venerdì 8 ottobre 2010

Bever en taz

L'ultimo demone è una canzone scritta da Sebastiano Martinelli, leader dei Kepsah e e dei BUE. In breve parla di uno veramente esistito che va a bere in montagna con un amigo, si ubriaca, si addormenta, si sveglia, cade in un dirupo, muore. L'abbiamo fatta tante volte insieme e anche quest'estate al Flatstock.
Dopo il concerto si avvicina un ragazzo e mi fa bella la canzone sull'alcolismo che avete fatto. Io non capivo. Lui ma sì, sull'alcolismo. E io guarda che non mi sembra di aver mai scritto una canzone sull'alcolismo. E lui ma sì, l'hai fatta con Sebastiano Martinelli (leader dei Kepsah e e dei BUE). E io, ahhhh, L'ultimo demone, ora capisco. Non l'avevo mai considerata una canzone sull'alcolismo però ora che ci penso c'è uno che è alcolista e per questo muore. Non c'avevo mai pensato. Grazie, ti interessa il cd? Sì, quant'è? 8 euro. Ah, ok, eccoteli, grazie, ciao. Ciao, grazie.
Allora ci ho pensato su (ancora, questo perché sono uno che pensa, pensa te) (siccome ho scritto pensa mille volte ho pensato che se lo metti una volta di più sdrammatizzi, ma la mia prof di italiano si sta rivoltando nella tomba) (o nella tromba, se è morta a casa di Miles Davis) (eheh, simpatico, ma torniamo a noi) e ho pensato (tiè)(potevo usare ho concluso) che potevo proprio farla sta canzone sull'alcolismo.
Ne è uscita un'improvvisazione a chitarra con un testo molto sentito. Parla di gente che beve. Come dice Lo Sfrenogildo le canzoni in dialetto (perlomeno in Val di Non) rispondono alla Sacra Triade delle Canzoni in Noneso: BEVER ,GUZàR, COìR, ossia bere, scopare, raccogliere (le mele, è sottinteso). Di solito son robe demenziali perché si cantano da ubriachi e perché in dialetto si scrive robe demenziali. Per pigrizia suppongo.
Questa è una canzone non demenziale sul bere. Ci tengo che non sia demenziale perché bere è una cosa seria. Parla di gente che esce dal lavoro con la gola riarsa, no de artisti che non fanno un cazzo dalla mattina alla sera. Parla del tour dei bar e del bar che ha segnato la mia adolescenza, il bar della stazione di Fondo, frequentato da vecchietti e dai peggio beoni (in senso buono, ovviamente) dell'alta valle, con la Maria che ti faceva il caffè colla moka e il panino con la bistecca onta a tutte l'ore. Dove un bicchiere di lambrusco costava un euro e una bozza sei. Quella bozza lì è stato lo sponsor ufficiale del mio primo amore. Di quelle bozze vuote lì potrei riempirne una stanza. Ecco, questo è il mio personale omaggio tributo riconoscimento alla Maria. Grazie.

Con questa si chiudono le Rabbi Loop Impro.
Il testo è il seguente:

BEVER EN TAZ
La Piccola Orchestra Felix Lalù


Dai nan a bever en taz
Che l'è amò prest par la menestra

che ai laorà sota l'sol de n'neon comen'neger tut el dì

su e zo come la pel dal bigol

e no m'è plasest nancia n'migola

Che la sé l'è bruta

e che patìr la sé fa mal

che me son za fat la fonda

che me son fat fat la tonda de tuti i bar

tuti i bar de la val

Dai nan a bever en taz


Sen pu stinci che sani
ma pu sani che maladi
l'è miei tegnirse fis el grep

che morir de sé

coi pei bagnadi

Alora sas chel che fan

alora nan a tuer na boza de lambrusco dala Maria

e magiari ancia n'panét

col buro che te ven encontra

che po' la sera zo baraca

Dai nan a bever en taz


Che tanto guides ti

me vanza cater ponti

ma tanto guides ti

tornan a ciasa onti

ma tanto guides ti



Rabbi Loop Impro IV
BEVER EN TAZ




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3 commenti:

Z ha detto...

Molto bella la canzone. Se posso farti un appunto linguistico:

Burro in Noneso non si dice Buro.
Si dice Boter.

Un saluto, conserviamo la nostra identità.

Felix Lalù ha detto...

certo, anzi scusa zeta
boter non ci stava nella metrica
avrei dovuto rinunciare all'immagine del burro che ti viene incontro (= nostra identità piu della parola stessa) solo per una minuzia linguistica?
con affetto, oz

Z ha detto...

Scialla, mi hai persuaso. Come al solito.

Un saluto