giovedì 27 ottobre 2011

Una canzone al giorno n.12 (Silvio, rimembri ancora vs. LOrDS)


mercoledì 26 ottobre 2011

Una canzone al giorno n.11 (Bever en taz)


Parla di uno che esce dal lavoro e poi fa il giro dei bar, perchè se lo merita perdìo, e poi quando tutti sono chiusi va a mangiare il miglior panino della valle negli anni Novanta, un panino onto con la bistecca cotta al momento dalla Maria, il bar della stazione di Fondo che abbiamo frequentato assai quando eravamo giovini. Era un bar fondamentalmente per veci, ma ci si accampava anche una certa gioventù beona e incurante del lavoro dei nas. Aperto a tutte l’ore, da mattina all’ultimo che se n’andava, rosso e briscole come protagonisti assoluti. La Maria ti Linkfaceva il caffè con la moca (anche se sul banco campeggiava una macchina pel caffè Spaziale di nome e di fatto) con tanto di schiumina degli sgami della nonna, si beveva un Lambrusco con l’etichetta gialla e verde, fatto in Trentino e mai più incontrato: mille lire il bicchiere (ovviamente un duralex), sei la bottiglia. Abbiamo vissuto di (e a volte per) quelle bottiglie per qualche anno (Quando mi son fatto una borsa di cuoio l’ho fatta della giusta misura per contenerne una in piedi, per dire). Finisce che si torna a casa onti, ma non per la bistecca.
Qui si vede anche la prima versione, nelle Rabbi Loop Impro dell'estate scorsa.


La Piccola Orchestra Felix Lalù
Bever en taz

Dai nan a bever en taz
che l'è amò prest par la menestra
che ai laorà sota l'sol de n'neon comen'neger tut el dì
su e zo come la pel dal bigol
e no m'è plasest nancia n'migol
Che la sé l'è bruta
e patìr la sé fa mal
ades o taian zo na sonda
o nar a far fat la tonda de tuti i bar
tuti i bar de la val

Sen pu stinci che sani
ma pu sani che maladi
l'è miei tegnirse fis al grep
che morir de sé coi pei bagnadi
Alora, tuei, sas chel che fan?
da st’ora nan a tuer na boza de lambrusco dala Maria e magiari ancia n'panét
col buro che te ven encontra
che po' la sera zo baraca
Che tanto guides ti
me vanza cater ponti ma tanto guides ti
tornan a ciasa onti ma tanto guides ti

TRADUZIONE DAL NONESO
Dai andiamo a berci un bicchiere che è ancora presto per la minestra che ho lavorato sotto il sole di un neon come un negro tutto il giorno su e giù come la pelle del cazzo e non m’è piaciuto neanche un po’ Che la sete è brutta e soffrire la sete fa male adesso o tagliamo un salame o ci facciamo il giro di tutti i bar tutti i bar della valle Siamo più ebbri che sobri ma più sani che ammalati è meglio aggrapparsi allo sporco che morire di sete coi piedi bagnati Allora sai che facciamo, bro? a quest’ora andiamo a prendere una bottiglia di lambrusco da Maria e magari anche un panino col burro che ti viene incontro che poi chiude bottega Che tanto guidi tu mi avanzano quattro punti ma tanto guidi tu torniamo a casa ubriachi ma tanto guidi tu

martedì 25 ottobre 2011

Melancholia di Lars Von Trier


Il film parte sparato, con un quarto d'ora di replay come alla Domenica Sportiva ma ancora più noioso. Poi comincia il film. Una limousine si incastra in una stradina di campagna, gli sposi (lui è un attore con la faccia da crusso, lei è Kirsten Dunst che è sempre topa ma qui ha il doppio mento) ridono, poi scendono a fare segni, poi provano a guidare loro, infine vanno al loro matrimonio a piedi. Arrivano con due ore di ritardo e tutti sono incazzati come i bovi. Il matrimonio non è dei più emozionanti. La madre di lei ci tiene a precisare che lei odia i matrimoni per poi sparire a farsi un bagno. Lo sposo si vede che è un babbo, sa solo dire ti amo. Non che sia un difetto, per carità. Il padre di lei si frega le posate ma solo per fare il figo. Il suo capo la promuove e le smolla dietro un bocia trovato per strada per estorcerle uno slogan per una campagna di carta igienica. Questo il giorno del suo matrimonio. Più si va avanti e più si capisce che la sposa proprio non ci sta dentro, qualunque motivo è buono per andarsene fuori dai coglioni e farsi aspettare. Lo sposo continua a sorridere come un babbo, ma forse dentro qualcosa gli fa capire qualcosa che non gli piace ma è inzerbinito di brutto quindi fa finta di niente e ogni volta le dice, ma no, non preoccuparti cara, ti aspetterò sempre e lì capisci che sarà così per tutta la vita (se durerà tutta la vita, ma non durerà) e un barlume di consapevolezza ce l'ha anche lui per quanto, ripeto, sia esageratamente babbo. Si balla, poi la sposa risparisce, lui la ritrova, le mosttra la foto della tenuta di mele che ha appena comprato in Val di Non. Lei non è tanto presa dall'idea ma con lui basta sorridere un po' anche fintamente ed è contento. Le dice di tenere la foto sempre con sè, lei dice sì (ma quante taschee avrà un vestito da sposa). Per festeggiare gli prende la mano e se la mette in mezzo alle gambe, lui si ringalluzzisce e quasi esce dai pantaloni ma sul più bello lei sgattaiola verso il lancio del bouquet, lasciando la foto sul divano. Lui ci resta male e forse comincia a capire che aria tira. Lei è scoglionata da paura, molla il lavoro insultando il suo capo (che l'aveva appena promossa peraltro), si fa un bagno di un'ora (o forse era prima, ma è lo stesso) e tutti sempre ad aspettarla. E' stronza proprio, e quel doppio mento non fa che confermarlo. A fine serata (sospiro di sollievo) lo sposo la porta a letto come si fa di solito nei film, in braccio, comincia a spogliarsi ma lei no. Comincia a baciarla, ma lei no. Finchè lei gli chiede solo un attimo, per incipriarsi il naso. Esce e si fa il bocia dello slogan sul green di una buca par 5. Torna in casa che lui se ne sta andando, a dimostrazione che forse così babbo non è. Dopo si passa a casa della sorella, che è presa male perchè sta arriivando un pianeta sulla terra. Il marito della sorella e il bocia invece sono presi benissimo, preparano il telescopio. A rovinare il clima arriva la sposa, depressa ma proprio depressa. Arriva ed è tutto più lento, io mi addormento e mi risveglio che la sposa è tornata la stronza di prima e che il marito della sorella non c'è più ma nel frattempo il pianeta sta arrivando. Quando il pianeta è grosso quanto il cielo si capisce che avere un telescopio non serve più a niente. Finisce il mondo e con esso le stronze col doppio mento.

Una canzone al giorno n.10 (Wait for you)



E’ nata un pomeriggio di fine 2009 nel salotto/studio La Ostia. Si parlava delle canzoni metal con FraFalcioni, romano, ex batterista e decisamente ex headbanger. Si parlava della canzone metal classica, col pezzo cazzuto, il pezzo sbregamudande, il pezzo quasi hardcore, con testo che parla d’amore. Ne è uscita questa, che narra di uno che va dalla sua puttana preferita che, ahilui, è occupata. Allora il nostro scarpina per passare il tempo intanto fantastica, nell'attesa.



La Piccola Orchestra Felix Lalù
Wait for you

I’m gonna wait for you
could be walking for miles
I’m gonna pay for you
I wanna take you for hire

I’m gonna take you for hire
I wanna light my fire
I’m gonna wait for you baby, you’re my desire
I’m gonna pray for you
I wanna take you for hire
Be my lady tonight
hey you, motherfucker (yeah, you)
be my lady tonight

I’m gonna wait for you, baby
I’m gonna wait for you, you’re my desire
Come on come on, baby light my... stylophone

lunedì 24 ottobre 2011

E poi da morti non si torna più ma si può vincere un'ultima gara


La Gazzetta lo saluta con un "Addio SuperSic, darai gas anche da lassù!" che obiettivamente non le rende grande onore. Se non altro per l'ovvia ambiguità dell'affermazione. Il Morto del Mese invece più prosaicamente si chiede "ora chi darà da mangiare all'uccello che vive nella sua giacca?", ma la questione è molto più grossa. Questo mese è morto anche Steve Jobs: chi vincerà la battaglia? Il tipo che grazie alla sua blablabla ha fondato blablabla nonostante Bill Gates blablabla e che ha cambiato blablabla o il tipetto simpatico coi capelli alla Buzz Osborne (sorry Buzz) che forse poteva anche diventare il nuovo Valentino (una volta appresa l'arte di stare in piedi)? Vincera il merigano di successo che ha cambiato le nostre vite (implementando i nostri contatti virtuali a scapito di quelli reali) o l'italiano che correva come un matto? Quello morto di tumore o quello morto investito tra capo e collo da uno dei suoi migliori amici (nonchè l'ultimo dei personaggi del motociclismo)? Vincerà chi ha inventato (per interposta persona) YouPorn o quello che faceva eccitare la gente la domenica pomeriggio prima delle partite? Quello che faceva fare i computer ai boci cinesi o quelli che sponsorizzava le patatine? Vincerà i fighetta dell'informatica o il popolo bue?
Chi lo sa, io voto quello coi capelli più lunghi.

This must be the place (di Paolo Sorrentino)


[ATTENZIONE! Contiene spoiler!]
Succede che c'è un gruppo che si chiamano i Pezzi di Merda (gran nome) suonano in un non luogo che pare un supermercato. Passa di lì una ex rockstar truccata come Robert Smith. Sembrano fighi finchè il chitarrista parte con un assolo inutile da metallaro spompo. Allora la rockstar se ne va a tentare di acccoppiare la sua amichetta adolescente che sprizza disagio con un cameriere sfigato che invece sfiata disagio. Non riuscendovi, torna a giocare a pelota con un trans in una piscina senz'acqua (ottimo per giocare a pelota, per altro, anche se noi da piccoli lo chiamavamo pallamuro). Il giorno dopo il cantante entra furtivamente nella casa della rockstar e gli consegna un demo registrato a cazzo e masterizzato a casa. Il cantante sembra così sicuro di sè che la rockstar ascolta bene il demo e decide, complice la morte del padre, di tornare in America per cercare un produttore per il disco. Durante il viaggio si ritrova a fare una conferenza in ascensore su come ottenere un rossetto duraturo, vede schiantarsi a Central Park un pattinatore serio ma vestito da culandra, vede un concerto di uno che assomiglia a David Byrne, vestito come David Byrne che canta come David Byrne e si commuove perchè sembra proprio lui, si fa prestare un macchina per poi bruciarla in mezzo al deserto, incontra un tatuato che gli spiega la riconoscenza, pedina una vecchietta col carrello che si scopre essere la sua professoressa del liceo che gli dice di non truccarsi come Robert Smith, che è fuori moda ormai (e quasi da frocio, aggiunge), accompagna un indiano a morire, incontra una cameriera ma lui non fa il bagno sennò si rovina il trucco. A tutta questa gente propone di produrre il disco dei Pezzi di Merda, ma nessuno è interessato, a parte un bocia obeso che lo costringe a cantare una canzone (comunque è facile, caro Paolo, mettere il titolo di una canzone a un film e poi dentro cantare una canzone). Poi incontra il vecchio che ha inventato il trolley e un altro un vecchio gli spiega l'ebbrezza di uccidere impunemente. Alla fine incontra un bisonte ma neanche lui è interessato a produrre il disco ma gli consiglia di andare da questo vecchio crucco mezzo cieco. Vien fuori che questo vecchio ha fatto un torto al padre della rockstar. Dentro Auschwitz, in confronto alle angherie, alle camere a gas, alle lampade fatte coi tatuaggi deglie brei, ai saponi fatti con gli zii obesi degli ebrei, è proprio un torto da niente ma il padre s'è incaponito. Il cruccco mezzo cieco gli dice che piuttosto di produrre i pezzi di merda camminerebbe nudo in mezzo al freddo del postaccio freddo in cui vive e pur di non produrglielo lo fa. Finisce che la rockstar torna a casa ma siccome si vergogna di non aver trovato un produttore ai Pezzi di Merda, temendo ritorsioni, si trucca da Sean Penn e vivono felici e contenti (almeno finchè non lo sgamano, ma a questo punto il film è bell'e finito).

Una canzone al giorno n.9 (Dame el vulvon)



Dame el vulvon è il completamento della Trilogia del Cliff (qui si può vedere la prima versione nelle Rabbi Loop Impro dell'estate scorsa). Il Cliff è una di quelle persone con cui si sta sempre bene, promotore dello sballo salubre, amante della sua dimora. Attraverso le sue frasi e le frasi scritte sulla sua porta adolescente nasce questa saga, cominciata con “Son en tipo ala bona, me plas el cul e ancia la mona” (apparso su “Braccia strapate all’agricoltù”) e proseguita con “Poco Dio” (su “El se sentiva soul”). Questa canzone è in fondo un trattato dei più comuni approcci al sesso femminile del popolo noneso. Tirando in ballo anche il fico per antonomasia, Michael Knight, il protagonista passa in rassegna tutte le possibili varianti che potrebbero portarlo tra le gambe della desiderata, ma alla fine, angosciato dalla scelta, sceglie la via più rischiosa, ma anche la più breve


La Piccola orchestra Felix Lalù
Dame el vulvon
Poruesi domandarte de sposarme
darme soldi farme en piazer s
e me portes ala TrentoMalè
o domandarte n'etto e mez de speck
Enveze m’acontenti de puèc
Dame el vulvòn

Poruèsi domandarte el numer de zelulare
o mosarte la vetura che giai
domandarte canti vagoni che fa to pare
si gias fecebook o skype
Enveze me acontenti de puèc
Dame el vulvòn

TRADUZIONE DAL NONESO
Potrei chiederti di sposarmi darmi soldi, farmi un favore se mi porti alla Trento-Malè o chiederti un etto e mezzo di speck Invece mi accontento di poco Dammi il vulvone Potrei chiederti il numero di cellulare o mostrarti la mia macchina chiederti quante mele produce tuo padre se hai facebook o skype Invece mi accontento di poco Dammi il vulvone

domenica 23 ottobre 2011

Una canzone al giorno n.8 (Quattro ever)



I Damsel’s Demon Lovers è gente che prende il rock seriamente rock. Gente che suda, che impreca, che tazza. I Damsel’s Demon Lover sono il gruppo con cui s’è fatta più baldoria per un intero buon periodo della Piccola Orchestra. C’era il Pene che continuava con questa storia del Quattro ever, allora l’ho preso in parola e, nella notte di San Valentino del 2009, ho scritto la canzone. Che fosse San Valentino è solo un caso fortuito, c’ho fatto caso solo il giorno dopo, ma fa figo dirlo.



La Piccola Orchestra Felix Lalù
(Beibo beibo I love you) quattro ever

I love you, baby
gimme gimme some more
Beibo beibo, I love you
quattro ever

I love you, baby
dame de pu damen amò

Beibo beibo, I love you quattro ever
Ecco il rappista che rovina ogni canzone
questa strofa parlerà d’amore senza goldone
l’amore che vorrei fare con lei
che con quegli occhi a pesce pare un video di skate Per arrivare al suo cuore già mi supero
quindi pensa cosa ti combino per raggiungere il suo utero
quando penso a lei mi masturberei
però poi finisco come Ray

Vei ci popa che te vuei ben
vei ci popa che te convièn
Beibo beibo, I love you quattro ever

sabato 22 ottobre 2011

Finalmente è arrivato

Dopo mesi e mesi in attesa del fantasma, è finalmente arrivato il video degli SQuirties, che è obiettivamente fico.

The SQuirties
The Origin of the Species

Una canzone al giorno n.7 (El cuart)


Un paio d'anni e mezzo fa ho fatto sto coro della montagna (che è scritto in solandro e non in noneso per una volta) che parlava dei caduti della morra e di gente che cerca un quarto uomo (o donna) per fare una partita (o preferibilmente molte). L'idea era di registrare un mega coro della montagna con i cantanti dei gruppi trentini (Qui ci sono le intenzioni), un coro chiamato Il Sontuoso Coro Montuoso. Ho scritto a trenta persone, mi hanno risposto in 13.
Quattro di questi hanno registrato e son finiti in questo video.
Altri due (Alberto dei Norticanta e Andy dei Next Point) son venuti a registrare, poi tutto è finito nelle formattazioni del pc e nei cambi di programmi di registrazione (sigh).
Quando l'ho ripreso volevo fare un coro classico, solo voci. Man mano che il sole muoveva le ombre tutto fuori invece ho realizzato che un coro della montagna classico aveva poco senso: ho cominciando tenendo la traccia base di chitarra che mi ero fatto, poi Fede e Wice hanno aggiunto le voci sarde all'inizio, poi il beatbox fatto con la saliva, poi ho aggiunto un pezzo ragamuffin alla fine di questo, poi una roba rubata ai Litfiba, poi ho trovato sto riffone di chitarra finale che mi piaceva un sacco e non riuscivo a togliere. A quel punto lì la canzon mi era totalmente sfuggita di mano. L'ho mandata qua e là. E' venuto Alberto e ha fatto delle parti vecchietta in chiesa e delle parti Tiziano Ferro nel pezzo Litfiba. Ho mandato da far le percussioni a Joe Barba sotto il pezzo ragamuffin. Le percussioni erano strafighe ma non c'entravano una mazza col pezzo ragamuffin allora ho buttato al cesso il pezzo ragamuffin e tenuto solo le percussioni e il pezzo Litfiba è diventato il pezzo Negramaro con l'aiuto di Nicola. E sul pezzone finale il Pero mi ha fatto una parte di batteria sontuosa e il Cina c'ha messo quella voce lì che ce l'ha solo lui.
Insomma la canzone è cresciuta con la gente intorno, come il buco delle Polo.
Grazie gente, è stato vero piacere, e il coro della montagna l'ha messo in culo al coro della montagna.



La Piccola Orchestra Felix Lalù
El cuart (vol.2)

Ne serve el cuart
per giugar ala mora
per doi quindesi ancora

El Mario l'è na n crauti l'è na via cola morosa
el Bepi le partì per la forla da la sposa
el Dolfo l'è per sora no'l teign pu la mora
el Gusto a sbeglar l'à perdù la os ancora

Ne serve el cuart per giugar ala mora
per doi quindesi ancora

Le senti le botte sul tavolo che batte?
le vedi le voci nel fondo della notte?
fan quindici punti in fondo alla bottiglia
in culo al pudore
in culo alla famiglia

Mani, facciamo due mani
al ciano alle mani ci penso domani
Mani ,c'ho male alle mani
veniamo alle mani?

venerdì 21 ottobre 2011

Una canzone al giorno n.6 (Mi sale la Gayna)


Intanto, GAYNA WHAT?



La Piccola Orchestra Felix Lalù
Mi sale la Gayna
Mi alzo la mattina
bombardano Cortina
luganeghe en cantina
senza l'anfetamina
sulla tua collina
io faccio malta fina
fai ciao con la manina
al Paradiso dalla Lina sale la Gayna
Mi sale la Gayna

Poi apro il giornale
non c’è niente da fare
finisce il caviale
ti vedo preso male
l’industria militare
parla l'intelletuale
l’anello all’anulare
in coda a Borgo Panigale scende il Maiale
Mi scende il Maiale

giovedì 20 ottobre 2011

Una canzone al giorno n.5 (Purificami, o Signore)




Non c'è molto da raccontare, la prima versione si può vedere qua

La Piccola Orchestra Felix Lalù
Purificami, o Signore

Purificami, o signore
Sarò più bianco della neve
Purificami, o signore
succhia l'adipe dai miei calzoni
togli il colesterolo dalle mie opinioni
e poi dammi il betacarotene
che mi fa star bene
un ritocchino per andare al mare
e un intestino tenue regolare
dammi una coscienza che più bianca non si può

Dammi un mutuo, una casa
anche senza mutuo
la casa libera dopo l'ufficio
la circonvallazione Padova-Mestre
il digitale terrestre
e poi un figlio, massimo due
che nascano con la voglia di lavorare anche per me

Bevi la Mecca Cola che ti fa bene/digerire
con tutte quelle bollicine

Purificami/rettificami/cornificami/codificami o Signore

mercoledì 19 ottobre 2011

E intanto i gruppi trentini cagano video a manetta


C'è il grande ritorno de La Cripta Crew, con un Masta che fa il black block col buco della bocca anni settanta e dice robe che per me è poesia, anche più del solito. Per me è L'italiano della Cripta
C'è il primo video dei Fango, che spazzano via tutti i gruppi rock con la solita muraglia incredibile. Per giunta con quella che non è neanche la canzone meglio.
'è il nuovo dei Wooden Collective, l'unico gruppo culandra (Iacopo dice "diversamente eterosessuali") che son fiero di ascoltare. Scrivere melodie pop è difficile e Iacopo è uno di quelli.
C'è anche la prima cosa de Le Mani di Sherpa, la svolta latina dei Damsel's Demon Lovers. Rispetto agli altri videi il tutto un po' smarzo ma ragazzi, ci mancavate assai.
C'è anche i Sabung, e l'idea è la meglio di tutte, anche se non capisco perchè il video di un intro invece che di una canzone.

La Cripta Crew
WIP



Fango

Icarus



Wooden Collective

Rainy May



Le Mani di Sherpa

Stomaco



Sabung

Dedicato

Una canzone al giorno n.4 (Ti spero)



Floriana è un’amica romana. maestra di clownerie. Quando scendevo a Roma dormivamo sempre da lei, in una stanza matrimoniale che era solita affittare ai turisti. Quel weekend lì era appunto affittata a dei turisti. Nessun altro ci poteva ospitare e siamo finiti nello spazio che suo padre usa per fare counseling: un bugigattolo il cui utilizzo primevo mi è ancora sfuggente. Si entrava dal marciapiede alzando una serranda piena degli adesivi con scritto Serrande o Aggiusto Serrande, seguito da un nome di battesimo e un numero di cellulare. La chiave era la copia della copia della copia dell’originale, si sentiva che il lucchetto la riconosceva ma faticava a leggerne la fisionomia, tanto che per secondi che parevano decine di secondi noi si pensava al peggio. Poi di colpo si apriva. Dentro un ballatoio calpestabile da un paio di persone scendeva per una scalinata di legno. Sotto era piastrellato di bianco, tre metri per quattro, ai lati panche imbottite e un divano letto ikea, il nostro talamo per quella notte. Era un deposito? Una stamperia di banconote clandestina? Io l’avrei riempito di palline per i boci e mi sarei fatto qualche vasca. Alla mattina, ripiegate le labbra, si usciva dalla serranda. Io non ho mai visto uscire due da una serranda, ma se mi fossi visto mi sarei divertito. In quella impropria garsonniere, aspettando il mio amore che lavorava al computer alla luce di uno spiraglio di serranda, ho pensato di fare una canzone con tutti i messaggi Ti Spero che le avevo mandato nei lunghi mesi di lontananza, perché è inutile far canzoni nuove quando hai già il materiale bell’e pronto. Ho riempito un rotolo di carta igienica, con quei messaggi. Il giorno dopo un messaggio troppo lungo scritto da un’amica del mio amore ha scardinato tutte le certezze del suo cellulare. Tutti gli sms vaporizzati, l’intera corrispondenza di noi giovani innamorati persa in un blitz, una sorta di tragedia senza la fame e i morti. Per fortuna avevo il mio rotolo di carta igienica, come nella canzone di Umberto Tozzi. Qualche settimana dopo li ho riesumati a Rabbi (questa è la sua versione originale), colmando i miei preferiti tra gli originali con un altro tot che avevo solo pensato o semplicemente che facevano rima.




L’asterisco* indica gli sms originali. Gli altri sono stati aggiunti per riempir e lo spazio e il tempo.

Ti spero come il sole*
come il mare*
come l'abbronzatura sull'anulare*
come il miele che cola dall'alveare*
Ti spero come il rosso di sera*
come l'osso di seppia

come l'arrivo della primavera*
come l'arrivo del pusher al nutella party nella casa degli Usher*

Ti spero come il bel tempo si spera*
Ti spero come un'epifania*
come le feste che per fortuna si porta via*Ti spero come due più tre fa sei*
Ti spero come un premier gay
come Dennis Rodman di nuovo nella NBA*

Ti spero come la vendemmia*come il maiale dentro a un toast
come la fine di Lost*Ti spero come il solstizio d'estate*
come il fato alle fate*

Ti spero come mi viene*
Ti spero quando mi conviene*Ti spero se il tempo tiene
Ti spero e ne ho le tasche piene
Ti spero ancora un po'*
come la violenza su Fantaghirò*
come un disco nuovo degli Edgar Allan Poe*
Ti spero come il retro dei tuoi jeans
come gli ebrei ai marines*

Ti spero come il cancro dei rompicoglioni
come la laurea ad honorem a Trapattoni
come il pane*
come la cagna al cane*

martedì 18 ottobre 2011

Una canzone al giorno n.3 (CopaCobain)

CopaCobain

E' uno scempio, Claudio e Gian non me lo perdoneranno mai, ma l'ho fatto. Fortuna che forse mi vogliono bene. Faccio mea culpa e mi levo dai guai, da buon cristiano non frequentante. Questa è una cover di “Everything you learned is fake and wrong” delle Fonda Sisters (che si può vedere qui), duo acustico serio dell’inizio degli anni zero. Per la serie "ho sempre voluto fare una canzone..." questa volta volevo fare una metacanzone, una canzone che parla di (fare) una canzone. C'era Cobain che m'ha sempre intrippato con On a plain che cominciava con I start this off without any words. Mi sembrava pigro, comodone ma anche fico. Non è stato certo il primo e neanche l'ultimo solo che sono ignorante e non sto lì a portar altri esempi. Insomma la canzone parla di uno che vuole fare una cover di questa canzone e non arriva niente, c'ha il ritornello sulla punta ma non esce niente ma proprio niente. E' stato una faticaccia scrivere tutte ste parole, non so come facciano quelli che scrivono sempre testi lunghi. Per non sbagliare la canzone non si chiama come prima CopaCobain. Non tanto per incitare a uccidere Cobain, che – come sappiamo – è già morto, ma perché assomiglia a Copacabana. In effetti con l’originale condivide solo musica e melodia.
I più astuti e abituè avranno anche intuito che il ritornello è una citazione facilona di un celebre pezzo del gangsta della Valsugana, quel Mr.P, Il mondo è brutto. e capitano. Trattasi dunque di doppia cover che prende robe anche da altre canzoni. Un noto giornalista locale la definirebbe situazionista, stavolta a ragione. Il mio è un omaggio con inchino, un po' come quando fai la cover di De Andrè, riverente come uno che prende l'ostia.
In questo video c'è com'era quando è nata.



Sì, come no
ma certo, la bumba ce l'ho
la lascio di là per far sta canzone del Gian
la comincio come fece il buon Cobain
senza parole ma anche senza paranoie
Perché un motivetto può andare
in Mi come in Sol, Fa è più fighetto
e col Si Diesis mi s'offende il Do
e un ritornello sta macinando da un tot
non proprio quello
se rappo brutto che colpa ne ho?
Rappo brutto, canto brutto
e sputo sul tuo culo prima del debutto
Re del rock, un'altra riga
l'ultima che spaccio così poi me ne vò
'na rima a caso, la prima che ti viene
arrotola la lingua e l'inguine come un Bob
si, come no, ne hai le palle piene
tutto è bene ciò che finisce
la finisco quasi come Johnny e Klaus
sweet sister don't tell mom and dad I'm leaving da house
Quella di prima era molto mejo lo so
ma che ci vuoi farci?
basta che ondeggi il culone del boss
è il ritornello e penzolava qui da un bel po'
non quello bello, se canto brutto che colpa ne ho?
Stasera mi butto
e sputo sul tuo culo prima del debutto

lunedì 17 ottobre 2011

Weekend amaro (siamo pronti per la rivoluzione?)

Esiste un solo modo per dimenticare quello che è successo sabato a Roma. L'unico modo è parlare di calcio. Sì, perchè questo weekend non ha visto solo la grande lotta Caschi neri vs. Cappelli blu, Cappelli blu vs. Capelli al vento, Capelli al vento vs. Caschi neri.
Quel che è succcesso sabato a Catania, con la giusta diffusione, potrebbe essere il prologo della rivoluzione. Non che voglia difendere l'Internazionale Milano, per carità, discreto pubblico, qui la questione è molto più profonda. Riassunto: l'Inter passa in vantaggio all'inizio, pensa di aver già vinto e passeggia per tutto il primo tempo. Il Catania si imbambola per un tempo interro come uno che passa una topa per strada, ma rientra a campi invertiti col pepe al culo. Berghessio parte che sembra BipBip. Non che vada così veloce. E' la differenza con chi lo insegue che lo fa parer veloce. I difensori avanzati dell'Inter pensano che quelli dietro ce la possono fare tranqui funky e allora rallentano il passo, che tanto davanti c'è Almiron. Almiron invece convoglia nella pelata le energie cosmiche e tira fuori un gol che poi si deve riguardare nei maxischermi, per convincersi di averlo fatto lui. Il Catania sembra quegli eserciti che salpano dal mare con mille navi mentre quegli altri c'hanno un galeone scassato col capitano che succhia le ultime gocce di rum dall'ultima botte vuota della stiva. Un attimo dopo Berghessio riparte, inseguito al solito al piccolo trotto. E' solo davanti al portiere ma non sta andando nella direzione delle porta, lui punta il tabellone della Tim. Castellazzi parte dalla porta come un portiere in uscita disperata, in rotta di collisione coll'argentino. Nel frame dopo c'è Castellazzi che si rialza contrito, Berghessio a terra che bacia il terreno (presumibilmente per nascondere gli occhi) e l'arbitro che tira fuori la tessera color zafferano del circolo di bocce mentre indica in mezzo all'area una macchia di coca grande come il mucchietto candido di Al Pacino alla fine di Scarface (sì, poco prima che lo sparano) . Quel che è successso lo vedi alla velocità normale al minuto 1.56 di questo video, a velocità rallentata e da un'altra prospettiva a 2.06: qui si vede chi ha sparato al maggiordomo.
Essendo disposti di occhi e di percezione dei legami causa-effetto della fisica della Terra, è possibile sostenere (anche nei bar più arditi) che Berghessio fa le cose per bene. Non è che si butti, diciamo che si aiuta nel cadere. Con assoluta nonchalanza agoinistica, vedendosi arrivare Castellazzi (giusto un poco babbo) a corpo morto, allunga la palla (sempre verso il tabellone Tim) e poi allunga anche il passo in modo che il suo piede destro si posizioni dove sarà Castellazzi un attimo dopo. Nel frattempo la gamba cede come a quelli che gli parte qualche tendine e il buon argentino, memore del più grande di sempre, Pippo Doppio Carpiato Inzaghi, si liquefà intorno a Castellazzi come il T1000 di Terminator 2. Il risultato è un rigore guadagnato, un gol realizzato e l'Inter in zona retrocessione per la gioia di grandi e piccini. Una brutta azione ha migliorato il mondo.
Il problema è la crisi? Il problema è che non arriviamo a fine mese, che abbiamo un premier che si paga le puttane coi nostri soldi, che ha più processi di Erich Priebke? Il problema sono le tasse, le leggi inique e la legge bavaglio? Certo, ma c'è un problema molto più grosso: quello dei tuffatori nel calcio. Sono i tuffatori del calcio che danno il cattivo esempio, che cambiano maliziosamente il corso della partita a loro vantaggio, a svantaggio del Castellazzi di turno che con quella faccia li da ex tossico o da operaio sfruttato un po' ci rappresenta. Come faranno i nostri figli a capire la differenza tra il bene e il male quando puoi risolvere una partita di pallone lasciandoti cadere, invece che rimanere in piedi stoico. Dove sta l'eroismo? Dove stanno le tenzoni di cui parlano le canzoni marziali?
La società va cambiata dal basso ed è per questo che in questa sede voglio fare una proposta
che rivoluzionerà non solo il mondo del calcio (italiano), ma l'Italia tutta. E' inutile star lì a menarsela con la moviola in campo, che costa, che mette in pause le partite, che poi ci dev'esssere un altro ancora che decide. La soluzione ai tuffatori nel calcio è la cara buona vecchia legge del taglione (sotto forma di prova tv). A quello che si butta gli diamo dalle cinque alle dieci giornate di squalifica, senza appello. Hai inculato l'arbitro, gli avversari, i boci in tribuna? Ora noi inculiamo te, e ti facciamo stare in tribuna a guardare per due o tre mesi almeno, così perdi la forma, i novanta minuti, la fiducia dei compagni. Di punto in bianco uno dei comportamenti più stronzi (paradossalmente tra i più tollerati) viene messo al bando. Fosse stato così il buon Berghessio avrebbbe tentato di saltare il portiere come Oliver Hutton, invece di allungare la gambina per poi abbandonare le gambe alla gravità. Ce l'avrebbbe fatta tranquillamente, ma poi avrebbe dovuto rincorrere la palla come un Gattuso qualunque, ma noi l'avremmo visto come un eroe. Un eroe strapagato forse, ma uno che si sbatte per gli altri fino all'ultimo. Un esempio, e nel calcio non sono tanti. I nostri figli avrebbero fatto lo stesso al campetto e gli altri boci li avrebbero guardati con ammirazione (invece di ammirare le scenette becere inscenate dopo golletti del cazzo) e sarebbero cresciuti nell'onestà, nuotando nelle palline colorate di un'Italia migliore.
Siamo pronti per la rivoluzione?
Ad esempio ieri a Chievo ha esordito in serie A Marcelo Alejandro Estigarribia Balmori, definito da alcuni il miglior acquisto della Juve da i tempi di Moreno Torricelli. Paraguaiano di sostanza, sguardo (e labbroni) da ritardato, uno senza tanti cambi di taglio di capelli nè macchinoni da fighetta. Dopo la rivoluzione non ci sarà ne Beckham nè Cristiano Ronaldo. Ogni padre vorrà vedere dentro le mutande della propria figlia uno come Estigarribia e non ci sarà più bisogno di bruciare camionette perchè ci vorremo tutti bene.

Una canzone al giorno n.2 (40 buoi)

Ecco la seconda traccia del disco, 40 buoi.



Ecco la storia:

Il Daniel fa queste robe blues che a me mi piacciono un tot. Me ne ha mandate una serie che ho ascoltato in macchina per un po’ senza cagare niente di diverso da qualche blues in cui dico “I sing the blues” e “the blues is blue”, robe che stan bene su un blues, per carità è che il blues è un campo dove non puoi fare il coglione: o c’hai real disagio o fai solo finta. Niente di peggio che un bluesman allegro. Senza una punta di amaro è come i biscotti senza un filo di sale. L’unica su cui son riuscito a mettere una linea melodica è “ac blues”. Il problema è che questa linea melodica era “New fang/no thang/had it made to parade/found a sucker/now I want another” dei Them Crooked Vultures, che in quel periodo ascoltavo con obesità. “New fang” è una gran bella canzone, ma la melodia di entrata della voce è uguale a quella di Wonderwall degli Oasis (Today is gonna be the day…). Pensavo che Josh Homme un po’ era paraculo e un po’ se ne batteva le balle se l’inizio di una sua melodia suonava come l’attacco della canzone più piaciona e scassamaroni degli anni Novanta. Sono arrivato a pensare a una rivalsa che lui s’è preso personalmente e che passasse per osmosi anche a noialtri che lo ascoltiamo. Alla fine di questo ragionamento ho pensato che se facevo un attacco tipo “Wonderwall” ero da una parte uno sfigato e dall’altra un paraculo, se invece facevo un attacco alla “New Fang” ero sì paraculo, ma anche un figo, perché copiare Josh Homme è meglio che copiare uno qualsiasi dei fratelli beoni che poco han fatto nella storia della musica e tanto han rotto il cazzo dopo che han cominciato a scimmiottare i good guys fattanza di Liverpool. Il passo successivo è stato trovare le parole che stessero in quella melodia, che volessero dire qualcosa ma neanche tanto.40 buoi è un nuovo ballo tipo il “Ballo di Simone”: durante il ritornello bisogna eseguire una serie di mosse che prima o poi mi prenderò la briga di studiare. O no.

domenica 16 ottobre 2011

Una canzone al giorno n.1 (L'ora de la mora)


Da oggi metterò su BandCamp una canzone al giorno.
Questa è la prima. Rispetto all'originale è più corta, più veloce, più cazzuta e più dolce,
Inoltre e ci sono due cantanti veri che ci cantano dentro.

martedì 11 ottobre 2011

Io ci sono uscito

PoP_X
Listo




Dopo questo video è facile fare commenti maligni. Io credo che P o P_X abbia avuto coraggio ad aprire questa ferita che riguarda un numero di famiglie sempre crescenti. Io ormai li riconosco, gli uomini e le donne diventate centri commerciali, li vedo per strada, li riconosco dall'odore, li cernisco tra la folla soppesando mentalmente le borse sotto gli occhi, più che quelle dell'EuroBrico o di NewSport.

Si fa presto a dire centro commerciale. Io la prima volta che ci sono andato venivo giù dalla valle, dove regnavano incontrastate (o stavano lentamente morendo, non ricordo) le botteghe a conduzione familiare. Ero abituato alle luci al neon sotto le quali solo un diecci decimi poteva decifrare chiaramente la data di scadenza delle merci. Tu entri in questo posto e tutto è chiaro, ci sono i prezzi in vista, un omone rassicurante ti accoglie, puoi sbolognare il bocia a un draghetto di plastica e ferro che dondola all'infinito. C'è anche il sexy shop (dove una volta ho visto Gibo Simoni) dove ho implementato la mia collezione di vhs. Ci puoi stare delle ore, e c'è un sacco di topa. Roba da guardare, non è che puoi trasinarla nel bosco e volentarla, da queste parti. Un paradiso, a viverlo ogni tanto, una pera di uomo moderno. Ci passi per caso una volta, ti attardi e poi pensi che ci puoi riprovare, tanto puoi smettere quando vuoi. Finchè a un certo punto non riesci più a farne a meno. prima ci andavi al sabato, se c'era brutto. Poi la domenica che piove ci trascini quelli che speravano nelle loro uniformi tecniche da mkontagna. Poi inviti la collega all'ora dell'aperitivo. Poi vedi che c'è figa, ci vai un giorno sì e uno no e alla fine succede che esci dal lavoro, monti in maccchina, giri la chiave, fai retro nel piazzale evitando i bancali messsi a cazzo, butti il muso del carro fuori dal cancello e invece di andare a sinistra, verso casa, vai dritto a destra, e quando te ne accorgi c'è già una porta a vetri che si scansa, perchè ogni cliente è più importante della porta a vetri. La tua pera di Bistrot, un paio di boxer da Calzedonia, gli ultimi dvd da Trony, le gare di corsa coi carrelli con i boci dentro, a far deragliare perfetti sconosciuti. Ci sono andato anche solo per prelevare al bancomat. E pagavo pure la commissione, perchè io c'ho Unicredit e lì c'era la Cassa Rurale. Poi sei a casa e lasci alcuni denti sulle scale di legno perchè ti aspetti quelle mobili, chiedi alla tua donna il conto dopo il caffè, fingi di avere una colonscopia a Bolzano per goderti lo scarico merci alle sette di mattina.
Ho perso i miei figli nel buco del culo del Millennium. Venivano a prendermi al Bistrò o al Darwin a tutte le ore, pregandomi di tornare a casa, di tornare ad essere il loro papà. Mia moglie mi ha lasciato. Perdipiù per uno che lavora al Bren Center. Io quel posto lì non lo posso neanche vedere in cartolina. Questa concezione vecchia del centro commerciale... Ma non fatemi parlare oltre, ormai sono quattrocentododici giorni che non entro al Millennium. E' dura, ma sto resistendo. Tifate per me.

venerdì 7 ottobre 2011

Drive (2011)


[Attenzione! Contiene SPOILER, ma tanto si capisce tutto fin dall'inizio]

C'è uno che sembra Dawson di Dawson's Creek ma meno ciarliero. Anzi non parla proprio, se non a monosillabi o al telefono. Fa il meccanico e lo stuntman, in nero da una parte, co.co.pro dall'altra. Poi come freelance guida le macchine dopo le rapine. Gli succedono in giro cose, tanto lui non parla. Tipo che il suo capo meccanico, nonchè manager da stuntman, vuol metter su una squadra di corse, e si indebita col mafia di turno, ma questo torna fuori alla fine, quando il mafia squarcia il braccio per lungo al capo meccanico. Non aveva molta scelta. Se sei un mafia non hai molte scelte: se lasci andare uno questo ti sputtana e le tue azioni fanno la fine della Grecia e ti si fanno il culo in tanti. L'altra storia che gli capita, al nostro Dawson poco ciarliero, è che conosce la dirimpettaia, una topa bionda con un bocia sul groppone e un uomo (ovviamente quasi negro, mentre Dawson è biondo) in carcere. A lui gli piace, a lei le piace, ma c'è sempre il bocia in mezzo alle balle e il marito esce di prigione e questi hanno ancora le robe nelle braghe. Ovviamente il marito esce di prigione pieno di debiti. DI quei debiti che quadruplicano ogni giorno che non li rattoppi. Allora il nostro Dawson poco ciarliero decide di aiutare quella famiglia in difficoltà (o meglio la topa sposata che gli piace tanto) guidando per una rapina risolutoria. La rapina però c'ha la gabola, il marito viene sparato (lui non gioisce perchè non parla), lui scappa ma la valigia che c'ha dietro reca un gran tot di soldi che fanno gola a quelli che hanno organizzato la rapina (e pure la gabola). Sempre con nonchalance spacca le dita con un martello a uno, affoga l'altro e va a prendere la topa ormai vedova. Mentre scendono in ascensore lui la bacia di brutto, come avrebbe dovuto fa re da mò. Dopodiche devasta il cranio a uno che era lì in ascensore per ucciderli. E quando dico devasta, intendo che dopo il cranio non è più tridimensionale. Finisce che va a morire come un babbo, dopo tutto il casino che ha fatto. Alla fine del film alla topa gli è morto il marito e pure l'amante. E' un buon motivo per biasimare suo figlio per il resto della vita.

E' vero, come dicono qui sotto non muore. Resuscita e riparte.

mercoledì 5 ottobre 2011

SuperANTEPRIMA di "E' cosa buona e giusta"


Il disco è quasi pronto, si chiama "E' cosa buona e giusta", è già cominciata la grande campagna pubblicitaria con testimonial d'eccezione. Stasera Klaus Brunnen metterà le sue sapienti mani sul disco nuovo per bumbarlo e mettere una traccia dietro l'altra. Nel frattempo, discreto pubblico, goditi un primo ascolto.

SuperANTEPRIMA
"E' cosa buona e giusta", il nuovo disco de La Piccola Orchestra Felix Lalù

martedì 4 ottobre 2011

La pelle che abito (Almodovar)


[Attenzione! Contiene SPOILER!]

Banderas è un chirurgo: al motto di non solo tette lui rifà anche le facce. La sua domestica è sua madre. Il figlio della domestica, invece di medicina, ha frequentato la libera università di Bahia. Per essere un criminale è un po' corto, ma fa colpo sulla moglie di Banderas. Scappano insieme ma la macchina poi brucia. Con lei dentro. Lei è bruciata, di brutto, stta nell'oscurità e senza specchi e lui lavora giorno e notte per trovare un modo di ri-attoparla. Un giorno per caso lei si vede nel vetro della finestra e un attimo dopo è di sotto, accartocciata e impressionante. Di sotto c'è sua figlia che si prende male e si fa una vita di ospedale psichiatrico. Il giorno che esce c'è una festa e un tipo fattanza in giacca e cravatta la violenta. Neanche con tanta violenza, ma la violenta e lei si adddormenta. La trova il padre, lei si sveglia e crede che sia stato lui. Allora Banderas piglia il camion e sperona la moto del tipo fattanza, lo addormenta come Bud Spencer in Uno sceriffo extraterrestre.. e lo lega in cantina. Come prima cosa lo affama, poi gli dà da mangiare, pii gli fa una vaginoplastica. Nel giro di qualche anno il tipo è una topa da paura con la faccia della moglie pre-arrosto. All'inizio il tipo>topa non ci sta dentro, così rinchiuso, senza televisione. Poi invece vede che è una topa e si fa pure Banderas. Finisce che fa fuori Banderas, la mamma-domestica di Banderas e torna dalla madre, dicendo madre, sotto questa topa ci sono io.

lunedì 3 ottobre 2011

Inter-Napoli e i Fango

Succede che il Napoli aggredisce, l'Inter arranca. Viene graziata per un fallo di Zanetti sul Pocho. Nessuno si lamenta, perchè tanto se sei sempre lì prima o poi la butti dentro. Percussione di Maggio, Obi se lo vede arrivare e bsetemmia qualche dio animista.E' giovane e negro e dovrebbe correre come un disgraziato ma se non si sbattono gli altri, perchè proprio io? (Beppe Baresi gli urla perchè sei negro e ti abbiamo comprato apposta, che i nostri miliardari han diritto a correre meno). La difesa dell'Inter sta tornando, ma dall'altra parte. Obi s'attacca al treno ma il treno lo stacca. E' stato già ammonito, e losa. E' pure ultimo uomo, e lo sa (il resto della difesa sta aspettando il mojito, è che sono in tanti e c'è solo una cameriera). Che fai? Lo lasci nelle braccia del portiere che è enorme e se si incazza ti fa un culo? In extrema ratio, uno sputo prima della riga bianca, gli molla quella spintarella che uno può anche non cadere (e se non cade non è fallo) ma a uno che va di corsa un minimo lo sbilanci. Magari al bar nel frattempo che c'è un contropiede, e qualcuno arriva. Ma stiamo parlando dell'Inter, non arriva nessuno. Maggio ballonzola, allunga la falcata tentando di non cadere (nel calcio di oggi, bisognerebbe fargli una figurina apposta), infine si accartoccia come una giacca che cade dall'appendino, colla palla che si insacca nei cartelloni. Quando l'arbitro fischia è già rigore. Come quando ti addormenti guardando un film e ti svegli al sentire il telecomando che si sfracella sul pavimento, l'Inter di colpo si sveglia per protestare. Grande ingiustizia. Hamsik si mette lì con l'aria di quello che lo sbaglia. Tu pensi che potrebbbe passare più tempo a provar rigori piuttosto che a ingellarsi i capelli. Infatti Julio Cesar respinge senza tante sbatte.Uno dice è il karma. La respinta del portiere riscatta gli oppressi, un classico. Tre giocatori dell'Inter vanno verso la palla come quando giocavano al parchetto (chi a Rio, chi nel delta del Niger, chi in Giappone). Da dietro arriva un difensore che quest'estate ha ucciso due persone (quindi un killer nella vita, non sul campo), li brucia come Indurain primaa di smettere (con la roba) e il karma torna a girare verso il Vesuvio. Ora, vabbè che c'hai un uomo in meno, ma è necesssario tutta sta pantomima che siamo delle vittime, che gli arbitri ce l'hanno con noi quando tre difensori non sanno spazzare come solo il buon Costacurta sapeva fare? Che ci vuole?
Mercenari piagnoni, Vasco che fa schiudere un sito satirico, il giorno del giudizio per Amanda Knox. E' questo il clima che si respira in Italia quando è stato finalmente messo online il primo video dei Fango, Icarus.
Guardatélo qua, discreto pubblico, e dimentica i piagnoni del calcio, gli ex tossici e dissacratori che diventano bigotti e anche le telenovele con il morto, che al mondo si può sempre risorgere. Be strongèr!