martedì 22 aprile 2014

PASQUETTA IN PIANURA - BRain - Montichiari - 21 aprile 2014


Il 13 aprile dell'anno scorso è stata l'ultima data della Piccola Orchestra. Nel frattempo è successa Bonucci (se non sai chi è Bonucci scoprilo qui), tante sbatte e un trasloco in Val di Non. Infatti prima facevo il figo in giro per l'Italia dicendo che ero della Val di Non ma in realtà vivevo in quella che in Val di Non chiamano città e nelle città chiamano Trento. Nel frattempo ci son stati tre concerti autunnali, ma solo perché le richieste non si potevano rifiutare: un simposio di scultura lignea/festa paesana in cui la giuria erano i boci delle elementari e i ciechi, la chiusura di un locale in cui ho sempre goduto di un'ospitalità desiderabile e la festa di laurea della super dj del mio matrimonio. Nel mezzo, non ho mai preso in mano la chitarra e con mai non intendo ognitanto ma proprio mai mai. A volte mi chiedevo dov'era, e sinceramente la maggior parte delle volte non ne avevo idea.

Poi però chiama Ruben della Locanda e dice facciamo un festival superacustico tutto di cantautori, dovresti esserci. Faccio un po' il figo perché non son sicuro di essere pronto, poi accetto, a patto di poter usare il ghetto blaster per le basi. Ruben fa ok, ma solo se va a pile. Sono otto pile di quelle enormi. Poi scopro che suono con tre tra i miei cantautori preferiti e sono contento di aver accettato.
Il disco è uscito a fine 2011, ergo son due anni e mezzo che ho lo stesso spettacolo. Ora è meglio che all'inizio, perchè nel  frattempo l'ho fatto settanta volte, ma rimane lo stesso spettacolo. Mi dico che devo assolutamente portare qualche canzone nuova. Le ho, le ho registrate nell'ultimo mese di gravidanza: c'è la canzone sulla rivolta, quella impegnata, quella sull'estate e la cover importante. Preparo le due di mezzo quattro giorni prima ascoltandole e cercando di recuperare gli accordi come facevo con quelle dei Nirvana vent'anni fa, come si fa con le canzoni dei altri. Me le imparo per l'occasione.
Partiamo con l'Irene a mezzogiorno. Con lei ho fatto l'asilo, le elementari, le superiori, l'università, il tirocinio in comunità e in ex manicomio, un tot di scorribande e capodanni, un anno di convivenza, un gruppo punk, un gruppo stoner e ora un gruppo di cover di cori della montagna, oltre a una serie di balle invidiabili. Io le ho stortato un dito e lei mi ha deviato il setto nasale, sempre in maniera amichevole. Negli anni i nostri discorsi sono passati dai cartoni al vino in cartone, poi dai Sonic Youth alla giovinezza delle nostre figlie.
Il BRain è così bello e pieno di robe fighe che metti la mano in tasca cercando il passaporto. Non può essere Italia, non può essere e invece è. Due piani enormi, due palchi, tavoli di copertoni colorati e bidet di cuscini, il poster dei Lighting Bolt e quello di Rambo 2 (e pure quello del Conclave Tour, addirittura) (a proposito, per chi ne fosse sprovvisto, ce ne sono ancora alcuni, numerati a fatti con le mie manucce), oltre al solito buon Ruben col fratello Gioele e le sorelle birre serie.
C'è già la squadra della menta al cubo al completo: Giordy (anche detto Roadie Guedé) (scopri perché qui), Silvio con morosa vegetariana cui dedico la mia tracolla di cavallino bianco ed Elia con boccale da litro e famiglia. Bob Corn è già al banco con un rosso in mano, nel frattempo arrivano anche Phill Reynolds e Caso. Uno pensa che quando ci si trova tra cantautori si parli di poeti e musica, invece noi parliamo di di lingua salmistrata e delle salse con cui accompagnarla.
C'è Ottavia Brown che fa robe anni 50, tutti vestiti da gezzisti seri, vien voglia i ballare ma non son più i tempi del ballare, sono i tempi dell'ascoltare e annuire o no. La voce si sente poco, temo di fare la fine di Gesù in Brian di Nazareth, che dice beati i puri di cuore e un tipo lontano capisce beati i puri liquori, invece è solo Ottavia che c'ha la voce bassa e gli strumenti intorno.
Salgo sul palco e mi stupisco di quanto le canzoni escano così naturali e regolari anche se non le ho mai provate per più di un anno. La gente si prende bene, durante i pezzi nuovi mi fermo solo una volta, mi invento una scusa a caso e riparto. Dimentico di mettere Mi sale la gayna in scaletta e vabbè. L'Irene suona Sono della Val di Non e alla fine ha il polso storto perché lei non sa fare il barrè (mentre io so fare solo quello, dovremmo insegnarci delle cose). La gente fa la V e la N della Val di Non con la mano e tutto è molto bello. Son tornato e son contento.
Poi c'è Caso, che ci spiega che ci son stati un sacco di poeti e hanno detto tutto ma non tutto tutto. C'è ancora posto per nomi verbi e aggettivi messi uno dietro l'altro per stupire chi di poesia s'è rotto il cazzo. Grazie Andrea!
Poi c'è Phill Reynolds che ci spiega che il blues più è vecchio e più è vivo, più è basso e più fa volare alto, più è punk e più è vintage. Grazie Silva!
Mentre suona ci magnamo una meritata pizza, mentre avanza verso di noi il figlio unenne di Above The Tree che si gusta le nostre croste avanzate come fosse il miglior pasto della sua vita. Rimpiango che Bonucci sia rimasta a casa e Irene fa lo stesso per sua figlia Maia. Quando arrivi al punto di rimpiangere che tua figlia non sia con te a un concerto ti fai così tanta tenerezza che dubiti del rocker che è in te. E invece il rocker ama i suoi figli come le sue canzoni. Non saprei descrivervi di quando Bob Log III, mangiando un wurstel dopo il concerto (in cui fa salire le tettone sulle sue gambe per shakerarne le bocce come in tutti i concerti), ci raccontava che non vedeva l'ora di tornare in Australia dalla sua bambina.
Poi c'è Bob Corn che è sempre incredibile. Il problema dei cantautori è che la gente parla e a volte si sente poco. Invece lui più canta lieve e più la gente sta zitta, più parla suadente e più la gente allarga i padiglioni per sentire cos'ha da dire. Ci racconta della shakerata dell'Emilia e di Johnny Cash e ogni volta impari che si possono inventare tante storie ma come le vite della gente non ce n'è. Grazie Tizio!
Poi ci sono i Girlless & The Orphan, che non conoscevo ma che quando è salita la tipa sul palco erano più belli anche loro e c'hanno pure fatto cantare i Laghetto. Grazie voi!
Alla fine foto di gruppo, rum e pera obbligatorio e tutti a casa, con un festival indimenticabile sul groppone. C'è tutto un immaginario rock fatto di droghe e pompini gratis, ma più vado avanti e più credo che il vero rock sia andare in un posto fantastico del genere e condividere il proprio sudore e qualche ora della tua vita con gente così, con musici e baristi, poeti e beoni, amici e amici di amici, gente che si incontra e parla della lingua salmistrata come fosse la cosa più buona del mondo. Grazie a tutti.

Enogastronomia: Birra Spaten doppio malto, grappa, acqua, rum e pera obbligatorio, pizza vegetariana 2
Musica: Ottavia Brown, La Piccola Orchestra Felix Lalù, Caso, Phill Reynolds, Bob Corn, Girlless & The Orphans
Compari di viaggio: Irene

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