martedì 26 gennaio 2010

Come mantenere le radici storiche

La settimana scorsa ho sostituito un collega che fa l'educatore a scuola. La lezione di ginnastica si svolgeva nella palestra delle canossiane, in viale Verona a Trento. La particolarità di questa palestra è che è stata ricavata da una chiesa. Campo da palllavolo/basket nella navata centrale e le navate laterali divise in piccoli spazi contenenti palestra di roccia, pingpong, materassi, pesi, eccetera. No è che qui in Italia la pratica del riutilizzare le chiese per altri scopi sia granchè diffusa (Ani DiFranco docet). Anzi, le chiese - ancorchè inutilizzate - vanno preservate in quanto patrimonio della nostra cultura millenaria anche se:
- non ci sono più preti
- i fan della chiesa (quelli che seguono i suoi concerti perlomeno) sono in grande calo.
Al mio paese c'è una chiesa strafiga, con una viacrucis da fumetto che spacca il culo e che so a memoria, duecento fedeli che devono andare nel paese vicino per la messa. Una chiesa vuota, come una casa vuota, è tristezza, un oltraggio ai senzatetto e agli speculatori. Guardare e non toccare è ciò che distingue una persona normale da un segaiolo.
Allora non resta che fare il vaticinio, solo per il gusto di dire l'avevo detto io: ci sarà un momento della crisi in cui questi spazi resistenti e dall'acustica perfetta saranno reclamati dal popolo per farne centri sociali occupati (rigorosamente senza punkabbestia, perché a quel punto mi sa che ce li saremo mangiati), spazi aggregativi, sale da concerti, centri benessere, casini di lusso, blablabla.

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