene senza vergogne. L'unica cosa che non farei è tirar fuori il serpente, quello no. Ma per il resto, suonare Io sono della Val di Non è una goduria, te lo garantisco, e io non ci trovo niente di male. Mia nonna diceva che bisogna vergognarse sol a far del mal. E mia nonna ha passato gli ultimi dieci anni della sua vita cantando robe senza senso e/o della sua infanzia e questo ne fa per me un esempio.
Certo mi rendo conto che se la odi è difficile sopportarne l'ascolto. Pensa a cosa fanno tutti i generi del mondo con le suocere: se mentre la suocera parla tu pensi a lei torturata o vestita da pagliaccio forse la puoi sopportare. Questo lo diceva Karl Popper.
Quindi, Daniela, non risentirti se faccio questa canzone. So che molti la pensano come te, ma molti di questi molti poi se la cantano con ovvia goduria, dimentichi di tutto. Ché una canzone cantata in coro è meglio di tutte le spiegazioni a voce del mondo. E' un'esperienza telo garantisco. Dai la prossima volta vienei a cantarla con noi! Vedrai, all'inizio l'orgoglio ti farà un po' male, ma cantando si vive meglio e si esorcizzano i nostri demoni. O almeno così han fatto il 99,9% delle culture umane fino all'avvento della fede tristezza senza canti libberatori che c'è capitata.
Canta con noi, Daniela!
Con affetto
Felix Lalù
Ora, questa lettera non è un consiglio. Ma se volete chiedere consigli a Felix Lalù, scrivete a felix.lalu@gmail.com.
Sarete risposti.
La prima però o me la inventavo, ma faceva brutto, o la pescavo dalla posta, quella vera. Casualmente mi scrive Daniela chiedendo lumi su una cosa:
buongiorno felixoscar, ho bisogno di chiarimenti perchè non mi raccapezzo. sabato ero presente al tuo concerto (bravo-grazie) ed ho tanto sperato che tu non facessi quella vergognosa canzone "sono della val di non" e invece, profondamente delusa, al pietoso annuncio del titolo, mi sono defilata per fumare una sigaretta e risparmiarmi quello strazio.
Perchè Felixoscar? Spiegami il senso! le parodie si fanno delle grandi opere, non delle cagate (perdona la scurrile definizione)!!!!
quella canzone è un'offesa ai nonesi, alla musica, a tutti coloro che si prodigano per produrre qualcosa di originale.ma forse sono io che non capisco....
Se hai voglia di spiegarmelo, ne sono contenta. Altrimenti mi cullo nel limbo dell'ignoranza che fa vivere meglio molti.buona giornata
Cara Daniela
Capisco perfettamente la tua reazione. La tua obiezione mi è stata fatta altre volte. Il più delle volte è gente divertita ma ognuno reagisce a suo modo con pieni diritti. Sta canzone gira nei tendoni da almeno dieci anni. L'anno scorso, grande evento, il video. Tutti a chiedervi è vero o parodia? E' vero signori, è vero.
Premetto, per chi non lo sapesse, che la Valium Band è una cover band con all'attimo (che io sappia) un paio di inediti. Molto famosa in Val di Non, forse ora meno di una volta, forse no. L'ultima volta che l'ho vista faceva cover di Vasco, probabilmente la scelta più pop possibile in Val di Non. Proprio per questo è gente che suona molto e riempie i tendoni.
Con questa canzone la Valium Band esce dal limbo delle cover band e si affaccia all'arte della creazione.
Ma andiamo con ordine
Le parole:
Secondo me questa canzone esprime perfettamente la realtà della Val di Non. Forse non tutti i nonesi dormono come gli attori porno (=con i calzini), ma molti di loro, hanno la camicia con i bottoni sempre slacciati, gli scarponi ai piedi e i jeans strappati. Ci lavorano. E di questo lavoro coi scarponi ci campano. Molti possiedono fuoristrada. In Val di Non i carabinieri ti fermano più spesso se sembri straniero, e dire di essere della valle ti para evidentemente il culo. Molti ragazzi in Val di Non son veramente i primi ad accorgersi che è primavera, si alzano presto la mattina per poi fermarsi per uno o più bicchieri al bar del paese, con lo scopo di star un po' fuori dal feudo della mamma o della moglie o della morosa. Quella è meglio vederla la notte. Poi al ritorno son cazzi, ma questo anche nel resto del mondo. Siamo di fronte ad uno spaccato sociologico totalmente realistico. Può sembrarti bucolico, allettante o anche triste se vuoi, ma è realtà, come pure le scene del video. Tu vedi i video dei negroni con le macchinone le pistolone in mano e le sboldre sui sedili e tu dici è solo scena per il video gangsta. Invece no, la tipa glielo sta succhiando veramente nel mondo esterno. Magari ci son du lustrini in più ma è realtà, come il nostro video della valle nostra.
Si può discutere della scelta di usare la progressione valdinon-lavoro-cuore-amore-sole-mare-quinonc'è, quello forse sì. Sono un po'inflazionate nel canto in italiano, ma se ci penso anche i primi dischi di Paolo Conte (che per me non si può paragonare a nessuno, neanche a Igor Portolan) erano zeppi di queste rime scontate.
La musica:
La canzone è la ripetizione dello stesso giro per tutta la canzone. Non so che giro di che perchè non so di note. Semplicistico? No. La maggior parte delle canzoni famose è fatta esattamente così. Di quelle belle bellissime che piacciono a tutti noi e son cazzute. Stesso giro, strofa-ritornello-strofa-inciso(o assolo)-ritornello e hai la canzone perfetta. Si chiama forma-canzone.Vasco lo sa, Ligabue lo sa, il dj lo sa, lo sapeva anche John Lennone. Evidentemente lo sa anche Igor Portolan.
La canzone:
Il tutto messo insieme (parole, musica, struttura, tiro) fa di Sono della Val di Non un perfetto anthem. We are the Campions è un anthem, Fratelli d'Italia anche. Alla gente gli piace cantare gli anthem, dal primo gruppo di cavernicoli in poi. Insomma sta canzone spacca.
La storia:
Ho la fortuna di suonare in un gruppo in cui ho la piena e totale libertà artistica. Possso fare tutto e i contrario di tutto e tutto va bene senza vergogne. L'unica cosa che non farei è tirar fuori il serpente, quello no. Ma per il resto, suonare Io sono della Val di Non è una goduria, te lo garantisco, e io non ci trovo niente di male. Mia nonna diceva che bisogna vergognarse sol a far del mal. E mia nonna ha passato gli ultimi dieci anni della sua vita cantando robe senza senso e/o della sua infanzia e questo ne fa per me un esempio.
Certo mi rendo conto che se la odi è difficile sopportarne l'ascolto. Pensa a cosa fanno tutti i generi del mondo con le suocere: se mentre la suocera parla tu pensi a lei torturata o vestita da pagliaccio forse la puoi sopportare. Questo lo diceva Karl Popper.
Quindi, Daniela, non risentirti se faccio questa canzone. So che molti la pensano come te, ma molti di questi molti poi se la cantano con ovvia goduria, dimentichi di tutto. Ché una canzone cantata in coro è meglio di tutte le spiegazioni a voce del mondo. E' un'esperienza telo garantisco. Dai la prossima volta vienei a cantarla con noi! Vedrai, all'inizio l'orgoglio ti farà un po' male, ma cantando si vive meglio e si esorcizzano i nostri demoni. O almeno così han fatto il 99,9% delle culture umane fino all'avvento della fede tristezza senza canti libberatori che c'è capitata.
Canta con noi, Daniela!
Con affetto
Felix Lalù
Ora, questa lettera non è un consiglio. Ma se volete chiedere consigli a Felix Lalù, scrivete a felix.lalu@gmail.com.
Sarete risposti.
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