domenica 30 settembre 2007
Real Life vs. Internet 0-1
Uno dei miei tentativi piú frequenti per imboccare la via degli inferi é the Internet Movie Database (IMDb). qui si trova tutte le informazioni possibili riguardo ai film, cosa che a me interessa poco. quello che mi sgrulla é un linkello che sta in alto a sinistra che si chiama trivia in cui si possono trovare le curiositá di tutti i film, che é una maniera molto lollipop per indicare le peggio stronzate e fare la figura del positivamente curioso.
cosí ho scopeto che il futuro presidente degli Stati Uniti Arnold Schwarzenegger s'é portato a casa per Terminator 2 un gruzzoletto di 15 milioni di dolleri. questo per 700 parole di dialoghi. ció vuol dire che solo "Hasta la vista, baby" gli ha fruttato $85,716, il vil danaro giusto giusto per un paio di suv coi controwafer, un paio di lederhosen di dolce e gabanna, una sachertorte e un corso di dizione.
che non ha frequentato, evidentemente.
sabato 29 settembre 2007
Il nome della Mosa
venerdì 28 settembre 2007
La dignità del macchinone
giovedì 27 settembre 2007
Diabolo d'un pedone
mercoledì 26 settembre 2007
Il nostro scriba
Gli articoli di Gianni Clerici non escono regolarmente, purtroppo. Sono quotidiani in tempi di Grande Slam ma intermittenti nei periodi vacanti. Il vostro scriba, si definisce abitualmente nelle sue colonne. Uno che si presenta così o è così onestamente modesto da mettersi al fedele servizio del lettore o lo fa più prosaicamente per prendere per il culo. O entrambi. Non so quale sia il caso di Gianni Clerici ma questo vostro scriba mi ha sempre affascinato. A prescindere da queste questioni, diciamo, di facciata, i suoi articoli sono scritti da uno che si diverte a dondolare il capo al ritmo di una pallina guardando a destra e poi a sinistra, a destra poi a sinistra, che gode del mestiere che fa,. Non in maniera sguaiata come Meda, ma riportando i particolari più ficcanti, le quisquilie di un osservatore unite all’analisi di uno che ne sa a pacchi, perché ne ha visti, di incontri, seguendo tutta l’evoluzione del tennis, da sport di elite a fenomeno mediatico. Un grande vecchio dello sport, ma soprattutto un amante del gioco.
martedì 25 settembre 2007
Fashion victim
Cristiana dice che hanno cavalcato bene l’onda del trattato del 1992, quello dell’Euro, quello che ha decretato il passaggio dall’opportunista Comunità Economica Europea alla più ambiziosa Unione Europea. L’hanno cavalcata dicevo così bene, l’onda, che questo piacevole centro caratteristico e travestito da girone dantesco potrebbe mettersi in lizza per il salotto buono della Mitteleuropea 2007. Certamente il trattato non è stato firmato qui per caso. Siamo nel centro ideale dell’Europa, in fondo all’Olanda e a uno sputo dalla Germania, dal Belgio e dalla Francia. Ma nel centro ideale dell’Europa è la perfetta rappresentazione di quello che l’Europa vorrebbe essere: ordinata, pulita, multiculturale, con retrogusto di tradizione ma ambizioni metropolitane e un’economia che viaggia a vele spiegate. Forse per questo il centro del centro ideale dell’Europa è un crogiuolo pulsante di multinazionali al dettaglio. Gli astanti specchiano nei manichini e si riconoscono un po’.
Il tutto mi pare un po’ stonato, o forse sono io ad esserlo. Mentre fuggo impaurito dalla ressa elegantemente abbigliata, una versione di Rosamunda esce olandese da un pub che sparge sulla via il Raul Casadei nostrano, con tanto coro di ubriachi che arrancano dietro le parole come gregari in fuga all’ultimo allungo.
Rosamunda sarà l’originale o solo una versione di Rosamunde? E se entrambe fossero solo copie di un’altra canzone ancora, una versione primigenia, una UrRosamunda? In fondo i popoli si scambiano le canzoni da sempre. Pensa alla versione da messa di Blowing in the wind di Bob Dylan (dove la risposta, amico mio, sta sospesa nel vento diventa risposta non c’è, o forse chi lo sa, caduta nel vesto sarà: la levità della soluzione del folletto folk, e pure il suo messaggio positivo vengono ridotti a una perentoria e italica assenza di risposte, chè manca solo un ch’aggi’a fa, cumpà?).
Mentre cogito oziosamente sui diritti d’autore delle canzoni popolari vengo risucchiato all’interno di uno di questi negozi di vestiti. Gli uomini accompagnano le loro compagne e amiche in questi proteiformi templi dell’abbigliamento hanno la stessa aria smarrita degli accompagnatori italiani, l’espressione di quelli che stanno guardando un film che non capiscono, che si guardano attorno cercando uno schermo che dia una partita, o perlomeno delle foto di fresche pupattole in lingerie. Lì scopro finalmente che tutto il mondo è paese, che in fondo le esperienze si assomigliano in tutti i luoghi, e questo mi conforta
lunedì 24 settembre 2007
..and Zarathustra said: "In-Your-Face!"
venerdì 21 settembre 2007
Low Emission Pope
o avere la cravatta pulita e le mutande sporche.
giovedì 20 settembre 2007
Cane Morto!
george però c'ha la nonchalanza giusta.
guarda george
mercoledì 19 settembre 2007
Marie Antoinette
Perché vederlo: perché la fotografia è bellissima, con colori e albe e balli e solitudini. Alcune scene sono bellissime e tutto è decadente (pure la musica, tutta più o meno new wave anni
Perché non vederlo: perché è un po’ lento, in verità non succede poi molto e questa reginetta viziata fa un po’ incazzare. E manca il sangue alla fine: quello sì che avrebbe risollevato tutto, con Shwarzenegger-boia che dice Hasta la vista, baby.
Una battuta: niente battute fiche, a parte quando il principe d’Austria spiega al re di Francia come funzionano le cose lì sotto usando come metafora ai chiavistelli. Ah, un’altra cosa: in una scena in cui lei si prova montagne di scarpe appaiono delle All-Star. Un tocco situazionista., uno stiloso anacronismo.
martedì 18 settembre 2007
flu loves kazu
l'hanno usato anche beatles, pink floyd, red hot chili peppers, i cure e pure jimi, ma solo ocasionalmente, per fare i fichi.
per chi non lo sapesse il kazù, se è di metallo, sembra una pipa (piccolo spazio aneddotico: qualche anno fa sono stato fermato dai cani alla stazione di verona, e ovviamente l'ufficiale m'ha fatto togliere tutto dalla borsa, e quando ha visto quella cosa lí mi fa, con l'aria di quello che ha beccato le siringhe nelle tasche del tossico, "e questo a cosa serve?". lí ho taciuto, che l'esempio vale piú di mille parole, gli ho fatto un perepè canzonatorio e lui cè rimasto male, ma tanto: il sorriso di quello che ha capito tutto si è trasformato magicamente nella delusione pesa del bambino che alla comunione gli regalano un pacco che sembrano videogiochi e invece é la divina commedia; è stato pure divertente alla fine, ma vabbè, torniamo al kazù.). dicevo che ha la forma di una pipa e attraverso una membrana che sta nel fondo del braciere fa un rumore tipo trombetta. il bello è che non ci devi soffiare dentro, ma cantare. puoi dire perepè ma anche rattattarattarattà, o anche stammi bene compare.
per me é la forma più umile di suonare uno strumento che esiste, e pure la più semplice, quella più disponibile e sostenibile, una cosa un po' socialista se vogliamo, anche perché, contrariamente a tutti gli altri strumenti, vale solo qualche euro. sicuramente non serve spendere capitali, per la musica umile, né studiare anni di piano o di tromba.
domenica 16 settembre 2007
5'NIZZA
sarà pure lingua russa dai freddi, ma suona veramente abbuono.
eppoi c'è questo nuovo video che ce li mostra nella loro veste più dissacrante e divertita
eppoi pure questo di quando erano più giovini
sabato 15 settembre 2007
Cose da Hundertwasser
venerdì 14 settembre 2007
SuperB
breve storia della manifestazione: essa viene proposta dal gruppo secessionista belga e altri gruppi affini in giro per la mitteleuropa. il sindaco di Bruxelles la proibisce per il semplice motivo che non si fomenta l'odio nel luogo di pacifico incontro delle genti. essi ricorrono in appello sostenendo che ci saranno 20mila persone ma la sentenza viene confermata. essi decidono di farla comunque ma si ritrovano in 200. non stiamo certo parlando di una woodstock. ebbene con loro anche il foularino verde dell' ardito padano Borghezio, solidale alla causa del rispetto sì, ma solo tra di noi. di fronte a loro 100 sbirri, con tanto di tenuta antisommossa.
ciò che esportiamo in europa (oltre a Eros e alla Pausini) è un deputato che ti sputtana di fronte a tutto il continente pretendendo un rispetto che é il primo a negare. e d'alema cosa fa? chiede pubblicamente che il sindaco di bruxelles si scusi per come é stato trattato un eurodeputato.
lasciamo perdere.
anzi, ha ragione Borghezio.
non è che il foularino gli doni più grazia del collare da colpo della strega. anzi diciamo che la grazia non è tra le sue doti.
ma ha ragione lui. si, in fondo Borghezio è uno che ha capito tutto.
anzi se potessi rinascere mi farei spavaldo come il buon Mario,
l'ardito padano incolume alle percosse.
mercoledì 12 settembre 2007
ciò che accadde a una, cantando in direzione di Juergen Klinsmann, la pantegana bionda
martedì 11 settembre 2007
the crazy check guy
lunedì 10 settembre 2007
Il candiratto
ps: questo panzone svaccato della porta accanto è
don ross - never got to pernambuco
domenica 9 settembre 2007
Max era Max
sabato 8 settembre 2007
Vive La Fete, i nuovi Ace of Base
Vive
Festival Bruis - Maastricht
2 settembre 2007
venerdì 7 settembre 2007
La compagnia dei disperati
Està todo jodido: così, molto prosaicamente, un’erasmus spagnola ha quantificato le mie speranze di trovare una camera qui a Maastricht. Già è difficile se sei studente, ma se sei studente c’è il Kamerburo, un servizio universitario dove si trovano le offerte, ormai ridotte al lumicino, ma soprattutto riservate. Per me che non son più studente la cosa si fa grave. In più tutti vogliono un regolare contratto da un anno, con perdita della caparra (=due mesi d'affitto) se te ne vai prima, mentre a me verrebbe comodo un subaffitto. Ma siamo in Olanda, compare, mica sul Mediterraneo. Le agenzie mostrano a peso d’oro buchi appena resi lucrativi. Tutti mi dicono It’s tough, e io grazie, lo so. Qui all’ostello siamo almeno una decina, di ragazzi che debbono rimanere qui solo qualche mese (dai 4 ai 6) che stanno cercando una stanza. C’è una ragazza spagnola, uno italiano, un brasiliano lussemburghese, due tedeschi, uno londinese, un russo, un ceco, e chissà quanti altri in giro, giocandosi quel che resta a prezzi esorbitanti. Siamo la compagnia dei disperati. Trovare qualcosa a meno di 400 euro è ormai una chimera, e tutto ciò che ho visto finora non è ammobiliato: ciò vuol dire che dovrei dormire in un cartone finché non trovo un letto.
giovedì 6 settembre 2007
Homo Homini Ludus
Non vedo il tennis da quando in Italia gli hanno tolto il chiaro, cioè dal lontano 1993, quando ero un giovine devoto del gioco a rete. Il serve ‘n volley, battere e subito dritti in bocca agli attacchi dell’avversario mi sembrava più audace, ma anche più onesto che rimanere in trincea a distribuire mazzate dal fondo. Era la vampata e il rischio del fuoco contro il calmo tepore della brace dell’ultima linea di gioco. Per me erano i tempi di Becker, Rafter, Edberg e Chang, e spesso vincevano gli altri.
Su Eurosport2, mentre un enorme e talentuoso Safin (testa di serie numero 25) perde stancamente con un triplo 6-3 da un giovane e sconosciuto Wawrinka, passano gli US Open. I due giocatori seguenti sono particolari: seppur privati della loro nazionalità dalla mancanza di bandierina vicino al nome, i visi contratti ne tradiscono le radici. Djokovic sembra Adrien Brody, quello de Il Pianista. Pure di Summer of Sam, di Spike Lee, dove faceva il punk, quelli newyorkesi d’altri tempi. Stepanov invece sembra il cattivo di Robocop, l’arrivista impolverato amicone degli assassini dell’uomo di ferro, terminato mentre supplicava l’immeritato perdono (cercando il pistolone con l'altra mano) con abbondanti quanto finti lacrimoni.
Istintivamente tengo per Adrien Brody, perché il cattivo di Robocop mi è sempre stato sul gozzo. Anche se talvolta risalgono, il gioco rimane saldamente a fondocampo. Il mio favorito sta sempre all’inseguimento ma si vede che è più bravo, solo un po’ impreciso. È pur sempre testa di serie numero 3, dice la sovrimpressione. Prima o poi avrà la meglio sulla profonda stempiatura sudata dell’altro, che riesce a togliere l’attenzione dalle profonde occhiaie rosse. Dopo un 7-6 ciascuno, il cattivo ripassa in vantaggio di nuovo e nel quarto set conduce 5-4. Sembra fatta ma il punk slavo passa in vantaggio 5-
Vince Djokovic, dopo un match point mancato sul 6-2. Tutto si scioglie intorno al campo, il pubblico esplode in una liberatoria standing ovation e li porterebbe in tripudio, se solo potesse. Tutti hanno hanno assistito a qualcosa di epico, quello che le boriose partite di calcio non sono più da tempo. Mentre Djokovic esulta, finalmente senza tensione, Stepanov scavalca la rete e lo raggiunge. Si abbracciano forte, come due scalatori che hanno scalato insieme le rupi e hanno finalmente conquistato la cima. Si sbilanciano quasi, e si scambiano il sudore di quattro ore e quarantaquattro minuti in una stretta virile. che provoca quella commozione umana che dà lo sport, a volte. L’unico motivo per seguire questa decadente caricatura del gioco, lo sport appunto, sono questi momenti finali di reala fratellanza tra cuccioli d’uomo sotto spoglie adulte. Staccandosi come amanti dopo un amplesso, con le facce e sconvolte e gli arti indolenziti, si guardano negli occhi, riconoscendosi. Poi il vinto si allontana, il vincitore esulta, ma al contempo indica l’avversario con la faccia di uno che ha avuto solo un colpo fortunato in più, che pare quasi brutto che qualcuno debba proprio vincere. Pare proprio brutto, a volte.
(a seguire un Robredo, un Matt Dillon con un accenno di baffi, tra i tempi de I Goonies e quelli di Drugstore Cowboys contro Fish, un Chris Penn un po’ più secco dei tempi non ancora ciccionissimi de Le Iene. Matt Dillon ha vinto in tre set e ha stretto cordialmente e senza esagerare la mano al suo avversario. Poi via, sotto la doccia, perché aveva sudato).
mercoledì 5 settembre 2007
camaròn (la pelicula)
che succede: chiedete ad uno spagnolo chi è el camaròn? vedrete che è come chiedere a un napoletano chi è maradona. el camaròn de la isla, il più grande (e più amato) cantante flamenco di tutti i tempi, è colui che ha portato el cante de los gitanos a vette espressive mai udite prima, con guizzi e gorgheggi degni di un muezzin che invita dal suo minareto ad esperienze mistiche. accompagnato da musicisti for-mi-da-bi-li quali paco de lucia e tomatito, divenne prima dei trent'anni il maestro del canto (come poi sono stati demetrio stratos e nusrat fateh ali khan, anch'essi non propriamente morti nel sonno), cosa che l'avrebbe avviato ad una carriera sedutio sul comodo sofà della revival di se stesso. invece, forte della sua posizione, el camaròn fu colui che rivoluzionò la musica flamenca, inserendo elementi e strumenti tipici del jazz e del rock, scelta che gli provoco non poca ostilità e fondate accuse di tradimento della tradizione (un po' come bere grappa e cocacola in trentino). il disco della rottura (uscito nel '79 e condito anche da testi tratti da poemi di garcia lorca), che porta il nome de "la leyenda del tiempo", è un' obra maestra che strappa di netto le ancore della tradizione e si avventura senza remore nelle indie della musica. il film racconta l'infanzia, il periodo con paco (e il suo padre padrone), le nozze con la chispa, sua compagna storica, la leyenda del tiempo, la tossicodipendenza e l'ultimo periodo, quando, a 40 anni, si scoprì in un cancro a i polmoni.
perchè vederlo: perchè, seppur compressa per motivi cinematografici, è sempre interessante scoprire le vite dei miti, e perchè per molti potrebbe essere una buona introduzione al flamenco, un tipo di musica poco ascoltato in italia, forse l'unica vera musica autoctona di questa nostra europa colonizzata dal piano marshall.
perché non vederlo: forse perchè è la solita storia del cantante talentuoso e tormentato ma che non sa badare a se stesso, un bambino intrappolato nel corpo di un mito, indolente e vizioso.
una battuta: paco de lucia "tu puedes ser el mejor cantante que havia nunca, tu tienes un dono de dios", camaròn "y tu tambien paco" paco de lucia "pues vamos a disfrutar no?"
lunedì 3 settembre 2007
"yippee-ki-yay, motherfucker"
sabato 1 settembre 2007
kebab vs. kebab
Ora la proliferazione del kebab ha prodotto questa nuova pasta di kebab, omogenea e compatta, fatta probabilmente di macinato d’agnello, che ha tutta l’aria di essere superindustriale. Le rasoiate producono scaglie di kebab, a volte anche grandi come una moneta. A livello di gusto il multistrato di kebab batte abbondantemente il truciolato di kebab. Immaginate l’altra sera come mi sono sentito quando, al dòner kebab alì babà, sulle rive della Mosa, affamato come un normale galeazzi, mi hanno presentato un kebab composto per l’ottantacinque per cento di carne del tipo truciolato, insapore come suole, con una piccola fonda di cetriolo e salse. È stata una tristezza, ecco.
viaggio senza viaggio
allo stesso modo mi sembrano oggi i viaggi in aereo. esistono due punti, quello di partenza e quello di arrivo, e in mezzo il nulla. a meno che si consideri “viaggio” il sorvolare paesaggi della grandezza percepita di un presepe, quando non di un modellino. tutto quello che c’è tra i due punti, semplicemente, non esiste. come possiamo ancora chiamare viaggio qualcosa che non ne ha più le caratteristiche, monco della via, senza il gusto della vita sulla via. in verità il viaggio moderno è più simile al teletrasporto di star trek che al viaggio propriamente detto. e questo lo dico senza vena alcuna di nostalgia (o di nostalgismo). solo chiamiamo le cose col loro nome. chiamiamola villeggiatura, non viaggio. per jack kerouac, il viaggiatore moderno per eccellenza, l’andare è sempre stato il massimo della gioia, l’arrivare il massimo della noia. e questo lo diceva uno che a a quarant’ anni viveva ancora con la mamma.