sabato 28 novembre 2009

Intervista esclusiva a Mortecattiva

Come il discreto lettore saprà quest'estate ho avuto la gioia e la rottura di coglioni di scrivere un libello in compagnia dell'amica Dalia. Si è intervistato molta gente, girando per sale prove e baretti smarzi. S'è intervistatogente strana come spesso i musici sanno esse e sono uscite grandi stronzate e immensi abissi di saggezza..
Uno dei personaggi che più mi quagliava intervistare era Mortecattiva.
Mortecattiva (o Aggettivo7, chi cazzo ne capisce?) è un rapper di Trento che parla di cazzi figa merda tette culo e a volte anche della Nuova Zelanda. La terra dei kiwi appunto perché ci viveva, il buon Morte. Dopo una mezza dozzina di appuntamenti mancati in skipe, scopro che il nostro ha deciso di tornare e anche se abbiamo già materiale che ci esce dalle orecchie mi dico cazzo, questa non me la posso perdere, la possibilità di avere un vis-a-vis coll'artista che tutti noi vogliamo essere. Non tanto perché rimedia carovane di passera ma perchè blablablà, adesso non sto qui a spiegarvi. Forse solo per la storia della passera.
Sperando di diventare anch'io un po' come lui e caarpirgli il segreto dell'arte discendo dalla Val di Rabbi fin nella capitale dell'impero autonomista numero2 (Trento è seconda perché vanno in ordine alfabetico). Ci trroviamo in un baretto davanti all'ospedale. Molto rock. Mortecattiva rifiuta la birra e beve cocacola. Ciò mi preoccupa. Non sarà mica uno che invece fa il fighetta e magari è pure culo? (in fondo stira che è una meraviglia) Vabbè. Ci incamminiamo verso il parco Gocciadoro e mi tengo a debita distanza temendo il peggio. Ci sediamo lungo il torrentello come due amanti che non osano ancora incularsi in luogo pubblico e facciamo lunghe chiacchie. Il risultato è la migliore intervista che ho fatto per tutto il libro, la più divertente ma anche la più disillusa. Sicuramente quella che c'ho messso di più a sbobinarla parola per parola e ma che ho riletto e saccheggiato di più. Molta roba c'è finita dentro, al libello. Altra invece mi piaceva ma non riuscivo a inquadrarla nei capitoli, quindi è rimasta fuori, ma anelavo a renderla pubblica, perché Mortecattiva è uno che ne sa. Di stronzate. Ma si sa che buona parte delle stronzate è più vera della verità e allora beccatevi ste perle di saggezza. Stavolta aggratis.

Underground trentino? Perché esiste un mainstream trentino?

Ma chi sono sti Bastard? Ma loro fanno roba demenziale o seria? Io pensavo fossero un gruppo tipo me ma di un altro genere. Io dal nome pensavo che fossero così.

Poi avevo fatto la sessione in cui mi mandavano le foto delle loro merda appena cagato. Fa paura che ci sia gente che davvero caga e si fa la foto alla merda per mandarla a me. Uno l’ha fatta e ci ha messo un cartellino con scritto Capitan Stronzo. Poi ho smesso di farle perché me le mandavano sempre di notte e la mattina mi svegliavo per andare al servizio civile e mi vedevo tutte ste foto di stronzi appena sveglio, ho detto no, non si può più andare avanti così.

Poi avevo messo una base e la gente doveva mandare una canzone di insulti a me.

Un gruppi punk di protesta politica non può nascere a Trento. Sei di Trento? Non puoi fare denuncia sociale a Trento. Al massimo puoi dire politici non hanno gli stipendi trasparenti, ma Trento è una città senza problemi. Alla fine rispetto molto di più gruppi che fanno musica demenziale com’erano i The Ficient, piuttosto che uno che si metta a fare l’incazzato. Non puoi fare l’incazzato a Trento, devi soltanto ringraziare di esserci. È bello perché, non so se è ancora valido, ma al tempo Trento tirava fuori gruppi veramente bravi, perché c’era meno contaminazione nell’epoca preinternet. Era molto più genuina. No li conosceva nessuno fuori ma spaccavano il culo. Alla fine se sei isolato e sai quelle due cose su dove vuoi andare a parare, ci arrivi con quell’ignoranza che ti fa creare qualcosa di veramente originale. Trento da questo punti di vista erra una città benedetta, adesso non lo so.

In ogni ambito artistico trovi le persone convinte, quelli che sono così appassionati di arte da adorare qualsiasi artista o così appassionati della musica alternativa che gli dai una troiata con due urla e una cassa che ti dicono è geniale. Questo qua sono i coglioni dei loro rispettivi ambiti. A questi qua tu gli puoi veramente dare da bere qualsiasi cosa. Loro si comprano qualsiasi idiozia tu possa sparare. Io posso mettermi a scrivere una poesia, trovargli il senso dopo e c’è sicuramente un fottio di gente che dice sei un illuminato. Sono personaggi imbarazzanti, io ti giuro a queste persona qui preferisco quelli che si guardano il campionato la domenica e si ascoltano gli 883 nella radio. Almeno quelli lì neanche ci provano, risultano meno ridicoli di quelli che vogliono entrare in quel personaggio a tutti i costi, vestire i panni dell’artista. Però d’altra parte ci marci su queste persone. Sicuramente queste persone lo leggeranno nel libro e penseranno che non stia parlando si loro ma di qualcun altro e la loro autostima si rafforzerà ancora di più. C’era un pezzo fighissimo di Umberto Eco in cui parlava della captatio benevolentiae: tu inizi il discorso e dici quello che dirò non sarà sicuramente capito da molti di voi, in modo che l’ascoltatore pensi non parla di me. Poi lui parlava della captatio malevolentiae. Questo discorso è la captatio benevolentiae. C’è sicuramente questo che dice è vero c’è questa gente qui, non sapendo che in realtà anche lui è così. E ce ne sono molti che ci marciano su queste cose, e sanno di fare musica di merda. Miss Violetta fa noise elettronica e urla e basta. Fanno cagare ed è geniale per questo e lei lo sa, e lo ammette candidamente che ci sono questi Electroindiefaggoz, chiamiamoli così, su cui marci. Tu lo sai, hai la coscienza sporca ma cazzi loro.

Dopo un po’ che scrivi lo vedi che anche quelli famosi non hanno pensato prima a questi dieci concetti che mettono nella canzone. Gli unici che fanno così sono quelli che si atteggiano, che poi alla fine fanno musica di merda. Come Morgan dei Bluvertigo che è un incapace. Lui non scrive canzoni, scrive racconti. Lui scrive come si dovrebbe scrivere per la carta e poi ne fa una canzone. Lo vedi che quelle parole non sono al loro posto in una canzone. Quando scrivi ci sei tu e la pagina bianca. Hai i concetti a cui hai pensato, ne fai un racconto, un saggio. Quando scrivi una canzone sei vincolato alla metrica, alla melodia, ai tuoi tre minuti di tempo, se fai un tipo di musica alle rime. Ma dove vai?

Il discorso sulla gente che se le beve tutte non è una cosa che tiro fuori io adesso, non è una cosa che ho scoperto io, lo sanno tutti e ci marciano tutti. La maggior parte della produzione musicale esistente è fatta così. Gli artisti scrivono perché è il loro lavoro, scrivono per pagarsi il mutuo, scrivono nel modo che gli risulta più comodo coi mezzi che hanno e poi se la giustificano per darsi la longevità necessaria. Se uno dice ho scritto due cazzate che mi son venute in mente in quel momento mentre stavo in mutande su una poltrona scoreggiando e bevendo succo di frutta… non puoi fare l’artista se fai così. Ci sono quelli che entrano nel personaggio.

La ricerca sonora è fantastica. L’ha scritta un tizio che conosco tramite internet perché sono un nerd. Ha scritto un pezzo su Elisa, Apologia della signorina Toffoli. Elisa è prodotta da Caterina Caselli, lui la definisce Kalì lei è riuscita a fare un lavaggio del cervello ad Elisa, tanto che quando ha fatto il disco ai tempi diceva abbiamo fatto la ricerca sonora, abbiamo messo il tappeto sopra la batteria per avere un suono blablabla, mentre in realtà è un disco che suona Sanremo dall’inizio alla fine. Probabilmente lei ingenua ci crede, hanno dietro la persona furba che glielo fa credere all’artista stesso, poi ti escono con questi discorsi. Ma vai a cagare. Son quelle persone che si vivono addosso, me li vedo davanti allo specchio che si dicono sì, ho fatto la ricerca sonora

Quando eravamo a Roma con Marco avevamo questo progetto che si chiamava Urban Chill, abbiam fatto questo disco nel periodo in cui ha aperto il Billionaire di Briatore e una delle canzoni che c’è nel disco era stata rifatta con questa tizia che faceva da vocalist e diceva “This is the sound of Billionaire”. Era stata stampata l’edizione limitata del singolo e veniva messo su all’apertura della serata. Il nostro produttore era stato invitato all’inaugurazione, noi no. Noi facevamo chill house, che è una musica abbastanza da fighetti, e noi siamo dei cazzoni. In tutti i locali in cui mettevan la nostra musica non ci lasciavano entrare.

Il resto delle stronzate, ovviamente sta nel libro. Abbiatelo.

1 commento:

ndr.brt ha detto...

speravo in più aneddoti!

comunque mi sento nella categoria qui sopra descritta e non me ne vergogno affatto.

a trento si può essere incazzati...incazzati per il fatto che quelli che non stanno a trento non stanno bene come noi.
e poi la rabbia la si coltiva anche contro individui che ci rompono i coglioni (il capo, il barista che non ti da da bere alle 2 di notte, ecc..), non occorre necessariamente essere incazzati con il "sistema", altrimenti a sto punto stiamo tutti felici e contenti come in una pubblicità del mulino bianco "tanto viviamo a trento"!

e per chiudere Miss Violetta è stata molto brava a cavalcare l'onda di tifacciovedereletettesuSuicideGirls®