martedì 23 settembre 2008

Non conti niente/se non conosci un Grisente

La grande novità trentina di questa stagione è lo scandalo degli appalti ecc. La novità non è tanto lo scandalo in sè ma l'uso delle intercettazioni. Qui le mode arrivano tardi, in questo caso quasi fuori tempo massimo. Pare, lo dicono i protagonisti, che anche i retti trentini (una pacca sulle spalle per il doppiosenso) pratichino lo sport nazionale del c'è un amico di un amico di mio cugino e del lei non sa chi sono io. Si sa che qui non fai niente se non conosci quel politico o quel pappone. E questo vale, tanto per restare nel democristianesimo, così in cielo così in terra. Hai un bel daffare mia azienda onesta e valida a partecipare agli appalti come pure hai un bel daffare mio caro lauriato a mandar curriculi. Carta sprecata. Meglio invece allacciare una fitta rete di conoscenze, mio bel PR con o senza carta in mano. Selavì.
Anche qui comunque la poltrona non la si molla tanto facilmente. Se non fossimo stati in campagna elettorale il buon Grisù sarebbe ancora lì a scaldar di peti. Dicono poi che questo sarà un duro colpo per la campagna elettorale del centrosinistra trentino, in fondo con Dellai e soci eran come tarzanelli e perizoma.
Ma secondo me, caro Dellai, non c'è da proccuparsi.
Primo perché in fondo qui siamo democristiani dentro e la DC è un po' più nella marga che nel centrodestra (giusto un po').
Secondo, per il semplice fatto che per la gente quel che è successo non è nè disonesto, nè immorale, nè tantomeno vergognoso (ah, la vergogna, che sentimanto deprecabile, ce l'hanno anche gli ebrei). Immorale è essere negro o frocio o zingaro o tutti e tre. In fondo tutto è stato fatto per dare lavoro alle aziende trentine. Ha agito male ma ha fatto bene cazzo, l'ha fatto per tutti noi. Lui è solo un capro espiatorio, un cristo che si porta le colpe del sistema che in fondo siamo noi. In fondo tutti in cuor nostro pensiamo che non è stato stronzo o infame, ma coglione a farsi beccare con le intercettazioni. E la gente lo rivoterebbe in massa, come ha fatto col buon Malossini, il simbolo della nostra Tangentopoli e, guarda caso, le nostre belle poltroncine austroungariche sanno ancora delle sue scoreggine al pino silvestre.
Che bello bello il nostro bello orticello autonomo.

1 commento:

Fabio ha detto...

noto una simpatica analogia fra i tuoi scritti e un libro che recentemente mi è capitato fra le mani. specialmente quando dici che in fondo ste cose si fanno per le persone, per il territorio, mica per i cazzacci propri. come dire che i rifiuti tossici nelle campagne casertane li si buttano mica per i milioncini di euri, ma per rendere competitive le aziende nordestine. eccheccazzo. bravo grisù. bravo sandokan.

PS per quella di tarzanelli e perizomi ti meriti un vasetto di pesto extra.