domenica 9 dicembre 2007

Un italiano nero

Per me L'italiano di Toto Cutugno è Marco Tardelli che corre come una gallina decapitata dopo il gol alla Crucconia tutta nel 1982. Io tra l'altro non l'ho neanche visto. E' che negli anni 80 ogni trasmissione sportiva associava sempre le due cose. Forse la fierezza della canzone richiamava quella della sindrome che porta il suo nome. Io che ho dovuto aspettare altri vent'anni per vedere l'Italia vincere un mondiale ho sempre tenuto quelle immagini e quella musica come surrogato di ricordo (pensare a quanta parte della memoria é legata alla televisione e non alla vita reale é deprimente ma tant'é).
Nel suo ultimo album il buon Simone Cristicchi ne propone una cover. Una versione un po' claustrofobica e un po' noise invero, con un incedere incalzante ma trattenuto, con un finale rumorista alla Sonic Youth. La nuova veste ne evidenzia un testo che a seguirlo esce molto meno ignorante di quanto ci si possa (pensare di) ricordare, con una vena critica inusitata e imprevedibile per un democristiano come Toto.
Su gentile segnalazione del compare Carleis (l'ultimo vero genio delle valli del noce, checché ne dica il suo modesto ego) sono lieto di presentare l'ultimo video del cantautore italocanadese Marco Calliari, nonni nonesi e un po' di confusione sulle musiche tradizionali delle alpi trentine. In fondo è meglio così. Dopo un po' di Angiolina Bel'Angiolina è perfettamente comprensibile scivolare fischiettando su 'O sole mio, niente da eccepire. La versione del nostro è tutto l'opposto di quella di Cristicchi. E' divertita e trascinante. E' l'Italia vista da lontano.



Da una parte la versione ancheggiante e colorata di chi ci guarda col binocolo, con fierezza ma col binocolo; dall'altra la versione inquietante di chi in Italia ci vive, e non ci trova niente da ridere.
Chi vincerà?