mercoledì 29 agosto 2007

Apologia del parlare del tempo

tornando dall'inghilterra il cielo italiano pareva proprio lo stesso che avevo lasciato a londra: non quel cielo plumbeo che promette grandi cose ma una cappa grigia, presente ma non ingombrante, che ti aspetta non appena sarai allo scoperto senza un tetto sotto cui ripararti. stavo nell'autobus, con un inglese. avevo voglia di fare due chiacchiere e poi il tipo mi pareva uno gioviale. allora ho esordito con un do you feel comfortable, don't you? because of the weather... lui sè fatto una risata e lì abbiamo cominciato a parlare e lui era molto simpatico e arguto, eccetera.
tutto questo per parlare del parlare del tempo. c'è chi dice (anzi, diciamo che è luogo comune dire) che parlare del tempo è la cosa più banale e superficiale che si possa fare. parlare del tempo significa non avere niente di meglio da dire. parlare del tempo tiene le persone lontane, non crea reale condivisione.
io sinceramente non sono d'accordo. il tempo (atmosferico) è l'unico fenomeno vissuto che ci lega inequivocabilmente alle persone che condividono il tempo (orologico) e lo spazio con noi. sul tempo non possiamo avere opinioni che ci dividano e che ci facciano litigare. e per poter conversare è necessario prima stabilire un campo di gioco, uno spazio comune (e qui le espressioni ci fregano ancora: perché un "luogo comune" non ha mai un'accezione positiva?) su cui intavolare qualsiasi dialogo, un primo sorriso, segno di riconoscimento dell'altro. anche se spesso accade controvoglia, parlare del tempo è riconoscere ad una persona il dialogo: per quanto superficiale possa parere, esso crea un abbozzo di legame che crea una soluzione di continuità tra il silenzio (o l'indifferenza) e il dialogo. parlare del tempo è il cavallo di troia per poter parlare con uno sconosciuto senza urtarlo fin da principio con argomenti che lo metterebbero sulla difensiva. parlare del tempo è il primo passo verso la condivisione, avvicina le persone. per questo non è nè banale nè superficiale. è anzi un atto profondamente etico, forse, dopo il saluto, è l'azione più civile che ci possa capitare di fare in tutta la giornata.
bella giornata no?

martedì 28 agosto 2007

well and comme, compadre!!

discreto lettore e lettrice dei blogge,
questo è il messagio che ti benviene nel concitato e convinto blogge del felix lalù. questo che stai leggendo in questo preciso momento è un luogo che troverai cose strane, cose banali, cose inteligenti e pure cose inutili. esso ospiterà le cose che dice felix lalù, le cose che dicono i passanti e le cose che dicono le voci (ah, se non ci fossero le voci). esso sarà luogo che tu dici felix lalù sei un profeta come il grande e venerabbile profeta lalù oppure felix lalù sei un coglione e pure un ignorante e a seguire tante belle bestemmie di nuova fattura (ah, le bestemmie di nuova fattura). questo e molto altro si può fare in questo blogge.
invito pertanto a commentare e dire si no forse e queste cose che si dicono.
ma intanto ti auguro una buona lettura, visto che non si può ancora sentire niente, ma un giorno si sentirà. tutto.
a presto
the f.lù

sabato 25 agosto 2007

live free or die hard

che succede: la storia è sempre la stessa. lo sbirro john mclane vs. i terroristi. stavolta però sono terroristi virtuali, che si intrufolano nelle maglie dei software degli stati uniti e fanno un casino della madonna: impazziscono i semafori e i trasporti, si impadronano della comunicazione e dell'energia, provocando panico puro. questa volta john mclane (con l'aiuto di un hacker ovviamente, perché lui non sa manco cos'è un mouse), scappa da un gruppo di cecchini, scappa con una macchina rincorso da due elicotteri più cecchini, sopravvive a un megaincidente con macchine che gli arrivano da entrambe le direzioni, le prende da una donna ma poi la schiaccia con un suv, guida un elicottero anche (praticamente) se non la mai fatto, rincorre un furgoncino con un megatir ma viene attaccato da un caccia, cade da un viadotto sul caccia in rotazione e poi ancora sul viadotto e poi via verso il finale buono.
perché vederlo: perché, diciamoci la verità, è la solita americanata, piena di azione e di cose incredibili. magari alla fine è zoppo e pieno di sangue, ma john maclane non fa una piega. quello che fa la differenza sono le battute. tipo questo le sta prendendo ma trova sempre il tempo di sparare minchiate. e in questo john mclane (con lo schwarzenegger di commando) non ha rivali.
perché non vederlo: perché è la solita americanata, semplicemente, e se non ti fanno sganassare le battute di john mclane questo è solo un altro costosissimo filmetto, come transformers.
una battuta: hacker (scappando in macchina ai cecchini) "sono spaventato" john "si, lo vedo" hacker "e tu non sei spaventato?", john (impassibile) "si, un po'", hacker "e quella è la tua faccia quando sei spaventato?!"

green street hooligans

che succede: cè questo ragazzetto, chiamiamolo lo yankee frodo, che viene espulso da harvard per colpa del suo biondo e impolverato compagno di stanza figlio di papà. allora se ne va a londra dalla sorella, e lì scopre il calcio, o meglio il calcio inglese, o meglio i due elementi che scortano il calcio inglese come un volpino: le birre e le risse. qui è in corso una lotta tra tifoserie di picchiatori, una lotta per la reputazione che finisce sempre a cazzotti, con scene molto ben girate con tanto di sanguazzo e violenza gratuita. la struttura sembra una canzone di madonna, quella classica delle fiabe e del romanzo di formazione, con problema iniziale, fuga con disonore, arrivo con difficoltà, accoglimento difficoltoso ma degno nella famiglia (con tanto di tatuaggione del west ham e scoperta di una nuova identità inedita), fraintendimento, mega casino con tragediona finale e poi, la chiusura del cerchio, quella che fa la differenza tra andare a letto col magone o con il magone ma anche un mezzo sorriso. il film fila via liscio come una palla da flipper e lo yankee frodo, da studente sfigatello, impara "quello che nessuna università dell'ivy league poteva insegnargli" e diventa uno con le palle.

perché vederlo: perché, in un certo qual modo, anche se per quasi metà del film se le danno di santa ragione, in realtà quello che esce è che i hooligans in realtà è gente normale, che lavora (uno il giornalista, uno il poliziotto, uno il maestro, ecc.), che difende dei valori come la lealtà e la famiglia, che lascia il posto alle vecchiette in metropolitana. e poi il tutto rimane tra hooligans, se le danno sempre tra di loro. non è che uno che non vuole fare una rissa ci si ritrova in mezzo, magicamente. il tutto è senza regole ma anche cavalleresco, se vogliamo, diciamo un divertimento che si concedono l'un l'altro.
perché non vederlo: perché sarà pure cavalleresco, ma se le danno veramente di brutto e a volte ci scappa il morto, e allora lì tutti si fermano come se si fosse rotto qualcosa. muore qualcuno e fine del gioco. allora bastava pensarci prima e giocare a machiavelli no?
una battuta: discutendo degli sport americani, in metropolitana, matt "i giocatori di baseball riescono a lanciare la palla a 156 km/h." tom "e allora? vuol dire che possono farsi una sega più velocemente?"

venerdì 24 agosto 2007

tutto quel che so è che amanda casa del vino...

ho sempre pensato agli inglesi come gente seria. certo, un po' troppo presi col gossip, ma in fondo gente seria, gente con cui si può parlare del tempo senza sentirsi banali. invece, calato in terra d'albione trovo che null'altro c'anno de argumentare che la storia della povera amy winehouse e del suo ganzisimo blake fielder-civil. la storia è questa: dopo anni di depravazione la 23enne cantante (con una voce da paura, peraltro) collassa per un mix di eroina, cocaina, ketamina e alcol. a parte che lo sa pure mio nonno, ma vabbè, lei collassa, il giorno dopo si incontrano i genitori di lei con i genitori di lui, robe da neorealismo ma vabbè, e decidono di mandarla in un centro di rehabilitazione da 10000 sterle alla settimana. lei entra, e tutti contenti, ma il giorno dopo il suo ganzo se la porta via, dice che devono andare a prendere la chitarra a londra. altra reunione tra parents e poi via, di nuovo alla prigione di lusso. altra storia è pete doherty che è stato bandito da londra per i suoi eccessi, poi va a un festival e lo rifermano ed è pieno di robba. e i giudici a dire che se non lo raddrizzano dovranno metterlo in galera. altre notizzione: una donna vince 35milioni di sterle alla lotteria, quindi doppia paginona per tre giorni. un padre vince ne vince altrettante, il figlio lascia il lavoro di muratore ma il padre sparisce, così il figlio è costretto a mendicare indietro il suo lavoro. è stato trovato un chewinggum dell'età della pietra, ovvero un pò di resina masticata e solidificata. tra un pò ce la ritroveremo al mueso archeologico con vicino una bigbabol panna e fragola. ultima notizia, una famiglia arriva a londra dalla nuova zelanda con le ceneri della madre, per lasciarle nella terra natia. allo scalo di dubai le ceneri vengono perse, e questi si ritrovano a londra senza ceneri. tre giorni dopo il lieto fine: le ceneri sono state ritrovate, erano finite alle seycelles. evidentemente temevano l'umidità. non per tediare, è che io sono uno che si tiene informato.

mercoledì 22 agosto 2007

l'insostenibbile responsabilità dell'autonomia

succede pure queste cose al ostiello smarzo. ovviamente tu sei supposto di lavare i tuoi piatti, e molta della ggente lo fa. ma tutti i giorni, regolarmente, alla mattina il lavabbo sta ppieno de piatti, e la tipa che pulisce la cucina, anche se non è supposta di farlo, li pulisce. a me sinceramente questa cosa me sta nu poco poco sulla punta: già paghi poco, e ti fanno le pulizzie, c'hai l'internette al gratis, pure in salotto col wi-fi, televisione, dvd, videocassette tante, pool a 50p, carte, sterio, nessuno te rompe e poi a sta rigazzina le fai pure lavare le piatta tua. nella fattispecie, iersera c'è stata una tarda in ostello, tre ragazze hanno cucinato per una decina di persone: anpastini, pasta, riso e poi gelato ai lampioni caldi. poi tutti s'è scesi al pool e s'è fatta festa fino alla tarda. alle 3 si torna su e si trova tutta la mmerda per la cucina, manco nel lavabbo an messo la robba, sti sozzi schifi. io era li con rose, una simpatica e corpulenta 21enne australiana molto più matura della sua età che ci dicevamo queste cose, e poi arriva rafi, un tipo del martinica che vive in norvegia e vorrebbe vivere in sicilia, che c'è gia stato, che dice e vabbè, che sarà mai. mi sembra già nel mood, ma io e la straliana, dal canto nostro diciamo che no, che se tu vuoi essere libbero veramente, un essere autonomo, devi pure prenderti le tue responsabbilità, non dovere niente a nessuno, and wash your fuckin dishes. che questo dovrebbe gratificarti, il non debere niente, anche se fatica è. checcivuole. se in tutto il monno tutti lavassero le sue schife robbe non ci sarebbero ragazzine inglesi che fan li straordinari scrostando i lampioni dalle coppette e il ragù dalle pentole dei figliuoli delle mamme del resto del mondo. poi, fiero della mia paternale, ho tentato di non pisciare fuori dal pissatoio, e ce l'ho fatta.

giochi abbere

l'altra sera, all'una di notte, stanchi del solito pool, si è pensato bene di fare un gioco abbere. il mondo è pieno di giochi a bere, e di solito tutto si limita a una o due regole e se sbagli bevi. questo invece è giusto un po' più elaborato e si chiama RING OF FIRE (o ring of qualcosaltro). niente di oxfordiano, ma lo scarabeo non era contemplato. si dispondono le carte da poker in un cerchio e si pesca, uno alla volta. george di volta in volta spiega le regole, alcune le inventa sul momento, a volte le cambia ma è divertente. inoltre, visto che nessuno di noi ha più 16 anni, si beve birra, il che permette al gioco (e a noi) di durare di più. col due devi far bere due sorsi a qualcuno. col tre li bevi tu. col 4 ne distribuisci 4 a chi vuoi ma col 5 te ne bevi 5. il 6 è a ship comes to the harbour lookin for... e tu devi dire qualcosa, tipo verdure, macchine, ecc. il primo che si impapera, beve. col 7 devi fare le rime: uno dice una parola e ognuno deve inventare una rima, finchè qualcuno non sbaglia. l'8 è il ping pong: devi fare una domanda a qualcuno (e la domanda deve essere rilevante) e questo deve rispondere con una domanda, non necessariamente a te, e così via. il 9 è have you ever/you have never: chiedi a qualcuno se ha mai fatto qualcosa e se l'ha fatta beve. le figure impongono degli obblighi che non durano solo per quella mano ma finchè non se ne pesca un'altra uguale. col jack succede che, se tu fai una domanda a qualcuno lui ti deve rispondere con fuck off! se non lo fa, beve. con la regina boh, non ricordo. se peschi il re diventi il re, e se si mette la mano sotto il mento tutti lo devono fare (un po' come quando dici merda giocando a merda). l'asso ti concede di inventare una nuova regola (george s'è inventato che se ti guarda nei occhi, devi bere, quindi devi evitare di guardarlo nei occhi). non è certamente il tipo di gioco che esalterebbe enrico ghezzi, ma sinceramente giocando a scacchi non ho mai conversato molto. il tutto si è limitato a delle gran chiacchiere, delle grasse risate, several gite al bagno, e un leggero ronzio da day after. con qualcosa di più pesante della birra staremo li ancora tutti rimpiangendo di averlo fatto.

la fauna

cè questo ostiello nella londra di oggi dove risiedo da qualche ggiorno. si chiama london backpackers hostel, ed è il più smarzo che ho trovato (la foto, tratta dal sito, si riferisce a quando hanno arredato la cucina per la prima volta e i frighi erano ancora stabili e in posizione perfettamente verticale, pare). sto in una stanza grande 4x5m dove dormono 15 persone: 3 castelli grandi e 3 piccoli. ci alberga una fauna di personaggi che ho avuto modo di conoscere in queste sere. ci sta l'irlandese padder, faccia da irish ma capelli nerissimi, con una insolita predilezione per il vino rosso. è qui da tutta l'estate, s'è fatto 4 o 5 festival in giro per l'inghilterra, di cui un rave con il fango fino alle ginocchia. ci sta sebastian, un catalano che vive qui (cioè in questa stanza) da 4 mesi quattro, lavora in un pub. è simpatico, ma ha i peggiori tatuaggi che si siano mai visti: una stellona sul gomito destro (e fin qui tutto bene), sopra un IX grande 10x8cm, a caratteri cubbitali, e dilà, su tutto il bicipite, una serie di note musicali. io incuriosito gli faccio che canzone è? e lui una di jimi hendrix. e io ma dai, quale? e lui non lo so. evidentemente non si è preparato la seconda risposta. poi ci sono i due neozelandesi, algers (o qualcosa del genere, dovrei farmelo scrivere) e george. sempre scalzi, pure nella merda dell'ostello. non fanno un cazzo tutto il giorno, la sera bevono e giocano a pool con gli altri e sparano minchiate e sanno un pacco di giochi a bere. carlos, un madrilegno iperattivo con una parlantina alla luttazzi che spaccerebbe sua nonna per una vergine svedese, e ma spiegato la teoria de la plancha, ma questa è un'altra storia. poi c'è christine, una francesina che sta ogni due giorni e mezzo con uno diverso (prima era sebastian, poi un crucco, ora algers e mo se ne va quindi boh), anche se pare che il fiore si possa solo annusare. poi c'è omar, di oakland, california. amante dell'hiphop, padre yemenita, madre portoghese, 23 anni, sposato con una marocchina è stato a dubai a lavorare tutta l'estate. è qui perchè gli han perso la valigia con dentro il biglietto e la visa per gli US. poi c'è quello di detroit, che ma detto che la motorcity fa 5 milioni di abitanti e non c'hanno manco la metro. tutti in giro in macchina. loro in casa sono in 5 e ne hanno 7. altro che targhe alterne. poi c'è caroline una tedesca di 19 anni che lavora qui da qualche mese. dorme con due peluche. ogni tanto qualche lobo feroz (come dice carlos) ci prova, ma è proprio bambina, e non subisce i fascini. poi nick, un tacito australiano che porta sui polpacci uno dei peggiori tattoo che abbia mai visto: un bicchiere di vino con intorno due serpenti attorcigliati. poi ovviamennte ci sono gli italiani: prima c'era riccardo, di gaeta, diceva di avere "quasi" finito economia, tre settimane di corso di inglese e forse, se lo scandivi bbene, capiva what's your name. appena c'era possibilità di parlare italiano si ributtava nelle accoglienti braccia della mamma lingua e non c'era verso di fargli capire che gli altri astanti non capivano. partito lui sono arrivati cinque giovinastri di modena, ma quelli non sanno parlare l'inglese a parte uno, quindi si stonano di superalcolici tutte le sere millantando di uscire e alla fine o non escono e stramazzano in salotto, o escono e tornano due ore dopo, giusto il tempo di andare e tornare credo.

domenica 19 agosto 2007

la diretta proporzionalita' tra unto e bonta'

e' cosa risaputa che qualsiasi pietanza o oggetto adecuatamente fritti nell'olio acquisiscono un sapore piacevole che a volte accompagna, spesso sostituisce quello della pietanza stessa. io preferiso chiamarla LA DIRETTA PROPORZIONALITA' TRA UNTO E BONTA' (fa anche rima, e ame la rima piace). l'altra sera, alle due di notte, arriva padder, irish compare di ostiello con una porzione di fish and chips, ovvero pesce fritto accompagnato da patatine fritte. ingurgitando con voracita' da neorealismo padder mi spiega che lui evita accuratamente mcdonalds, burger king, kfc e compagnia bbella. oltre che per una questione etica, padder non si fida di queste multinazionali dell'unto e preferisce quelle piu' nostrane, in questo caso il fishenchippsaro all'angolo. in fondo, dice, si tratta di pesce crudo messo nell'olio: oltre ad essere un necessario toccasana per la situazione metabolica in cui la notte (e il vino rosso di cui si faceva fiero latore) lo costringe, è anche più sano. mentre mi espone la sua teoria io immagino l'olio del fishenchippsaro all'angolo, alle due di notte, dopo una giornata (o più? quien sabe?) di full immersion, piu' esausto di un taglialegna alla fine di una calda e sudata giornata di giugno. tendo l'orecchio e mi pare di sentirlo, il fegato (debbo supporre altrettanto esausto) di padder che mi implora in ginocchio sui ceci, guardandomi dal basso e con le mani giunte. io in fondo al simpatico padder lo capisco, e poi e' bello quando la gente argomenta le proprie scelte etiche, vuol dire che almeno uno ci pensa. la mia paternale si è limitata a un compiacente: in sucha situation you better eat mate!

sabato 18 agosto 2007

london tube buskers united

tutte le metropolitane d'europa sono piene di musicisti che passano da un vagone all'altro. suonano un pezzo, poi fanno cappello, pezzo/cappello, pezzo/cappello e cosi' via. a volte sono sorprendenti, spesso smarzi, talvolta molto smarzi. a berlino c'era un finto giamaicano che faceva no woman no cry peggio di come la farebbe una one man banda di liscio da piano bar, non perche' le one man banda di liscio da piano bar siano smarze, ma perche' non hanno idea di no woman no cry, gli manca le good bibration. e questo giamaicano, cosi' messo malaccio faceva la sua brutta figura ma, per pieta' o per solidarieta', qualche dindin nel suo bicchiere di mcdonalds si sentiva.
cosi' ho pensato vado nella costosissima londra e qualche monetozzola me la faccio pure io suonando nella metro con la chitarretta da battaglia della piccola orchestra felix lalu'. non posso essere peggio del giamaicano smarzo, mi dicevo.
mi sono preparato una versione speedy reggae di when the saints go marchin in (non so quanto gli inglesi possano apprezzare il capoitan de la compagnia, e finche' la barca va) con vocalizzi simil tromba tipo miles o bird ai tempi belli del bebop e dei grappoli di note, intro-strofa-strofa-tromba-tromba-strofa-strofa-outro, due minuti scarsi e via.
quindi arrivo, comincio a suonare, dopo un paio di giorni e di prove scopro gli orari: evitare la mattina, quando non ci sono turisti, come dalle 5 alle 7: la gente esce dal lavoro con la testa nel giornale e le orecchie nell'ipod e tu non esisti, come tutto il resto della marmaglia con la stessa sorte londinese. buon orario e' dalle 2 alle 4. buonissimo orario e' la sera, dalle 8 alle 10, la gente e' piu' rilassata e attenta.
talvolta non ti caga nessuno; altre ti caga qualcuno, battono il piede; a volte, ma raramente, pure le mani.
quando dico che suono nella tube la gente mi chiede ma sei autorizzato? e io dico no, bisogna essere autorizzati? mi preoccupo un po' ma seguito, come direbbe bruno pizzul. in effetti non vedo altri buskers nei vagoni, e mi fa un po' strano ma il problema non si pone. poi l'altra sera padder, un simpatico irlandese (che la sera, contravvenendo alla sua stessa medesima cultura, si fa latore di sontuosi bicchieri di rosso) mi dice che e' illegale. e' cosi illegale, dice, che non ti multano, ma ti mettono in prigione per 6 ore. dice in prigione, ma io credo questura. una volta hanno messo in prigione una sua amica che raccoglieva fondi per i bambini dell'africa nera, dice. un po, mi rinfranco, perche' 6 ore in questura sono meglio di una multa se suoni in metro. o forse no.
che allah me la mandi bbuona.

giovedì 16 agosto 2007

storie da london

per me londra e' quella preoccupante cosa grigionera che vedi sul fazzoletto quando ti soffi il naso. tu telo soffi, credi che non esce niente, fai per rimetterlo in tasca, poi guardi, per sicurezza (lo so, fa molto sono un abitudinario), ed eccola li', in piccoli scintillanti filamenti densi, quella preoccupante cosa grigionera.
anna dice che colpa e' della rivoluzione industriale, ma a me non mi frega. e pensare che pensavo di essere a vezzo colli veneni fetidi della val de nonne.
vabbe'.
per cominciare, la national gallery (o british museum, o forse e' la stessa cosa) e' piena di robba. e pure piena di ggente. questo perche' e' a gratisse (come una volta il ketchupp a mcdonals). la national gallery la riconosci dall'inconfondibile aroma di umano senza alcun interesse particolare in musei in un museo gratuito dove la cosa piu' recente, nonche' la piu' interessante, e' un ritratto di michelangelo pistoletto vestito da georgie best, con pelliccia e cappello pelliccioso e occhiali improbabbili, pero' fatto negli anni 60, il che lo definisce come metrosexual antelitteram, solo piu' molto autoironnico e punk.
tornando all'aroma, se non si era capito, si tratta di sudore, sudore di uomo e di donne lontano da casa, un po' come in discoteca, ma almeno prima di andare in discoteca la gente si lava, credo.
poi ho chiesto ai miei compari di ostiello che ffare a london e uno mi fa prova soho. eccomi: soho e' un quartiere traboccante di negozzi, ma se non tinte ressa le tipiche tshirt londinesi che poi portano a spasso fieramente li taliani (nel senso che le tshirt portano a spasso loro bestie) al ritorno nel belpa, sei fregato compare.