lunedì 6 ottobre 2008

Il pendolarismo dei puttanieri

Sabato davanti ad un locale solandro un tipo ava del suo Mercedes decappottabile e di come ha fatto tranquillamente il passo del Tonale un giorno che nevicava di brutto, tornando da Bergamo. Si era recato nella ridente cittadina lombarda in cerca di compagnia, letteralmente "a troie, o mejo al night".
Si dice dei puttanieri che abbiano una forte propensione al pendolarismo, per via del controllo sociale. Uno di Verona viene a Trento (e viceversa) così almeno non rischia che il collega o l'amico o peggio, il vicino di casa, lo becchi con le mani nella marmellata. Quindi donne e buoi dei paesi tuoi ma troie dei paesi suoi.
Si parla tanto dell'impronta ecologica, di camion che viaggiano vuoti e di quanto incidano sul riscaldamento globale. ma nessuno ha mai pensato ai puttanieri. Questi si fanno i chilometri solo per pocciare e tornare indietro, anche se la qualità delle professioniste autoctone è presumibilmente la stessa.
Come ovviare a questa fuga di capitale verso l'esterno? In che modo convincere gli indigeni a godere delle puttane nostrane (ancorchè straniere) in modo da non inquinare il pianeta?
Il Felix Lalù Institute of Giving Advices stavolta non ha nulla da proporre. Son cazzi loro. E anche nostri. E poi qui sui monti io non sputerei tanto sopra al riscaldamento globale, col freddo che fa.

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