lunedì 30 novembre 2009
La buona educazione
sabato 28 novembre 2009
Intervista esclusiva a Mortecattiva
Underground trentino? Perché esiste un mainstream trentino?
Ma chi sono sti Bastard? Ma loro fanno roba demenziale o seria? Io pensavo fossero un gruppo tipo me ma di un altro genere. Io dal nome pensavo che fossero così.
Poi avevo fatto la sessione in cui mi mandavano le foto delle loro merda appena cagato. Fa paura che ci sia gente che davvero caga e si fa la foto alla merda per mandarla a me. Uno l’ha fatta e ci ha messo un cartellino con scritto Capitan Stronzo. Poi ho smesso di farle perché me le mandavano sempre di notte e la mattina mi svegliavo per andare al servizio civile e mi vedevo tutte ste foto di stronzi appena sveglio, ho detto no, non si può più andare avanti così.
Poi avevo messo una base e la gente doveva mandare una canzone di insulti a me.
Un gruppi punk di protesta politica non può nascere a Trento. Sei di Trento? Non puoi fare denuncia sociale a Trento. Al massimo puoi dire politici non hanno gli stipendi trasparenti, ma Trento è una città senza problemi. Alla fine rispetto molto di più gruppi che fanno musica demenziale com’erano i The Ficient, piuttosto che uno che si metta a fare l’incazzato. Non puoi fare l’incazzato a Trento, devi soltanto ringraziare di esserci. È bello perché, non so se è ancora valido, ma al tempo Trento tirava fuori gruppi veramente bravi, perché c’era meno contaminazione nell’epoca preinternet. Era molto più genuina. No li conosceva nessuno fuori ma spaccavano il culo. Alla fine se sei isolato e sai quelle due cose su dove vuoi andare a parare, ci arrivi con quell’ignoranza che ti fa creare qualcosa di veramente originale. Trento da questo punti di vista erra una città benedetta, adesso non lo so.
In ogni ambito artistico trovi le persone convinte, quelli che sono così appassionati di arte da adorare qualsiasi artista o così appassionati della musica alternativa che gli dai una troiata con due urla e una cassa che ti dicono è geniale. Questo qua sono i coglioni dei loro rispettivi ambiti. A questi qua tu gli puoi veramente dare da bere qualsiasi cosa. Loro si comprano qualsiasi idiozia tu possa sparare. Io posso mettermi a scrivere una poesia, trovargli il senso dopo e c’è sicuramente un fottio di gente che dice sei un illuminato. Sono personaggi imbarazzanti, io ti giuro a queste persona qui preferisco quelli che si guardano il campionato la domenica e si ascoltano gli 883 nella radio. Almeno quelli lì neanche ci provano, risultano meno ridicoli di quelli che vogliono entrare in quel personaggio a tutti i costi, vestire i panni dell’artista. Però d’altra parte ci marci su queste persone. Sicuramente queste persone lo leggeranno nel libro e penseranno che non stia parlando si loro ma di qualcun altro e la loro autostima si rafforzerà ancora di più. C’era un pezzo fighissimo di Umberto Eco in cui parlava della captatio benevolentiae: tu inizi il discorso e dici quello che dirò non sarà sicuramente capito da molti di voi, in modo che l’ascoltatore pensi non parla di me. Poi lui parlava della captatio malevolentiae. Questo discorso è la captatio benevolentiae. C’è sicuramente questo che dice è vero c’è questa gente qui, non sapendo che in realtà anche lui è così. E ce ne sono molti che ci marciano su queste cose, e sanno di fare musica di merda. Miss Violetta fa noise elettronica e urla e basta. Fanno cagare ed è geniale per questo e lei lo sa, e lo ammette candidamente che ci sono questi Electroindiefaggoz, chiamiamoli così, su cui marci. Tu lo sai, hai la coscienza sporca ma cazzi loro.
Dopo un po’ che scrivi lo vedi che anche quelli famosi non hanno pensato prima a questi dieci concetti che mettono nella canzone. Gli unici che fanno così sono quelli che si atteggiano, che poi alla fine fanno musica di merda. Come Morgan dei Bluvertigo che è un incapace. Lui non scrive canzoni, scrive racconti. Lui scrive come si dovrebbe scrivere per la carta e poi ne fa una canzone. Lo vedi che quelle parole non sono al loro posto in una canzone. Quando scrivi ci sei tu e la pagina bianca. Hai i concetti a cui hai pensato, ne fai un racconto, un saggio. Quando scrivi una canzone sei vincolato alla metrica, alla melodia, ai tuoi tre minuti di tempo, se fai un tipo di musica alle rime. Ma dove vai?
Il discorso sulla gente che se le beve tutte non è una cosa che tiro fuori io adesso, non è una cosa che ho scoperto io, lo sanno tutti e ci marciano tutti. La maggior parte della produzione musicale esistente è fatta così. Gli artisti scrivono perché è il loro lavoro, scrivono per pagarsi il mutuo, scrivono nel modo che gli risulta più comodo coi mezzi che hanno e poi se la giustificano per darsi la longevità necessaria. Se uno dice ho scritto due cazzate che mi son venute in mente in quel momento mentre stavo in mutande su una poltrona scoreggiando e bevendo succo di frutta… non puoi fare l’artista se fai così. Ci sono quelli che entrano nel personaggio.
La ricerca sonora è fantastica. L’ha scritta un tizio che conosco tramite internet perché sono un nerd. Ha scritto un pezzo su Elisa, Apologia della signorina Toffoli. Elisa è prodotta da Caterina Caselli, lui la definisce Kalì lei è riuscita a fare un lavaggio del cervello ad Elisa, tanto che quando ha fatto il disco ai tempi diceva abbiamo fatto la ricerca sonora, abbiamo messo il tappeto sopra la batteria per avere un suono blablabla, mentre in realtà è un disco che suona Sanremo dall’inizio alla fine. Probabilmente lei ingenua ci crede, hanno dietro la persona furba che glielo fa credere all’artista stesso, poi ti escono con questi discorsi. Ma vai a cagare. Son quelle persone che si vivono addosso, me li vedo davanti allo specchio che si dicono sì, ho fatto la ricerca sonora
Quando eravamo a Roma con
Il resto delle stronzate, ovviamente sta nel libro. Abbiatelo.
giovedì 26 novembre 2009
Il vento fa il suo giro
R.U.N.I e Calomito su The Mountain Sessions
mercoledì 25 novembre 2009
I sunti: recensioni
Scenditi tutto!
Molto tempo dopo l'uscita di El se sentiva soul, primo disco de La Piccola Orchestra Felix Lalù, LA OSTIA - registrazioni Artigianali ha il piacere di presentarne lo spot ufficiale, finito nel dimenticatoio per chissà quale motivo. E' stato Anansi l'altro giorno che mi ha ricordato della sua esistenza.
I Rumori delle Dolomiti (Pene, come back soon!)
martedì 24 novembre 2009
Bue Due
lunedì 23 novembre 2009
Hanno incastrato Florian, Florian è vivo.
domenica 22 novembre 2009
Rose Nightmare + Experience = Rock!
sabato 21 novembre 2009
BRenda
giovedì 19 novembre 2009
San Teflon
mercoledì 18 novembre 2009
Del riposizionare la mandibola nell'apposita sede
lunedì 16 novembre 2009
Fogli di via
giovedì 12 novembre 2009
Testamento biologico
mercoledì 11 novembre 2009
La liberazione dei pelati
Quando eravamo piccoli il mondo era più semplice. Ad esempio uno con la testa rasata senza pelo era 1. uno skinhead oppure 2. uno in chemio. Quelli con la pelata si tenevano la vergogna. Altri per la vergogna aumentavano la vergogna col riporto, che è quel nascondere che evidenzia. Nessuno avrebbe mai pensato di rasarsi. Questo per la connotazione di cui sopra. Siccome non si poteva chiamare pettinatura da chemio la chiamavano taglio alla tenente Kojak o al massimo alla Yul Brinner, che erano così da anni, in barba ai pregiudizi. Anche i negri si rasavano, molto prima dei bianchi ma si sa che a parte il fatto di essere i nostri progenitori biologici e geografici e quello di aver inventato il jazz, il blues, il rocknroll, l'hiphop il fistfcìking e (quasi) tutte le forme di cultura pop che poi i bianchi hanno copiato, a loro non è mai stato dato molto credito.
martedì 10 novembre 2009
Pisciare in piedi è da trogloditi
mercoledì 4 novembre 2009
Discreto pubblico, corri in libreria!
Autore: Dalia Macii e Oscar de Bertoldi
Titolo: Bastarock. L’underground dei Bastard sons of Dioniso
Editore: Egon
Pg.: 140
Anno: 2009
Prezzo: 13€
Isbn: 978-88-96215-18-0
in libreria dal 4 Novembre
Non è facile definire cosa si intende con l’espressione scena rock di un luogo né quali siano gli elementi che accomunano i gruppi che ne fanno parte. In molti casi è il nome di una città a diventare sinonimo di uno stile e di un particolare tipo di sonorità. Ma è sufficiente la mera condivisione di uno spazio geografico per condividere anche l’orizzonte musicale?
Bastarock applica questo criterio alla provincia di Trento e racconta la sua piccola -ma insospettabilmente varia- galassia di gruppi. Abbiamo cercato di fotografare un mondo sotterraneo, una scena musicale underground che con una punta di ironia abbiamo definito sottobosco. La sfida è la scelta di raccontare tutto il corpo sommerso di un iceberg affiorato in seguito all’improvviso successo dei Bastard sons of Dioniso.
Ci siamo messi in viaggio sulle strade del Trentino, alla ricerca di un’attitudine per il fare musica e suonarla dal vivo. Insieme alle parole abbiamo raccolto tutto il materiale possibile: fotografie, locandine, materiali, gli oggetti feticcio di ogni gruppo. Per non perderci in vaghe generalizzazioni di sociologia giovanile abbiamo eletto l’aneddoto come filo conduttore di questo viaggio: le situazioni paradossali, gli episodi, le storie e gli aneddoti capaci di restituire l’anima di ogni gruppo.
Uno dei luoghi principali di questo viaggio è senz’altro Sonà Music Club di Pietramurata. Sul muro del locale c’è una scritta fatta a mano con lo spray da un vicino esasperato: Basta Rock, ho fat la not (Basta Rock, son rimasto sveglio tutta la notte).
Dalia Macii | Oscar de Bertoldi