martedì 28 luglio 2020

LA SIESTA, semi-cover de La Collina di De André

Qualche tempo fa mi contatta Daniele Filosi e mi chiede di fare una cover di De André per lanciare uno spettacolo post-covid sul disco suo, quello col titolo lungo, quello sulle epigrafi dei morti. Sicuramente un gran pezzo di poesia italiana, ma non uno dei miei preferiti. Parliamoci chiaro. Fare cover di De André è mettere il culo nei calci. Il pezzo non sarà mai abbastanza cupo, nè abbastanza poetico, nè parlerà abbastanza degli ultimi, insomma non sarà mai abbastanza deandreoso. Comunque ho scelto il pezzo meno palloso del disco (che probabilmente è il più palloso della discografia).

Il modesto parere del Faber sulla mia cover

Non si tratta propriamente di una cover vera e propria, è più una rivisitazione. Dell'originale rimangono gli accordi, la melodia del ritornello, il tema e qualche elemento del testo: il personaggio che torna dalla guerra, la donna che ha abortito e quella picchiata (qui riunite in una stessa persona) e la domanda che l'ultimo personaggio descritto pone ai mercanti di liquori (nel testo in nones, la Partesa).
La Collina non è un epitaffio, ma una presentazione dei personaggi celebrati negli epitaffi, una specie di sommario del disco. Sono morti che rappresentano uno spaccato della popolazione tanto media quanto miserabile.
In questo senso ho tenuto buono il tema e ho raccontato un tot di persone morte in Val di Non. Si parte dal incidente d'auto nella classica accezione nonesa, ovvero contro un albero, all'altrettanto classico volo dal Pont de Ciastelaz (il ponte dei suicidi nostrano)(la mia collerga Cristina mi ha corretto: pare sia il ponte Alto di Castelfondo, ma anche Ciastelaz ha il suo fascino morboso). Poi c'è il morto schiacciato sotto il trattore (perché usare la barra è ritenuto gay), il cacciatore amante che va alla guerra in piedi e torna sdraiato (ok non ne muore più tanta gente in guerra, ma in missione di pace qualcuno schiatta ancora), alla donna vittima di violenza fisica, tra le mura domestiche come la maggior parte, e al bambino che ha perso tra una violenza e l'altra. Infine il morto schiacciato da un tronco tagliando legna nel bosco e il beone, perché c'è sempre un beone morto in ogni paese.
Manca solo il morto di tumore, perché i dati scientifici non sono ancora abbastanza accurati per dare la colpa alla Val di Non dei tumori della gente. Saranno le cattive abitudini.

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Boh, l'embed non va, guarda il video qui

Diseguito testo e traduzione

LA SIESTA

'Ndo el na el Mambo?
En ten arbol
Senza sugo
Sota Malgol
'Ndo el nà el Vize?
L'ultim viaz
L'a fat doi pasi
A Ciastelaz
I l'à fati n tanti
Chei doi pasi
Ma el terz l'è nu fuer pu lonc
Le man plene
De "Ti tasi"
L'è vent che te bat a vout
I fa tuti la siesta su 'ntel sagrà

El Sozi l'era en gran sienza
El nava senza sbare
Ades l'è senza testa
Al Poze gi plaseva el szop
L'è na en Afghanistan
El sbarava en talian
L'è tornà dala guera
Vestì de na bandiera
La Stela l'era la pu bela
E ancia la pu morela
G'è nà de mal en fiol
El la trucava n'om
Che el geva dat ancia el cognom
I fa tuti la siesta su 'ntel sagrà

El Gabo l'era grant e gros
El stava ben col neger
Ma gi plaseva el ros
Sta sort l'è stà na bruta sort
G'è nà sora na bora
N'è vanzà sol en toc
El Rosco l'era propi en ros-c
Pu brut dei debiti che el geva
E en cont avert ala Partesa
Che ogni bota el gi diseva
"Ma voi che vendeu vin
Che vin feu po dei me schei?
Che crompau po dopo de pu bon?"

I fa tuti la siesta su 'ntel sagrà

Un n'atimo l'è viu
Dopo n'amen l'è zo iu

TRADUZIONE

Dov'è andato il Mambo?
In un albero
In maniera stupida
Sotto Malgolo
Dov'è andato il Vize?
L'ultimo viaggio
Ha fatto due passi
A Ciastelaz
L'hanno fatti in tanti
Quei due passi
Ma il terzo gli è uscito più lungo
Le mani piene di "stai zitto!"
E' vento che ti fa cadere
Fanno tutti la siesta al cimitero

Il Sozi era un sapientone
Guidava senza barre
Adesso è senza testa
A Poze piaceva il fucile
E' andato in Afghanistan
Sparava in italiano
E' tornato dalla guerra
Vestito di una bandiera
Stella era la più bella
E anche la più cianotica
Ha perso un figlio
La truccava un uomo
Che le aveva dato anche il cognome
Fanno tutti la siesta al cimitero

Gabo era grande e grosso
Stava bene col nero
Ma gli piaceva il rosso
Questa sorte (di legna) è stata una brutta sorte
Gli è passato sopra un tronco
Ne è avanzato solo un pezzo
Rosco era proprio un rospo
Più brutto dei debiti che aveva
Un conto aperto alla Partesa
E ogni volta diceva
"Ma voi che vendete vino
Che ve ne fate dei miei soldi?
Cosa ci comprate di più buono?"
Fanno tutti la siesta al cimitero

Un attimo uno è vivo
Dopo un attimo è laggiù

2 commenti:

stefanover ha detto...

Carino il tuo blog trentino, anche se non in ladino, ma due note sul povero orso, rinchiuso senza peccato, carcerato senza colpa... e sul suo carceriere fugatti bava beccaris, .... bocia me le puoi cantare ?

Felix Lalù ha detto...

Ciao Stefano
Ho già detto la mia riguardo la questione orso qui https://www.youtube.com/watch?v=vjPqKWz3jJc
Buon ascolto!