venerdì 24 giugno 2011

Goodbye tenente (Tutto da rifare)

L'importante nella vita è cambiare idea: non tanto a ragione o a torto ma con stile. Due giorni fa il morto del mese era Ryan Dunn, oggi mi sembra l'ultimo degli scemi, in confronto ai nuovi arrivati. Già a inizio giugno è morto Leon Botha, artista e dj sudafricano che avevo visto per la prima volta nel clip di Enter the ninja. Ancora un anno e moriva a ventisette anni, come gli altri. Diversamente dagli altri non è stata la sete o l'addormentarsi accidentalmente nel proprio vomito che l'ha portato nella dorata casa del Signore via, ma una malattia (rara quanto un obeso inappetente) che fa invecchiare prima, ad un ritmo un po' più lento di quello dei cani, evidentemente.
Già qui il primato del buon Ryan, coi suoi scherzi mericani e le sue t-shirt contenitive, ha cominciato a vacillare. Resto dei morti - Ryan 1-0. La mazzata l'ha presa ieri. Muore Peter Falk. 2-0 senza ritorno, con gol definitivo da centrocampo (a meno che non muoia Obama o Messi, ovviamente, ma è estate, non si muore d'estate se non sei vecchio). Tre palleggi, foglia morta e colpo di reni del portiere a ravanare nella rete. Robe che non ti ripigli più, specialmente se sei un morto invece che una squadra. Perché Peter Falk, oltre ad essere stato un vezzo con l'alzeimer che bisognava raccattare mentre cercava pepite d'oro nei panini avanzati dei vip, ripetendo a memoria brani di questo blog, è stato quello che ha interpretato il tenente Colombo. E il tenente Colombo non è solo una serie televisiva, ma anche una filosofia di vita. Rappresentante totale e paradigmatico della forza del low profile, il tenente riusciva a metterlo nel culo a tutti non solo perché fosse più attento ai particolari ma soprattutto perché pareva uno sfigato, malvestito, ossessivo e pure corto. Ciò dimostra che darsi un tono, vestirsi bene e fare uscite intelligenti non è sempre una buona strategia, nella vita, checché ne dicano/dicessero genitori e professori. Personaggio fondamentalmente rivoluzionario, anche se fittizio. Perché il Che è realmente esistito?

mercoledì 22 giugno 2011

RIP Ryan Dunn

Io ero indeciso tra MachoMan Randy Savage e Gil Scott-Heron, due che a loro modo e in tempi diversi hanno guidato il nostro cowabunga. Alla fine ho scelto Gil, che in classifica generale rimane comunque al bordo del podio. In terza posizione c'è Anna Longhi, la buzziccona, troppo pop perchè un negro che parlava di rivoluzione possa insidiarla. In ogni caso, e su questo non v'è dubbio alcuno, il morto del mese di maggio 2011, (e probabilmente dell'anno 2011) (e probabilmente degli anni 10) sarà il buon Osama Bin Laden. Il nostro saudita preferito (o meglio l'unico che conosciamo) è il Barcellona dei morti, per l'impatto sull'immaginario collettivo, per l'onorata latitanza decennale (anche se qualche nostro mafioso gli fa un baffo e non sta in un posto merda del Pakistan a crepare di caldo). Sbaraglierà tutta la concorrenza, sicuro come la morte (doppio senso paura, eh?), sempre che sia morto veramente.
Per maggio i giochi son fatti, abbiamo detto, a meno di un ammutinamento di radical chic che dubitiamo possa verificarsi. La notizia del giorno è che ha lasciato il nostro mondo infame (e pure il suo, fatto di schianti da boci mericani) il buon Ryan Dunn, 34 anni portati malamente e passati a schiantarsi contro tante cose la cui caratteristica in comune era l'essere sempre più dure di lui. E' evidente, anche se pleonastico farlo notare a questo punto della vicenda, che le cose dure non sempre fanno ridere, dopo l'impatto (remember Lady D?).
Non so se ci mancherai Ryan (visti i tributi che giran già sul tubo mancherai a molti) (a proposito, gli stessi video prima che morissi avevan sotto gli Slayer, ora che se morto i Coldplay. Che gli Slayer fan brutto se uno è morto? Che i Coldplay fan più delicato? In fondo cosa è cambiato? Son scene di uno che si schianta, solo che prima era vivo e ora è happy meal per i lombrichi) (e in effetti ci mancherebbe molto di più le fattanze di Amy Winehouse, se schiattasse) (ah, Amy Winehouse, l'ultimo nostro vero baluardo della fattanza, in mezzo a un mondo maledetto di vegani e sastemi), ma io spero che lo vincerai a man bassa, 'sto morto di questo mese, perchè forse te lo meriti, Soprattutto perchè non hai concorrenza, a giugno muoion solo vecchi.

Vedi il blog Il morto del mese

martedì 14 giugno 2011

Un weekendo a Roma

Il weekend scorso avevo, in ordine di apparizione: da suonare a Collepietra coi gruppi bolzanini che me piacciono, da suonare a BoiArt col mio cantautore preferito e una banda di soci infuocati, da partecipare al matrimonio della mia compagna di classe delle elementari (e in Val di Non i coscritti son sacri). Niente, già da febbraio c'era a Roma sta reunion del master, con gente che arriva dal Salento, dalla Sardegna, da Londra perfino, gente che non si vede da quattro anni, festa e amarcord.
Questo è il sunto:
Tutto comincia giovedì sera, con Adios Wallenda. Delirio con Eugenio Mortale, Johnny Mox, Jollix Malibu e El Pero, improshit lunghissima, si scherza come si deve sulla storia del Brasile, è cosa buona e giusta. A notte fonda un esibizione superacustica delle Fonda Sisters per pochi intimi. C'è ruggine ma anche groove. Ormai Everithing you learned is fake and wrong si è trasformata in CopaCobaine Claudio non sembra apprezzare. Al ritmo di una reunion ogni due anni la prossima capita alla fine del mondo.
Casa, sveglia, incontro di verifica a scuola, io lì con la testa ovunque fuorchè lì, il bocia non gli suona la sveglia, quasi pacca e arriva dieci minuti prima delle dieci. Alle dieci deve andare pure lui. Casa, preparare la valigia, ricordarsi dei regali, impacchettare regali. All'ultimo chiama Paolo. La tipa dell'ultimo scartabello s'è lamentata perchè costo troppo. Dire che costa troppo a uno che s'è fatto un weekend intero (il weekend è quel giorno con dentro sabato e domenica) e le notti sul suo scartabello del cazzo fa brutto no? Decido che invece di andare a muso duro farò un'analisi di benchmarking, invio 15 mail a 15 tipografie e grafici per vedere anche i loro preventivi e così dedurre se il prezzo è giusto o c'ho torto. Si parte, di corsa, dimentico mutande, il libro di Filippo, fazzoletti e alimentatore per il cellulare. Trento-Roma sette ore, compreso che ci siam persi sul raccordo merda. Cena dai suoceri e riparo a casa di Filippo.
Sabato ci si svegla col sole nei occhi, maledetta Roma, maledetto giugno. Si mangia verdure paura cucinate da Giovanna, robe con un nome (tipo zucchine alla qualcosa che non è julienne, perchè fin li c'arrivo anch'io) e frittata. Leggo l'articolo di Vanity Fair inglese su Berlusconi (La Dolce Viagra). C'è dentro cose che conosciamo tutti, ma se le racconta un inglese è più figo. Poi uno su Justin Timberlake. E' uno che sugli autografi ai boci scrive Be Creative, lavora da quando ha 15 anni, a 30 s'è rotto il cazzo. E' comprensibile.
Si passa dalla Raffi, c'è anche Cristina: c'è un intreccio strano di quant'è piccolo il mondo che non sto qui a spiegare. La Raffi c'ha una bimba, Alice, che ci piazza un monologo paura in cui non dice sostanzialmente niente ma ci tiene in scacco per almeno venti minuti. Il sunto è che vuole creare un'opera d'arte, il femminaio. Ai poster l'ardua sentenza. Poi ci spostiamo da Nico. Dovremmo essere in venti, invece nelle ultime trentasei ore han paccato un sacco di infami, su facebook, con scuse plausibili tra l'impegno all'ultimo e la morte della nonna. Siamo in sette, e veli narro tutti brevemente. Con Nico abbiamo fatto questo, anni fa, per spiegare il margine? La sostanza delle cover? Chi si ricorda? Nico è calabbro e vive in una casetta con giardinetto e pergola che fa molto anni settanta, terrazzo incastonato nell'orizzonte delle case. Dipinge dentro le televisioni e gli schermi del pc, robe serie ma pure ironiche, con Berlusconi che consola il primo morto di mafia. Anche lui, come me, ha abbandonato il management per incapacità di adattamento. C'è Cristina, che fa robe coi boci alla Tate Modern (o quell'altra) e continua a fare i tarocchi (per me la prossima?). Elisa, che vive anche lei a Londra e lavora nei social network; m'è parso difficile intuire oltre. Elena ha appena cacciato il presidente dell'associazione in Puglia perché sto stronzo si fregava i soldi e mo' la presidente è lei. Giancarlo lavora in una fondazione che si occupa di innovazione nella tecnologia nell'educazione e chissà che cosa, ma lui vive a Trento, lo becco comunque. Anna anche lei in una fondazione, ma si occupa d'arte. Noi non abbiamo mai fatto grandi discorsi ma è sempre bello vederla. Siamo più vecchi d'un tempo. Si fanno chiacchiere come non si faceva da anni. Poi tutti a casa, in sei in un'utilitaria. Passiamo con Nico ed Elisa a casa di Filippo, che ospita me e la Fra. La sua festa di compleanno è agli sgoccioli, ho paccato pure quella e mi sarà rinfacciato fino alla morte. Una serie di professionisti del cinema che biascicano con una rebonza che forse non passerà alla storia ma verrà ricordata. Io e Nico accompagnamo Elisa nel buco del culo dell'Eur, passiamo indenni attraverso due posti di blocco con etilometro.
Casa, letto, domenica, sempre col sole nei occhi. Usciamo, facciamo colazione sotto casa, in Piazza Vittorio. C'è un portafogli per terra. Mentre ci chiediamo se raccoglierlo o no, si siede un cinese. Fa finta di niente ma lo seguo con lo sguardo della superiorità morale. Lo raccoglie da sotto la sedia, lentamente, come mettere le mani nell'alveare. Lo guardo, lui melo porge come fosse mio e gli indico di portarlo alla cassa. Entra nel bar, non ne esce più. Concludiamo che non l'ha portato alla cassa. C'è L'EuroPride, in piazza Vittorio, sembra la mattina di un rave: occhiaie, bocche impastate e caffè in bicchieri di carta (bio). Scopriamo l'esistenza del Gaydar, di cui si riparlerà in queste pagine al più presto. Camminiamo mano nella mano e tutti i culi ci guardano e ci indicano e dicono ma come osano, che scostumati, ma non hanno un minimo di decenza, in effusioni umide davanti a tutti. Ci assalgono delle checche al testosterone, ci spintonano, gridando merda vintage, scappiamo e torniamo nel rassicurante mondo etero. A casa la sfattanza ci riassale, magnamo alla spicciolata gli avanzi della cena oversize di Giovanna, la ragazza di Filippo. La Fra torna a salutare i suoi. Io passo e leggo Indignatevi!, di quel vecio francese che ha fatto la Resistenza e scritto la dichiarazione dei Diritti Umani. Peso, smuove le coscienze, ma mi sa che farà la fine di un mi piace di Facebook. Mi addormento di brutto. Mi risveglio e comincio a leggere Se niente importa (perchè mangiamo gli animali?) di Jonathan Safran Foer. E' uno studio sul mangiamento della carne, con interviste agli allevatori, dati statistici sulla pesca e sull'allevamento intensivi eccetera. L'idea che più mi piace è che per risolvere il randagismo basterebbe mangiare i cani, che stan meglio nel nostro buzzo che in cella. Io sono d'accordo, a patto che si mangi il cane degli altri.
Nel tardo pome vediamo Chiara, che ha gossip sentimentali, ci trasferiamo a Forte Fanfulla, ci sono pure Giulia, che fa la fuochista al cinema , e parliamo di videoclip, di Roy Paci e del nostro comune amico Anansi. Pierpaolo invece fa l'audio al cinema e sta finendo i premix di un progetto che mi diceva l'anno scorso. Han registrato a Città di Castello, c'era pure Benvegnù, che in studio dev'essere un delirio. In senso buono.
Poi a prendere l'indiano, saliamo in terrazza da Iuri. La terrazza è grande il doppio della casa, c'è posto per una pista di bocce, ci fosse la sabbia. Poi arriva Francesca da Cagliari, scendo a bere una birra. prendiamo un litro di Ichnusa, ovviamente. Ha votato stamattina ed è subito partita per Roma, contando di trovare la gente del master. S'ha da farle un monumento, a 'sta ragazza, come quello al governo Berlusconi. Trova solo me e Giancarlo (che nel frattempo ha pure beccato Benvegnù per strada e c'ha fatto due chiacchiere). Due è peggio di venti me meglio di zero. Ha lavorato al festival di Berchidda e ricominciato a suonare in un gruppo tipo L7. Riot grrrrrrls are not dead e questo mi consola di molte cose del mondo. Corriamo dietro ad uno degli ultimi autobus, la saluto al volo come si fa nei film. Torno in terrazza. Renato parla di horror, ci racconta di The Human Centipede. Quando arriva in una nuova città chiede sempre alla gente se sanno dove sono le armi, in caso di un attacco di zombi. E' comprensibile, meglio essere preparati all'olocausto umano. Torniamo a casa alle due con la scimmia di vedere il film più agghiacciante della storia. Lo è. Alle quattro a letto. Sveglia alle sei, è già lunedì e dobbiamo arrivare a Trento in tempo per votare. Caffè, autostrada, caffè, panino, caffè, seggio numero 35. E' la prima volta che voto fuori da Sanzeno (850 abitanti, divisi in tre frazioni). Non sapevo che in un posto ci può essere più di un seggio. Sono proprio un cugino di campagna. Sbaglio seggio, se ne accorgono. Voto quattro sì. O no? Chi si ricorda. Torno a casa, svacco, guardo A Serbian Film mentre la Fra è dal commercialista. Quando rientra guardiamo Martyrs. Fa tre horror e 600 chilometri in venti ore.

lunedì 13 giugno 2011

The Human Centipede


"Come Hansel e Gretel ma con in quadrature più kitsch"

Due ragazze yankee incapaci di cambiare un pneumatico si perdono nel bosco come tipiche ragazze dei horror. O delle favole. Le accoglie un chirurgo crucco e famoso per la separazione dei siamesi. Inutile dire che ha una mandibola che Lombroso sarebbe rimasto lontano. E' stufo di separare boci e vuole montare una creatura fatta di tre persone. Come collegarli? Attaccare le dita? Troppo semplice. Collegare il cuore? E come li metti. L'unica soluzione (peraltro geniale) è collegare il loro apparato digerente (vedi illustrazione sopra). Ci ha già provato con tre cani, ma è andata male, ora gli mancano un sacco, erano così afffettuosi e fedeli, si vede che sta a rota d'affetto. Inoltre la bocca degli uomini si adattano all'ano degli uomini molto meglio di quanto accada con la bocca e l'ano dei cani. Il terzo (quello davanti) è il più incazzato, un giapponese trovato per caso (ma che alla fine confesserà di meritarlo, forse perchè è babbo, più probabilmente perchè è giappo). Ce la farà il nostro eroe a unire bocche e culi e veder cagare merda digerita ben tre volte? Ma soprattutto: come sarà la merda digerita tre volte?

(fin qui è il trailer, oltre c'è lo SPOILERONE. Se avete buoni stomaci, come dice Vasco nell'ultimo suo singolo degno di nota, non andate oltre. Se vi cagate come ho fatto io, dimenticate queste righe, il trailer e i pensieri insani che vi sono venuti)



Mentre li anestetizza una scappa, ovviamente la ripiglia e per punizione la mette in mezzo con la bocca nel culo del giappo e il culo nella boccca della migliore amica. Li attacca, si fa portare il giornale. Nutre il primo, il primo caga nella bocca della seconda, chiede scusa ma in giapponese. Lei non capisce. Siccome dietro c'ha l'amica diventa stitica, mentre l'amica dietro non sta proprio bene, è sempre meno rosa. Arrivano gli sbirri (perchè lui è un babbo e d è evidente che non ha mai visto un horror, ma neanche un poliziottesco), il vecchio non ci sta tanto dentro, ha in mente solo il suo cagnolino nuovo, lo sgamano ma li manda via perchè non hanno il mandato. Classico. Promettono di tornare tra un blitz. Classico. Nel frattempo il centipede gli frega un bisturi e lo azzoppa di brutto, farfugliando cose di vendetta giapponese. Fa per scappare trascinando per le scale a chiocciola due tipe appese al culo, letteralmente. Il vecchio lo segue strisciando come un Capezzone qualsiasi, lecca il sangue e pus dalle scale come un Capezzone qualsiasi.
Finisce che muoiono tutti: chirurgo, centipede e sbirri. O forse no.

mercoledì 8 giugno 2011

Stasera. Eugenio Mortale al Wallenda. Cos'è Mortale?

Mortale era in principio.
Eugenio l'ha aggiunto il Leader (grazie Leader!).
In realtà tutto comincia l'estate scorsa con le Rabbi Loop Impro, improvvisazioni di voce e rumori, che vedere integralmente qui.

Ad esempio il mio preferito è questo.



Poi il Pero, che mi mostra questo.



Poi il buon Brett tita fuori questo.



Poi ho visto questo sito, dove ci sono questi video.

Everything is a Remix Part 1 from Kirby Ferguson on Vimeo.



Everything is a Remix Part 2 from Kirby Ferguson on Vimeo.



In effetti è inutile sbattersi a far roba originale quando si può copiare bellamente.
Mortale era un nome senza canzoni, la versione cupa e (ancor più) smarza della Piccola Orchestra, per le canzoni abbozzate, per quelle che rimangono piccole e non vogliono crescere. Per come l'idea sia diventata canzoni Eugenio Mortale è meglio.
Questo è e (spero) anche altro sarà Eugenio Mortale.
Qui si ascoltano le canzoni.
Anzi, metto il player direttamente.

Eugenio Mortale - BUD SPENCER DICE by Eugenio Mortale

Eugenio Mortale - DISCO by Eugenio Mortale

Eugenio Mortale - TEX by Eugenio Mortale

E qua sotto potete vedere i primi due video.

BUD SPENCER DICE



TEX



Hastasera al Wallenda!
C'è Johnny Mox, Jollix Malibu e speciali ospiti!

martedì 7 giugno 2011

McDonald's-McDowell's 1-1 palla al centro

Sti giorni son stato fuori dal mondo. Ad esempio l'ultima notizia che ricordo di aver commentato con qualcuno è che eran morte 600 persone per via dei cetrioli. Me l'ha detto la Emma. La notizia era obiettivamente gonfiata dal telefono senza fili dei cervelli dei (quasi) trentenni di oggi ma ci stava, perchè si parla più volentieri di 600 morti che di venti. Venti morti non sono un cazzo, sparsi sul territorio. Non sono venti morti in un maxitamponamento o nello schianto di un cesna. 600 invece, o 666 se preferite, è proprio la cifra giusta per parlare dei cetrioli. E' il più grande scandalo della mucca pazza, pensavo. E allora mi ronzavano i ecco, l'avevo detto io, e anche la natura si ribella, era ora detti con soddisfazione dai animalisti, dai vegetariani, dei vegani e dai McDowell's (intesi come i contestatori di McDonald's, impersonati dal padre negro della tipa che piace a Eddie Murphy nel Principe cerca moglie) (a proposito: che fine ha fatto Eddie Murphy?). Cui prodest, pensavo, a chi conviene sta roba? Ma a loro, i McDowell's, ovviamente. Loro hanno fatto impazzire le mucche mettendo le ossa triturate nella biada delle mucche. Loro hanno montato sta panzana con la mucca che si muove come Woitila. La gente si spaventa, abbandona le lugiange, i cotechini e la pancetta nella carbonara e passa al bio, al veg, al muesli. Il tutto con un video di un bove col parkinson. Deebord a questo punto si rivolta nella tomba, dalle risate.
Oggi finalmente scopro che, mentre facevo altro, è finita così: "alla fine i cetrioli non c'entravano erano i germogli di soia crudi ma poi i batteri si son propagati" (cit. da un noto giornalista radiofonico che mi tiene informato sul mondo). Non so se si capisce. Gliel'hanno resa. La cazzo di lobby della carnazza ha aperto l'arsenale e l'ha messa in culo ai McDowell's. Gliel'ha messo con la soya, una robaccia che cresce nelle paludi e che non so neanche se esista ancora una versione non transgenica ma che fa molto indie, molto light. Ora che sono uno a uno McDonald's la finirà di fare i panozzi con le verdure di stagione, che tanto 1. non ci crede nessuno e 2. non gliene frega a nessuno. Ma in fondo questa notizia è già fuori moda. E' vero c'è il referendum, ma facebook dice che siamo tantissimi. Per una volta si raggiungerà il quorum? Sarà una nuova sconfitta per Berlusconi o l'ennesima dimostrazione che ci lamentiamo tutti ma quando è ora di alzare il culo preferiamo karate kid di domenica pomeriggio? Ma in fondo dai, che si vendano l'acqua, che ci piazzino centrali, che ci impediscano legittimamente. Ci rimane sempre Bobo Vieri che si (e quindi ci) toglie la soddisfazione di mollare due sganassoni a Fabrizio Corona. Il motivo? Non conta. Bobo Vieri è tutti noi. Ha fatto quel che si doveva fare. Gli ha anche fatto un pubblicità, per carità, ma che soddisfazione. Sono queste le cose che riempiono la vita, che fanno dimenticare dei referendum.