mercoledì 27 ottobre 2010

El se sentiva soul su youtube

L'assessore al progresso de LA OSTIA (a sinistra) alla sua prima riunione ha sbattuto i sandali sul tavolo di finto mogano dell'ufficio, con un colpo ad effetto si è scrollata i capelli dal seno e sbraitando che non siamo abbastanza presenti nel web del web, che scaricare i dischi (da qui) è sbattimento, che no, non basta. A questo punto già non si percepiva alcuno stimolo uditivo e tutti gli altri assessori stavamo annuendo con la salivazione appalla.
Quando i capelli son ritornati al loro posto diceva che youtube era il minimo, così la gente ascolta le canzoni, poi compra il nuovo cd, le tope si concedono, sei in copertina su TrentinoMese, poi magari vinciamo il telegatto.
Non c'abbiamo messo molto ad assecondarla, con argomenti così sodi e convincenti. All'assessorato s'è lavorato giorno e notte, per assecondarla. Saliviamo al solo pensiero di nuove incombenze e straordinari non retribuiti.
Allora eccole, tutte le canzoni de El se sentiva soul (2009), epurate dell'intro, dell'outro e degli interventi di mezzo, sennò l'ascoltatore si annoia:
www.youtube.com/LeCanzoniLaOstia
oppure guardati
tutta la playlist del disco
A breve anche tutti gli altri dischi LA OSTIA

lunedì 25 ottobre 2010

La risposta della scienza

Finora la risposta della scienza alla violenza sull'uomo è stata. Oh, che orrore, la guerra, ma come lo usiamo sto propulsore di ultima generazione? Lo mettiamo su un caccia o sulle sedie a rotelle degli storpi?
Per fortuna c'è anche scienziati che tentano di spiegare perché la fratellanza è cosa buona e giusta e non solo tra fratelli. Poi che la gente continui e morire e spararsi non lo cambia nessuno, ma almeno ce n'è uno che ci prova.



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mercoledì 20 ottobre 2010

Il caso Scazzi e il Nuovo Turismo Trentino

Una ragazza scompare. Prima è rapita, poi la trovano, in un pozzo, più morta che viva, anzi morta. Lo zio ritrova il cellulare bruciato. E' un babbo e non la bevono. E' stato lo zio. L'ha uccisa e violentata dopo. Per fingere uno stupro finito male. Era ancora calda, dirà. La cugina prima fa finta di niente e piange poi vien fuori che è stata lei. La zia sa qualcosa ma fa finta di niente. La figlia chiede dal carcere quanto share ha fatto. Poi vien fuori che forse lo zio non c'entra, dormiva. Certo, si faceva anche la figlia, ma ha solo occultato il cadavere (ma se non c'entra chi l'ha violentata? E poi, l'hanno violentata veramente o è solo morta?). La telenovela prosegue.
La gente ne sente parlare tutta settimana. Alla domenica dopo messa, invece che lasciare le impronte digitali sulle vetrine dell'ikea o del centro commerciale, la ggente vanno in pellegrinaggio a casa Scazzi, a vedere che succede, contare i fiori, stimare le lacrime. Un bocia cade nel pozzo, spinto dalla calca. Avrà una storia da raccontare per tutta la vita.
E' macabro? Non più macabro che visitare Auschwitz.
E' morboso? Non più morboso che rallentare quando c'è un incidente per vedere se si vedono ancora gli schizzi di sangue e le carni maciullate di parecchi sconosciuti.
Ti sembra triste infine, discreto pubblico? Chiedelo al barista lì vicino, quant'è triste la morte. Chiedeteglielo. Vi dirà, mai visti tanti soldi da quando hanno ucciso sta stronza. Questo vi dirà.
Morte=turismo. L'equazione è ovvia, facile come una gara di origami contro Freddie Kruger. Turismo silenzioso, casto, rispettoso, che non produce rifiuti. Professionisti del turismo, amministratori del turismo, assassini seriali, se non ci siete arrivati è meglio fare il ministro.
Non che sia un turismo nuovo, ma mai era stato sistematizzato. Si potrebbero anche prendere due piccioni con una fava. In un colpo solo (di pistola, d'ascia, di sciabola, anche uno al cuore va bene, purchè spettacolare) eliminiamo il peggio umano della nostra zona (con conseguente miglioramento della qualità della vita) e aumentiamo il prodotto interno lordo (con conseguente sconfitta della crisi). Scegliamo attraverso un sondaggio queste persone. Con calma, uno per volta e a intervalli regolari verranno uccise, trucidate, casualmente sepolte chissà dove. Il tutto con un bravo sceneggiatore, s'intende. La polizia cerca per mesi, parte il tamtam mediatico nazionale e internazionale. Sapete quanto hanno lavorato i professionisti del turismo a Cogne? Un sacco, e ora il nome è famoso in tutta Italia. Certo è famoso per un infanticidio, ma Berlusconi è la dimostrazione di questo: non importa come, basta che se ne parli. Se poi il luogo del ritrovamento è diverso da quello della sparizione si creerà un nuovo fulcro turistico. Un paio di delitti l'anno e in quindic'anni tutto il Trentino sarà nazionalmente riconosciuto come la regione dei delitti mirati. Nessun pericolo per il turista. Solo per chi è veramente stronzo. E se vieni per una settimana puoi dimenticarti le sfacchinate in montagna e la pioggia estiva che ti costringono in casa mentre i tuoi amici al mare si godono il solleone. Ogni giorno potrai visitare un luogo in cui ti sentirai meglio. Perché le disgrazie degli altri fan stare meglio. Su questo non si discute.

lunedì 18 ottobre 2010

Il Treno della Memoria

Questa è un po' che mi rodeva il culo ma non lo dicevo perché è rischio. Ma ora che ho l'immunità displomatica posso dirlo.
Da qualche anno in Trentino va di moda la memoria. E' sempre andata di moda in realtà, ma quella di prima era del tipo nostalgico, rappresentata da prodotti tipici, agritur e trasmissioni mattutine sulla rai. Questa nuova memoria è la Memoria con la m maiuscola, la memoria della Storia con la esse maiuscola. E' la memoria dell'olocausto e all'olocausto si va col Treno della Memoria (ad esempio questo ma è uno a caso). Si organizzano incontri sull'olocausto e poi tutti in gita al Parco Tematico di Auschwitz, dove potrai visitare lager simili a quelli di Bolzano, dove potrai ammirare cataste di occhiali (e qui la battuta scatta spontanea, se sei in giro in gita), dove potrai immedesimarti, immaginandoti magro e poco vestito mentre lavori forzatamente. Il tutto non in solitaria, condizione che stimola la riflessione, ma in branco, colla birra del Lidl nascosta nella tasca della giacca e l'amigo colle braghe alle ginocchia che testa il campo dell'IPhone nel campo di concentramento.
Parliamoci nelle palle degli occhi: è solo una gita, una gita preparata con immagini struggenti e dati che Freddy Krueger in confronto è un nerd che vive ancora colla mamma, una gita in un luogo di sterminio che farà riflettere i ragazzi su fatti lontani, irripetibili, perché irripetibili sono quelle atrocità.
Già chiamare olocausto il genocidio degli ebrei è una forzatura. Olocausto significa sacrificio religioso, di quelli con gli animali o i figli di Abramo. Per estensione significa sacrificio totale, completo, ma nell'Olocausto non c'è niente di sacrificale. Siccome nella bibbia de noi cristiani toccare i soldi è male allora storicamente l'han fatto gli ebrei. Gli ebrei non sono stati sterminati perché di religione ebraica, ma perché Hitler aveva bisogno di soldi per conquistare l'Europa e gli ebrei eran la categoria sociale quelli che avevano più soldi (oggi si farebbero abbastanza soldi a mettere al bando la famiglia di religione Berlusconi ma questo è altro discorso). Quindi, togli di mezzo gli ebrei, avanzano i soldi: semplice, efficace, indolore, inodore (a meno che tu non li bruci). Certo c'erano ebrei poveretti, ma facevano numero. Erano anche in buona compagnia. Togli dalla società anche gli zingari, che mendicano i soldi che ci servono per i carrarmati, togli i dissidenti politici che rompono i coglioni e dicono cose che non si dicono, togli i culi perché non si possono vedere e spendono i soldi dei carrarmati in poster di George Michael (e ora anche Tiziano Ferro), togli i Testimoni di Geova che s'attaccano al campanello la mattina presto e han veramente rotto il cazzo, hai tolto tutta la gente che ci allontana da una società ideale. Ragazzi, era una questione di soldi, non fatevela raccontare. In realtà ad Auschwitz si ricorda l'ultimo dei tanti stermini perpetrati in Europa. Come noi quando diciamo (ex) campioni del mondo ricordiamo l'ultima coppa del mondo vinta, no quella del 34 o del 38 (quella dell'82 è solo l'urlo di Tardelli e Pertini che salta su e gli viene un colpo).
Non è che dopo il 43 non ci son più stati stermini nel mondo. C'è una guerra ogni tre per due, in Africa è pieno di gente che si ammazza per un panino, siamo personalmente impegnati in una missione di pace in Afghanistan e Iraq, ai Ceceni gli tocca attentare a Mosca perché li ammazzan come mosche e ci metto il culo che qualche campetto in Siberia (per quelli cattivi cattivi) è avanzato, nella exJugoslavia poi sputi e becchi una fossa comune. Il mondo non è altro che disgrazie da ricordare. Lo spirito di accoglienza del prossimo dovrebbe partire da lì, dalla consapevolezza che non tutto il mondo è nell'Europa del dopoguerra e magari autonomista. Mi chiedo se nei 4 incontri preparativi e negli altrettanti di rielaborazione si parli anche delle altre disgrazie e sterminii del mondo e non ne sono così sicuro.
Invece no, si va al Parco Tematico di Auschwitz a ricordare la gente morta cinquant'anni fa per dimenticare quella morta o maltrattata sotto casa e poi si torna e si vota Lega. Ma vaffanculo. Ecco, l'ho detto.

Postmessa:
Poi se parli male del Treno della Memoria ti dicono che sei antisemita. Io non è che sono contro gli ebrei: io per me ebrei, negri, albanesi, magrebini, milanesi, napoletani e solandri, perfino i culi, è tutto uguale. Mai ho avuto vicini più cordiali e meno rompicoglioni di quando vivevo nei condomini di immigrati.
Quelli che più mi stan sul cazzo, se proprio devo dirlo, sono i nonesi arricchiti e bolsi e ignoranti che non sanno neanche stare al mondo e se sparisse Melinda non li prenderebbero neanche nei carabinieri, che i rumeni fan schifo ma son bravi a raccoglie le mele e allora vanno bene, che hanno il suv ma dichiarano quindicimila euro, che l'importante è arraffare più soldi possibile finchè va, e avvelenare tutto, finchè l'acqua si può bere, e costruire nuove megaville, finchè il nipote non si sputtana tutto al videopoker. Ecco, vaffanculo anche a quelli. Un campo di concentramento non si augura a nessuno, ma se dovessi decidere ci manderei quelli.
Postmessa2:
Ci sono stato anch'io, anni fa, in gita. Tutti contriti al parco, una balla prima e una dopo.
Ah, e la battuta sugli occhiali l'ho fatta io, lo ammetto.

giovedì 14 ottobre 2010

El Vocabolario del Nònes Nueu/Novo/Nuou/Nou (Scuela de Nones strikes back!)

Quando la civiltà occidentale sbarca nelle civiltà inferiori, essendo la civiltà nostra bella occidentale più avanzata, c'è più roba. Han poco da dire i eschimesi con 40 modi per chiamare la neve. A Miami e a Milano Marittina non se ne fanno un cazzo. Ma neanche sullo Stelvio, per dire. Invece noi gli portiamo la torcia elettrica, il microonde per scongelare i ghiaccioli e la motoslitta per tirare i cani e loro son più contenti, ma tocca a loro dare i nomi a ste robe. Gli eschimesi non è che li chiamano light e microwave o snowmobile. Li han chiamati, nella loro lingua sfigata, carota di luce, scatola del caldo e slitta rombante. Son loro che si devono adattare perché son loro che sono indietro con la civiltà. Semplici babbi da spellare prima, da far lavorare a poco prezzo poi finchè non si comprano il suv e son contenti. Ah, io dico eschimesi ma questo vale per tutti. Gli unici che non inventano nomi sono gli italiani. Qua si dice mouse, computer, pc, airbag e c'è un motivo storico. In Italia son passati tutti. Si stava bene e le tipe eran fighe. Quindi una ripassatina da un normanno, una cosetta col moro, un ingoio al nibelungo e siamo usciti noi. Ovvio che poi quando c'è l'unità siamo ancora lì con la bocca aperta in attesa che ce la riempiano. Gli italiani non creano parole nuove, prendono direttamente quelle già fatte e tutto è pronto senza sbatta.
Il noneso non fa differenza. Ad esempio chewinggum si dice ciunga; bancale si dice pelez, direttamente dall'inglese pallet(s); arachidi si dice pinòzi, direttamente dall'inglese peanuts; forte, resistente si dice staif, dal tedesco steif, rigido, e via dicendo. Siamo dei colonizzati culturali. Solo in alcune sacche sane, nei posti più imbucati e selvaggi si creano parole: ad esempio a Vermiglio turista non si dice turist, ma scavalcaorti, perché quello che fa non è turistare, ma scavalcare orti; così la televisione viene (o veniva) chiamata la scatola del rumor, perché quello fa. Ma Vermiglio è come Rohan, più o meno. Per il resto del mondo anaune piegarsi e usare le forme originali (italiane o inglesi non importa) è cosa buona e giusta, nostro dovere, eccetera.
Da qualche tempo in Val di Non serpeggia la questione Ladinità. Nessuno ci aveva mai pensato prima d'ora, ma Unione Europea + minoranza linguistica = soldi. Soldi facili, soldi buoni, che non rubiamo a nessuno (al massimo a qualche rom disperso della Romania, quindi chissenestraincula). E' quindi nostro dovere reclinare il canale che scende da Bruxelles verso il lago di Santa Giustina. Perché el nones l'è na lenga de sti ani/can che tuta l'istà se nava a far el fen, diceva Lo Sfrenogildo. E qualndo la civiltà selvaggia è minacciata dalla civiltà del gps bisogna rispondere chiudendosi a riccio, creando il proprio bastione, la propria Rohan in cui sti barbari sporchi zozzi schifosi debbano penare per entrare. Non ci avrete mai, va bene!? Noi aggiorneremo il noneso, troveremo parole vecchie per cose nuove e voi continuerete a non capire un cazzo, finche Melinda trionferà, pappàm

A RadioAnaunia el Fabio Pinter, la Dolores, el Maurizio e la Giuliana hanno già iniziato e si sono inventati di rinominare vari lemmi:
MEB (Manda En Biliét) o MAB (Manda An Biliét) = SMS
masnìn = telefono
argiaign = computer
botonàra = consolle/mixer/tastiera

Forse ce n'erano altre ma non me le ricordo.
Allora possiamo andare avanti.
S-ciatola del rumor = televisione
Sacét dal aria = airbag
Sores = mouse
Machinon da bacàn = suv
Masnìn da busacia = cellulare
Redesìn = internet
GET (Giata El Taliàn) = GPS

E tu che fai ancora lì? Vuoi rinunciare alla tua giacca della northface e andare in giro così?
Ecco, La Ostia offre a te, discreto lettore, l'opportunità di aggiornare il noneso, la nostra lingua madre (la mia in realtà è il solandro ma anche Beckett ha scritto in francese no?).
Scrivi qui sotto le tue traduzioni o i lemmi alternativi a quelli già citati.
Quelle più probabili andranno a formare il Vocabolario del Nònes Nueu/Novo/Nuou/Nou. (Perché tutte queste parole significano nuovo? Scoprilo qui)
In attesa dei soldi da Bruxelles.
(Che ovviamente tu, discreto lettore non vedrai mai, essendo il VNN un'esclusiva LA OSTIA)

lunedì 11 ottobre 2010

L'aforisma del giorno - vol.2

"In ogni civiltà ci sono persone che decidono di far lavorare gli altri: sono i dittatori e i preti"
ElKarteroLoco

venerdì 8 ottobre 2010

Bever en taz

L'ultimo demone è una canzone scritta da Sebastiano Martinelli, leader dei Kepsah e e dei BUE. In breve parla di uno veramente esistito che va a bere in montagna con un amigo, si ubriaca, si addormenta, si sveglia, cade in un dirupo, muore. L'abbiamo fatta tante volte insieme e anche quest'estate al Flatstock.
Dopo il concerto si avvicina un ragazzo e mi fa bella la canzone sull'alcolismo che avete fatto. Io non capivo. Lui ma sì, sull'alcolismo. E io guarda che non mi sembra di aver mai scritto una canzone sull'alcolismo. E lui ma sì, l'hai fatta con Sebastiano Martinelli (leader dei Kepsah e e dei BUE). E io, ahhhh, L'ultimo demone, ora capisco. Non l'avevo mai considerata una canzone sull'alcolismo però ora che ci penso c'è uno che è alcolista e per questo muore. Non c'avevo mai pensato. Grazie, ti interessa il cd? Sì, quant'è? 8 euro. Ah, ok, eccoteli, grazie, ciao. Ciao, grazie.
Allora ci ho pensato su (ancora, questo perché sono uno che pensa, pensa te) (siccome ho scritto pensa mille volte ho pensato che se lo metti una volta di più sdrammatizzi, ma la mia prof di italiano si sta rivoltando nella tomba) (o nella tromba, se è morta a casa di Miles Davis) (eheh, simpatico, ma torniamo a noi) e ho pensato (tiè)(potevo usare ho concluso) che potevo proprio farla sta canzone sull'alcolismo.
Ne è uscita un'improvvisazione a chitarra con un testo molto sentito. Parla di gente che beve. Come dice Lo Sfrenogildo le canzoni in dialetto (perlomeno in Val di Non) rispondono alla Sacra Triade delle Canzoni in Noneso: BEVER ,GUZàR, COìR, ossia bere, scopare, raccogliere (le mele, è sottinteso). Di solito son robe demenziali perché si cantano da ubriachi e perché in dialetto si scrive robe demenziali. Per pigrizia suppongo.
Questa è una canzone non demenziale sul bere. Ci tengo che non sia demenziale perché bere è una cosa seria. Parla di gente che esce dal lavoro con la gola riarsa, no de artisti che non fanno un cazzo dalla mattina alla sera. Parla del tour dei bar e del bar che ha segnato la mia adolescenza, il bar della stazione di Fondo, frequentato da vecchietti e dai peggio beoni (in senso buono, ovviamente) dell'alta valle, con la Maria che ti faceva il caffè colla moka e il panino con la bistecca onta a tutte l'ore. Dove un bicchiere di lambrusco costava un euro e una bozza sei. Quella bozza lì è stato lo sponsor ufficiale del mio primo amore. Di quelle bozze vuote lì potrei riempirne una stanza. Ecco, questo è il mio personale omaggio tributo riconoscimento alla Maria. Grazie.

Con questa si chiudono le Rabbi Loop Impro.
Il testo è il seguente:

BEVER EN TAZ
La Piccola Orchestra Felix Lalù


Dai nan a bever en taz
Che l'è amò prest par la menestra

che ai laorà sota l'sol de n'neon comen'neger tut el dì

su e zo come la pel dal bigol

e no m'è plasest nancia n'migola

Che la sé l'è bruta

e che patìr la sé fa mal

che me son za fat la fonda

che me son fat fat la tonda de tuti i bar

tuti i bar de la val

Dai nan a bever en taz


Sen pu stinci che sani
ma pu sani che maladi
l'è miei tegnirse fis el grep

che morir de sé

coi pei bagnadi

Alora sas chel che fan

alora nan a tuer na boza de lambrusco dala Maria

e magiari ancia n'panét

col buro che te ven encontra

che po' la sera zo baraca

Dai nan a bever en taz


Che tanto guides ti

me vanza cater ponti

ma tanto guides ti

tornan a ciasa onti

ma tanto guides ti



Rabbi Loop Impro IV
BEVER EN TAZ




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martedì 5 ottobre 2010

Johnny Mox @ Restauri Pop's

Johnny Mox è uno che non ti aspetti. Lo chiami per Johnny Mox e il suo fido Mortarbo e lui salta fuori con una serata chittarravoce revival amarcord sulle Fonda Sisters: gran canzoni, super pop, poco beatbox e lacrimuccia.
Nel mezzo questa improvvisazione acoustic afrobeat.
(perché La Ostia è video di qualità ma non dimentica i bambini negri con la pancia)


JOHNNY MOX

Mox Populi, Mox Day (impro live @ Restauri Pop's)




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lunedì 4 ottobre 2010

Kepsah live @ Restauri Pop's

Quest'estate i Kepsah hanno portato in giro uno spettacolo semiacustico dal nome esageratamente lungo che non mi ricordo, ma era tipo Guerra e Morte due punti diario di qualcosa e visioni postume. Cosa voglia dire (e come questo possa invogliare lo spettatore) non è dato saperlo ma trattasi di un reading di pezzi del leader Sebastiano Martinelli conditi da letture di Bukowski, Capossela e altri sopra un tappeto sonoro prodotto dai suoi comprimari di cui non ricordo il nome, essendo essi comprimari. Niente di allegro ma qualcosa che colpisce al cuore. Veramente.
Questo è un estratto, la canzone che chiude e narra di un condannato a morte per ghigliottina, Katabasìs. Ha un nome che non si capisce perché così ha un nome che non si capisce. Vi si usano termini quali angusta, possedere, fetido, inermi, ricongiungerà, ripongono, diversamente, percepire, laringe, nume, creatura, accompagna la mia dipartita. Ciononostante c'è la pelle d'oca.

KEPSAH
Katabasìs (Live @ Restauri Pop's)



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venerdì 1 ottobre 2010

Inception

(Attenzione, contiene SPOILER, non che succeda chissachè)

Di Caprio è uno che entra nei sogni della gente e fa questo e quello. Nei sogni il tempo dura di più allora ci puoi stare un sacco anche mentre ti appisoli in autobus. Lui e sua moglie si passano le vacanze nei sogni, che costa meno e dura di più. Si costruiscono un mondo tutto loro. Dei tossici persi se vogliamo usare le parole adatte. Stanno lì così tanto tempo che quando tornano sono come tornati da Costa Crociere. La tipa non capisce un cazzo e pensa ancora di essere nel sogno. Il babbo è lui che l'ha convinta entrandole nei sogni che la realtà non è reale. Ovvio che quando una torna nella realtà pensa che non sia reale. lei gli vuole molto bene ma per costringerlo a seguirla lo incula mandando lettere che lo incriminano a destra e a manca. E' l'amore dei film. Poi si butta giù e non in senso lato. Lui deve scappare e fare il mercenario dei sogni ma gli manca i figli a casa, orfani di cotanta madre. Solo che nei suoi sogni salta sempre fuori lei a inculargli le idee e rovinargli le missioni. Allora un magnate magnaformighe gli propone di far ritirare le accuse se lui riesce a convincere il figlio di un altro magnate a scorporare l'impero. E' il momento A-Team. Di Caprio vola qua e là a cercare la ggente ggiusta. Trova uno che si trasforma ma torna sempre coi capelli unti. Un indiano che fa i sonniferi. Una tipa che costruisce i posti dove sognano, sognandoli. La tipa lo sgama, che l'ha chiamata perché lui c'ha la moglie guastafeste, ma è una donna e allora non gli fa il culo. Preparano il colpo nei minimi dettagli, hanno anche la furga con la striscia arancione. Pronti via. Addormentano il tipo di 28 giorni dopo e gli entrano nei sogni. L'imprevisto è che nel primo sogno colpiscono il magnater magnaformighe. Vien fuori che se muoiono dentro al sogno non si svegliano più. Scherzetto. Tutto questo per i figli di Di Caprio, che comunque avranno un padre a casa dieci giorni l'anno, con questo andazzo. Quindi avanti, di corsa. In ogni sogno si attaccano alla macchina e cominciano un altro livello. Siccome nel primo livello han messo come autista all'indiano (pensa te, a guidare, uno del terzo mondo) nel secondo livello c'è tutto che si muove, la gente cammina sui soffitti e questo non è bene ma tanto stan già dormendo. Nel terzo livello devono penetrare in una specie di base militare/santuario tibetano in alta montagna. Di colpo tutti sanno sciare, e sparare mentre sciano. Siccome stanno perdendo il tipo di 28 giorni dopo Di Caprio scende un altro livello e si ritrova nel mondo creato colla moglie. Questi qua con tutte le bellezze del mondo si son creati una metropoli sul mare. Tutto asfalto senza un giardino. Pensa te. La moglie gli dice sei tu che stai sognando babbo, io sono nella mia realtà. E a lui viene un po' di dubbio.
Si risvegliano di molteplici risvegli e mi sa che han convinto il tipo di 28 giorni dopo a scorporare l'azienda perché è lì che pensa e non fa casio alle bocce della hostess. Di Caprio torna dai figli, happy end, siamo pur sempre in Merica.
Potrebbe finire che la realtà è in realtà un pacco come altri film (I Soliti Sospetti, Shutter Island, Fight Club, William WIlson) ma, per non scontentare nessuno, non si capisce. Grazie. Molto democristiano. Tu sì, Cristopher che sei più figo dei altri.