mercoledì 16 aprile 2008

Scuela de Nònes #3: Per offendere

Di primaria importanza, per sopravvivere alla venuta dell'era nònesa è intendere il sapore delle offese, che cojón è certo diverso da tètele e pantalón è certo diverso da por laór. Le sfumature delle offese sono molto importanti e definiscono il perché vieni offeso, o cosa ti viene rimproverato.

Le offese sono riportate in ordine crescente di gravità. Borsa è la più lieve, mentre appellare qualcuno por la
ór potrebbe avere lo stesso effetto che riferirsi alla mamma, la quale tra l'altro è generalmente risparmiata dalle offese in dialetto, o perlomeno da quelle non importate dall'italiano. Certo fiòl de na putana/roja e stronz esistono, ma hanno un sapore poco nostrano e ti impastano la bocca molto meno.

La formula è
Es propi en...
Valà...
Sei proprio un...

Borsa
Vuol dire giovane, ma usato come offesa significa immaturo, non cresciuto.
Obeso
Contrariamente alla sua accezione italiana, di persona stupida.
Pantàz
Letteralmente trippa, interiora, di persona obesa.
Taliàn
Vuol dire italiano, e ha connotazione spregiativa di per sè. Può rimproverare atteggiamenti da zitadini, da cittadini, di chi la sa lunga e parla anche di cose che non sa. Da taliàn deriva talianàde, ovvero azioni degne di un taliàn, cose fatte all'italiana, concetto che suppongo non serva spiegare oltre.
Zitadìn
Letteralmente cittadino. Dai modi che lasciano trasparire l'appartenenza al mondo cittadino, contrapposto per modi e usi al mondi campagnolo.

Mànz
Letteralmente manzo, lo stato tra il vitello e il toro (ovvero in adolescenza bovina). Di persona particolamente irruenta, che non sa frenare i propri istinti.
Tananài/Tètele/Balùc/Sterlùc/Pantalón/Reméngo/Tét (o Tetón)
Di origine ignota ma dal sapore onomatopeico le prime due espressioni. Balùc, secondo il linguista Ivano Bel deriva da bis alucus, doppio allocco. In un escalation offensiva, sempre per il Bel sterlùc potrebbe essere quattro volte allocco. Pantalón deriva dal personaggio Pantalone della commedia dell'arte, ma non corrisponde alla figura originale. Il tutto può riferirsi all'accezione negativa che ha in nòneso la parola comedia, che equivale a finzione, cosa di poco conto, comportamento senza alcun valore. Remengo invece deriva da ramingo, pellegrino, persona errante e dall'aspetto trasandato. Tèt indica ognuna delle quattro mammelle della vacca tetón ne è un rafforzativo. Tutte le espressioni comunque indicano persona incapace anche di semplici compiti, o di essere misero.
Cojón
Letteralmente coglione, gonade, ammennicolo. Si dice di persona troppo buona, che si fa infinocchiare. Doi volte bon vol dir cojón (due volte buono equivale a coglione): chi è recidivo nella generosità verso chi non la merita diventa coglione.
Mona
Letteralmente vagina, (come in italiano) anche nel suo senso di contenitore per oggetti oblunghi. Vale più o meno come scemo.
Bìgol
Letteralmente cazzo, fallo, ma anche bigolo, piccolo oggetto oblungo un po' cadente. Vale come peggiorativo di mona, aggravato da una presunta volontà malvagia.
Lòfer
Di origine ignota. Di persona furbetta, usato spesso (e bonariamente) in riferimento ai fanciulli.
Candalòstia
Letteralmente cane dell'ostia. Di persona loffia, di dubbia affidabilità. Presente anche nelle versioni edulcorate (ovvero per amici) candalùa, cane dell'uva, can dal porco, cane del porco e candalbào, cane del bao (l'uomo nero).
Lazeròn
Di origine biblica, letteralmente lazzarone, o grande lazzaro. Vale più o meno come candalòstia. Secondo il Bel presente anche nelle forme ancillari lazeràto e làzera.
Filibustiér
Peggiorativo di candalostia. Di persona maliziosa, che bada solo ai propri interessi, anche ignorando le istanze sociali.
Bastàrt
Letteralmente bastardo, mezzosangue. Di colui che si comporta malvagiamente di proposito.
Por La
ór
Letteralmente povera cosa, povero oggetto. Fuor d'offesa equivale a poveraccio, porigramo. Si tratta di un'offesa grave perché indica persona infame, con cui discutere equivarrebbe ad abbassarsi. In alternativa, soprattutto in discussioni concitate, si usa solo laór. (es: vei ci laor, che te enghidi, accorri o cosa, accioché possa avvitarti)

Ovviamente, come nel resto del mondo, queste espressioni possono essere usate con toni amichevoli, ma solo tra persone vicine e in tono scherzoso.
Ora che sapete come offendere in nòneso, godetevi queste conoscenze, ma occhio alle risse, che qui saranno pure democristiani ma non si lasciano mettere i piedi in testa.

Alla prossima puntata per le bestemmie più efficaci.

ps:
Il compare Ivano Bel nota che "el problema del to ultim blog l'è che as daverzù en pòz senza fin" e aggiunge una serie di espressioni che vale la pena di riportare e che analizzaremo una per una.

Mutuati dal mondo animale:

Cjàura
Letteralmente capra. Di donna di facili costumi.
àsen
Letteralmente asino. Stesso significato che in italico.
Vacja
Letteralmente vacca. Di donna grassa o di facili costumi, o entrambi. La versione accresciuta Vaccón (maschile ma riferito a femmine) indica solo donna di facili costumi.
Ròs'c
Letteralmente rospo. Di uomo o donna non avvenente.
Zavàt
Da zavàta, ciabatta. Di persona zotica, zoticone.
Piòcel/Pioclós
Letteralmente pidocchio e pidocchioso. Di persona avara.
Porcét/Rugjànt
Letteralmente porco. Stesso significato che in italico.
Sgòrza
Letteralmente scorza, corteccia, cotenna. Di donna non avvenente. Presente anche nella versione accresciuta Sgorzón (dicasi di femmina ma al maschile).

Altri ancora:

Bròz
Letteralmente carro. Di persona poco agile.
(S)colóbia
"broda per i maiali, col significato di tòrbol" (Bel)
Tórbol
Letteralmente torbido. Di persona che fa ragionamenti poco lucidi.
Furbo
Letteralmente furbo, viene utilizzato in senso ironico. Vedasi mago/sienza. Per rincarare la dose esiste l'espressione eufemistica furbo come el bro' di gnòci, furbo come il brodo degli gnocchi.
Pitòc'
Letteralmente pitocco, mendico. Di persona avara.
Szapotón
Da zapòt, miscuglio. Di persona pasticciona.
Ludro
Il Bel afferma "carogna, dal tedesco. questo è pesante".
Zuzabìgoi
Letteralmente succhiabigoli, succhiacazzi. Di persona inetta
Stròlec'
Da astrologo. Di persona stramba.
Bocia/Bociàza/Bociàze
Letteralmente giovane. Vedasi borsa.
Blòdec'
Letteralmente sporco. Usato in senso letterale o come offesa generica. Nella versione femminile Blòlgia indica donna di facili costumi.
Petenà
Letteralmente pettinato. Stessa accezione di zitadìn.
Endré
Letteralmente indietro. Di persona poco intelligente. Anche nelle espressioni metaforiche
Endré come taco
Di origine ignota
Endrè come la luna
La luna infatti arriva sempre dopo il sole.
Endré come le bale dal ciajgn.
Letteralmente indietro come le palle del cane.

Inoltre aggiungo:
Planzimarènda
Letteramente colui che "piange merenda". Di persona che si lamenta più del dovuto. Vedi anche pìtima. Planzer marenda è usato anche come verbo. L'origine dell'espressione è incerta. E' ipotizzabile che l'azione di piangere per ottenere la merenda, pasto superfluo, sia indicativa di persone deboli e viziate.
Sbanfón/Spandón/Spandimerda
Di persona che tende ad autocompiacersi ed autoincensandosi, anche esagerando i fatti. Secondo il Bel anche Smerdafilàri ha la stessa accezione.
Smerdabacéti
Letteralmente smerdabacchette. Di persona oltremodo puntigliosa.
Slambrotón
Da slambròt, pasticcio linguistico (slambrotàr = farneticare). Stessa accezione di szapotón.
Pìtima
Ha lo stesso significato di pittima, che in italico è desueto.
Mago/Sienza
Letteralmente mago e scienza. Di persona che crede di sapere più di quanto in realtà sa.
Vedèl/Vedelòn
Letteramente vitello e vitellone. Stessa accezione di manz ma può anche inidcare uomo grasso o imponente.
Gnòc'

Letteralmente gnocco. Di persona poco intelligente.
Redìcol
Letteralmente ridicolo. Il significato però non corrisponde a quello in italico. Di persona stramba.
Ròja
Letteralmente scrofa. Di donna di facili costumi.
Braz de fèri
Letteralmente braccio (ovvero quantità che si può portare a braccia) di ferraglia. Di donna non avvenente. Rappresenta il peggior grado di bruttezza.
Per indicare una persona brutta esistono inoltre le seguenti espressioni:
Brut/a come (l'an da)la fam
Brutto come l'anno della fame.
Brut/a come i debiti
Brut/a come l'orco

8 commenti:

Anonimo ha detto...

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Anonimo ha detto...

cazzo non sapevo che ammennicolo significasse testicolo/coglione.

Buldra.

Anonimo ha detto...

Collaboro: balùc' (presumibilmente da "bis alucus", doppio allocco) sta per sciocco.
In alternativa, a Cles, si usa sterlùc (4 volte allocco?!?!?)
Oltre a pantalòn si usa anche pantàz, più col significato di "ciciòn".
Oltre ai soppraccitati Mona e Bigol, come scordare Tét, o tetòn, ossia minchione?
Bon, me fermi perchè se sa che en dialet, cando se scomenza a ofènder, no se rua pu'!
Ivano bel

Felix Lalù ha detto...

ue
grazzie ivano
eri propi segùr che ngin'era na ciargia, gei zonti a pei zonti
se tin ven en ment autri fame savér!

Anonimo ha detto...

non dimentichiamoci di baùco! (da cui il famoso "descanta bauchi")

Anonimo ha detto...

scolta vecio,

1) ses en besevì, perché as desmentegià -perlappunto o alternativamente per la panda- besevì.
dicasi besevì nell'accezione di sciocco, privo di lucidità mentale, più grave di "semplize" in quanto privo della connotazione di buona fede del suddetto.
2) a me ciasa lofer l'e sol un che no l'già voja de far 'ngot.

Alex ha detto...

... zavàt in molte zone della Bassa valle di Non è sinonimo di ros'c ...

Alex ha detto...

dimenticavo, aggiungerei:

valà dugo
es n'erpech
zucon
spiàzarol