lunedì 14 dicembre 2009

Momenti che non si dimenticano

Io non mi ricordo mai un cazzo, c'ho la dimenticanza che funziona a manetta. Della mia infanzia ricordo quando giocavamo con mio cugino alle biglie o ai trasportatori di vacche, le bestemmie del nonno Bepi e l'odore di freddo della casa dei bisnonni di Malè.
Tutti gli altri ricordi sono racconti di altri, ricordi per interposta persona. In fondo tutti i ricordi sono così. Non mi ricordo quando è caduto il muro di Berlino ma mi ricordo quando è morto Senna perché ho pianto.
Tre cose mi ricordo bene degli ultimi dieci anni, il luogo preciso in cui è successo con tutti i particolari, quello che ho fatto dopo e con chi ho parlato.
Uno è quando sono cadute le torri gemelle. Eravamo in un pub in mezzo a Dublino, ubriachi alle 3 del pomeriggio. Fuori il sole, stranamente, e noi dentro al scuro con le scure come la gente che al sole è abituata. C'era il tg mondiale e vedevamo senza audio che una torre era caduta. Non capivamo bene ma era un affronto alla Merica che in fondo ci piaceva. Eravamo un po' come gli italiani degli anni trenta che godevano una rivalsa di seconda mano con le stangate di Carnera, o i negri che si vedono nel film di Malcolm X che ascoltano la radio l'incontro di Sugar Ray Robinson. Certo altri soffrivano, ma un momento di gioia collettiva vale la pena e ripiana per un attimo le vessazioni di anni e secoli. L'abbiamo vista cadere in diretta, la seconda torre, e fu più o meno come col gol di Del Piero contro la Germania nella semifinale dei mondiali (vinti poi con disonore difensivo). Insomma quel momento lì per me è in centro a Dublino con Roberto e Simone e Irene.
La seconda cosa che mi ricordo è quando la mia migliore amica Irene mi ha detto che era incinta. La stavo aspettando per cantare con me a un concerto e m'ha chiamato all'ultimo dicendo che non se la sentiva e che doveva dirmi una cosa. Allora le ho chiesto es plena?. C'ho beccato, forse me lo sentivo. Ho cominciato a girare per il locale e a raccontarlo a tutti, per poi rendermi conto che forse ero ancora uno dei pochi a saperlo e son cose che si dicono con calma. Comunque quel momento lì per me è il Paradise di Cles coi Damsel.
Ieri quando hanno colpito Berlusconi io probabilmente stavo bevendo il pirlo bresciano preparato dalle abili mani delle Tits col set pronto all'azione. Le notizie non è che arrivano subito, c'è chi lo scoprirà domani, ma alla fine del concerto vedo tutti che si accalcano a internet dove stava collegato il tipo in India di Annalisa. Hanno sfregiato Berlusconi. Erano le 9 ma youtube era già pieno di servizi. Si stappa la bottiglia, tutti che esultano. Ho abbracciato tutti i 130 chili di Sandrouno degli artisti con un gusto che solo una donna avrebbe potuto darmi, poi ho chiamato tutti i più cari per dargli la lieta novella, solo che tutti lo sapevano già. Vabbè. Carnera stavolta si chiama Tartaglia, e mo son cazzi. E ora Silvio ci diventa un martire e nessuno può più dire niente che ti vien anche da pensare che se l'è studiata da solo sta roba del sangue come quella delle torri e che ora è in arrivo una nuova ondata di restrizioni limiti e che comunque sempre lo piglieremo in der posto, ma che soddisfazione. Ah, quel momento lì. Pensa al tipo dei Pooh che ha fatto djFrancesco. Poi c'hai djFrancesco come figlio, ma quel momento lì se lo sarà pure goduto, sant'iddio.
Ecco, per me la goduria di Berlusconi sanguinante sarà sempre l'atelier L'Ozio di Brescia con Sandro, Biro, la Lù, Michela e Annalisa. Sconosciuti fino a due ore prima che ricorderò sempre. Grazie a Silvio, per gli amici scarface.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Che pipponi che molli ogni tanto! Io mi ricordo quando è arrivata la notizia che avevano fermato il Pantani per doping, che era in rosa a tre tappe dalla fine. Stavo lavorando sul palco della festa di Mesiano, microfonando e puntando i fari, e mi aspettavo che tutto si sarebbe fermato di colpo, che il Trentino intero si sarebbe fermato per protestare, e invece non successe nulla. Tutti continuarono tranquilli e io mi sentii molto solo, e pensavo al Pantani che si sarà sentito ancora più solo.
Mi ricordo perfettamente anche quando mi dissero che Pantani era morto, ero già in Spagna e stavo bevendo del vino bianco. Me lo disse uno delle Marche.
Per essere uno che del ciclismo se ne è sempre fregato, e di Pantani ancor di più, è strano che questi siano i primi due ricordi che mi sono venuti in mente.
A Barcellona una volta io e il Remo conoscemmo un tipo strano non troppo sveglio, e siccome era di Riccione o giù di lì, lo chiamavamo Pantani. Terzo ricordo. Devo preoccuparmi?