giovedì 31 luglio 2008

Occhio Malocchio Prezzemolo e Finocchio

Care donne islamiche,
c'è una cosa che forse non vi hanno detto e forse è giunta l'ora. Qui le suore portano sfiga. Anche il gatto nero, Elton John e Marco Masini portano sfiga, infatti sto scrivendo con una mano sola. Ma le suore di più. Sarà l'aria lugubre del classico abito nero. Sarà l'aria mesta e castigata che spargono per l'aere. Sarà perché sono simbolo di infertilità e ricordano quel verso di Bukowski che tutti noi amiamo Ah, se penso a tutta la figa lasciata ai vermi. O forse perchè la gente ha ancora in testa la grande canzone de I Capelli di Cesare Ragazzi Suora:



Fatto sta che quando si vede una suora non ci si può esimere dal lasciarsi andare in gesti apotropaici vari. E' semplicemente imprescindibile. Il mio preferito è quello che possoniamo fare solo noi maschietti. Purtroppo è il più vistoso e il meno conveniente, ma che ci possiamo fare?
Fin qui tutto bene, niente a che fare con voi. A volte però quella che a prima vista sembra una suora si rivela una inerme e incolpevole donna islamica, e questo può causare imbarazzi.
Quindi, care donne islamiche, se gli uomini vi guardano e si toccano le balle, non è perchè siamo un paese di perversione. O meglio, non necessariamente. Questi poveri uomini si stanno solo difendendo dal maligno, da Satana, da Belzebù. E poi chi ve lo fa fare di vestirvi come suore? E' un po' come vestirsi da rabbino, prendere una macchina del tempo e trasferirsi in Germania nel 1942. Un po ve la cercate. Forse non è lo stesso, ma ho reso l'idea.

Detto questo, in bocca al lupo.
Felix Lalù

martedì 29 luglio 2008

Amy - Comunisti 1-0 palla al centro ma non ce la fanno manco con l'epo

E così in Italia i comunisti "ricominciano dai comunisti". E' interessante questa strategia: vuoi fare un passo avanti? Ma fanne uno indietro, che ti costa? E non tirate fuori la cagata che è per prendere la rincorsa, che è vecchia come il culo e son sfiatati come la marmitta di una vespa sbomba.
Ma in fondo hanno ragione, è un brand che funziona sempre, non quanto il pelo ma quasi, non quanto il tricolore ma quasi, non quanto la croce ma quasi, forse un po' più della svastica ma non ci metterei la mano sul fuoco. E poi diciamoci la verità: l'arcobaleno è da checche, e il risultato si è visto. Sono pure riusciti a rovinare la bandiera della pace che pure era una genialata. Ovvio invece che se metti comunista nel nome, batti il petto, canti l'Internazionale, alzi il pugnetto qualche votarello qua e là lo racimoli. Hanno riesumato pure la DC, ma allora è inutile sputtanare Berlusconi che ci ha rubato la gioia di tifare la nazionale appropriandosi dell'incitazione che prima della sua scesa in campo era la più usata.

Una che invece qui al Osservatorio sul Mondo Felix Lalù non ci stanca mai, che tira fuori dal cilindro sempre qualcosa di nuovo è la mia begnamata begnamina: Amy Winehouse. Ne avevamo già parlato in terra d'Albiù. Stavolta ricoverata al pronto soccorso per una reazione ai medicinali. Il padre contrito dice che l'enfisema polmonare che l'ha colpita senza preavviso è così grave che "anche una sigaretta avrebbe potuto ucciderla". E' in questi momenti che mi chiedo se esiste un dio. E se esiste gli voglio chiedere di scambiare la vita di tutti i politici, che sono noiosi e hanno sempre i capelli corti e giusti, e di risparmiare la vita della nostra Amy, che ci tiene su il morale. Con qualche pillola di ginseng e di echinacea ce la restituiranno come nuova. Cobain era un dilettante, quello sfigato di Pete Doherty un pischello. Io me la vedo, a 70 anni, come Keith Richards, col sangue di una vergine sempre in vena.

Per ricordarla come si deve ci permettiamo di riesumare questi due video. Tanto se siete qui vuol dire che non c'avete un cazzo da fà.

lunedì 21 luglio 2008

Le Sorelle Fonda alla Pecorina (ovvero ieri @ Le Pecore Nere vol.5)

Reduci dalle più disperate esperienze musicali e già costretti a dividere stanza, bagno, frigorifero, personal computer, lavatrice e bollette, Ramon e Juan Felipe Fonda decidono di intraprendere assieme un nuovo, improbabile progetto musicale.
Le
Fonda Sisters nascono nel mezzo di una bufera di neve a Padova nel febbraio 2004, quando i nostri, impossibilitati ad uscire di casa, trascorrono un'intera notte suonando stupide canzoncine acustiche sopra il meccanico incedere di una tastierina giocattolo.
Ad aprile il numero delle stupide canzoncine da cameretta è già salito a più di 20 e le Sisters debuttano presso il piccolo teatro dei Carichi Sospesi di Padova. La proposta musicale si rifà ad un certo cantautorato sghembo e sbiascicone, alternato a momenti di disarmante sensibilità pop. La ricerca dell'essenzialità, il progression through unlearning diventa il principale punto di riferimento stilistico del duo. Canzoni svelte, ingenue, tese a catturare lo spirito di una giornata, rapide caricature fatte di pochi, decisi! schizzi . Come dire Tim Burton meets Patti Chiari meets Walter Pravo meets Violent Femmes. Passione, sofferenza, amicizia, sesso, perversione, sudore, alcol e saliva, vittimismo meridionale e sprezzante nichilismo nordico, fumetti, trash-movies, hi-tech design, motocross e interminabili, infuocate discussioni notturne.
Is it now or is it never? Ma che te lo dico a fare.


Gianluca Taraborelli: voce, beatbox, chitarra (member of Nurse, Anacroma, TNT, Pego & Il Culto della Personalità)
Claudio Ruatti: chitarra, voce (member of Mamalbao, Terre Fredde, Rockergosum)


Dopo avere riportato sui palchi del mondo le Sorelle Fonda, La Ostia - Registrazioni Artigianali, attraverso l'esborso di copiose somme in denaro, si è accaparrata l'esclusiva dell'evento ed è lieta di presentare due video live dell'esibizione di ieri. La qualità è la solita, senza ombra di dolby, ma hey, è La Ostia qui, miga Cecchi Gori Entertainment.

La bambola (Patty Pravo)



Shameless eyes



Sito de Le Pecore Nere vol.5

mercoledì 16 luglio 2008

Johnny Mox goes to PUTIFERIO

Un mesetto fa siamo calati dove finisce le montagne al Curtarock a vedere i PUTIFERIO in compagnia di un altro gruppo con la riga in parte, gli Zu. Dopo il concerto, rinchiusi in un salubre e ovattato container da terremotati dell'Umbria, il buon Johnny Mox intervistava tre quarti della ciurma (Woolter era presumibilmente a farsi praticare una salubre fellatio postshow da una groupie con le tettone, o perlomeno a me piace pensarla così) e io filmavo senza ombra di dolby le parole di Giulio, Mirco e Panda.
Questo è quel che n'è uscito.
Si parla, nell'ordine, di:
- la registrazione del disco
- la gestazione del disco
- le parole di Panda
- le musiche e la loro eterogeneità
- la nuova scena italiana e da dove viene
- quanto spaccano gli Zu
poi m'è scesa la catena della macchinetta e si è parlato dei massimi sistemi. I PUTIFERIO hanno esposto una nuova teoria del mondo e proposto una nuova etica alternativa che tutti dovremmo seguire, anche Giuliano Ferrara e Phil Anselmo, hanno sparlato di tutto e di tutti compromettendosi totalmente di fronte a tutte le scene cui appartengono. Di questo però ricordo molto poco, è passato troppo tempo. Ma in fondo cosa ce ne facciamo della memoria se abbiamo gli apparecchi elettronici?
In cambio c'è l'ultima parte di Where have all the razors gone? che featura il sax portentoso di Luca T Mai degli Zu, ospite pure nel gran disco AteAteAte.
Il tutto con una qualità video che rasenta la menta.
Così imparate e la prossima volta andate a vederveli con le vostre orecchie.



martedì 15 luglio 2008

Gli occhi più Blu Blu Blu Blu Blu di Paul Newman

La pioggia d'agosto rinfresca il bosco è un buon vecchio detto che funziona sempre. Non quest'anno. Mi duole comunicare che, ad oggi, in Trentino è già arrivato l'autunno. Non che le donne abbiano già cominciato a rivestirsi, per molte di loro sarà ancora estate per un po'. Ad ogni modo, checchè ne dicano compari vari e ottimisti atmosferici, è passato il tempo di lavatrici fatte di sole tshirt mutande e braghe corte, c'è da rispolverare le maniche lunghe, e pure alle braghe tocca scendere a coprire i polpacci. Non tutti i giorni, ok, e non di giorno, a volte, ma c'è da rassegnarsi. Anche quest'anno è andata, manco fossimo a Goteborg.
Per consolarci ci rimane il nuovo singolo estivo di GaiaLuna intitolato fantasiosamente l'estate, che esce ieri, in concomitanza con la fine della stessa. Sembra l'indovinello sul silenzio, che appena lo pronunci sparisce.
Per consolarci ancora di più il Felix Lalù Institute of Giving Advice, su imbeccata della compare Fabrye, sempre on the move, presenta questo video del buon Blu, che non c'entra un cazzo ma che piace ai giovani.

martedì 8 luglio 2008

Salviamo Agostino Carollo

Attendere che esca un disco e andare a comprarlo il giorno dell'uscita ha i suo fascino da feticisti senza frustino. Languire nell'attesa per giorni, per averlo tra le dita e strappare la plastica trasparente come fosse un perizoma di Sharon Stone, infilarlo nel lettore e avvolgersi della musica che più ti ansima.
Due dischi ho comprato nella mia vita il giorno della loro uscita. Il primo ero un pischello, era il lontano 1996. Il disco era Evil Empire dei Rage Against the Machine. Gran disco, con pezzoni con la riga in parte, più coraggioso e variegato del primo, che rimane il mio preferito, una pallottola ben assestata.
Il secondo era il 2004 e il disco è Elegia di Paolo Conte. A parte live, raccolte e Razmataz, che è un musical e non c'è niente in italico, il vecchio non usciva un disco da nove larghi anni (l'insuperato Una faccia in prestito, 1995). Gran disco, sospeso e malinconico, con episodi di impressionismo descrittivo come solo Lui sa far e personaggi che gli altri 70enni si sognano di tratteggiare.
Ora è il momento del terzo, mi sto consumando le unghie e trepido nell'attesa del primo lp di GaiaLuna, l'infant duo di Trento. Il titolo è un po' ammiccante, un po' old fashioned, forse un po' scontato ma esplicito nelle intenzioni del gruppo. Come Vasco Rossi e altre canzoni uscirà il 14 luglio. Non credo a caso, uscirà di lunedì come la canzone in cui Vasco è stato lasciato, segato e pure beccato dagli sbirri, un perfetto pater familias.
17 anni in due, figlie d'arte del dj conosciuto in tutto il mondo come Agostino Carollo aka Spankox, le due pischelle hanno capito subito le potenzialità commerciali che la figura del padre poteva garantire, e, sfruttando al meglio lo studiolo di registrazione domestico, hanno cominciato a sparare singoli a raffica, cambiando stile e target ogni volta, con il chiaro obiettivo di conquistare l'urbe terraqueo con la loro satanica innocenza.
Tutti le conosceranno per la title track, ma quella è solo un singolo episodio della loro variegata e inarrestabile parabola artistica.
Cominciano sparando basso: scelgono una canzone per bambini tedesca sconosciuta (qui anche in versione porcodio) e ne fanno una versione in italiano Snappy il piccolo coccodrillo. Sfruttano il padre per le animazioni dei loro disegnini e lanciano il primo video. I bambini l'hanno amata, i grandi però hanno guardato con supponenza a questo nuovo fenomeno, non intuendone le potenzialità.
Le nostre capiscono che l'infanzia non paga, che il vero esempio sono le rock star, marce, magari anche bollite ma sempre sulla cresta dell'onda. Frugano di nascosto nei dischi del papà. La scelta è facile. Vasco è decisamente il più sfatto, il più rock.
L'unico più sfatto di lui è il tossico per antonomasia, Edoardo Bennato, ma chi se lo caga? Ha pure un omonimo che canta i Watussi. E Vasco sia. Un copia e incolla veloce, edulcorando qua e la il pillolone (niente cazzosconvolti, o ci mandano l'assistente sociale) ed ecco pronta Come Vasco Rossi, una hit da tre accordi che piace a gradi piccini e sfattoni e intasa YouTube per un bel po'. Il loro proposito è ben esplicitato nel ritornello Vasco lo sai/per me sei un dio/spero che un giorno lo sia anch'io. Il piano è perfetto, mutuato da una puntata del Mignolo col prof ma a loro le cose sembrano andare meglio che ai nostri beneamati.
Vanno in radio, al Tg, suonano davanti a 120mila persone, si fanno fare dal padre un'intervista doppia, lo mandano come un pacco a conoscere Vasco, gli fanno pure firmare la SIAE, come un prestanome qualunque, ma, dicono, lui si accontenta di poco. La canzone viene pure coverizzata in versione idioti, di protesta, fumata e persino technospeedcore. E se ti coverizzano vuol dire che sei ultramegafico, Spitty Cash insegna. Girano pure uno spot per la Barbie, coronando il sogno di tutte le bambine, ma per loro è solo un altro passo verso l'Olimpo.
Finita la scorpacciata di popolarità serve altra benzina da mettere sotto il fuoco. Dopo la canzone infantile e la canzone tributo ne serve una che lasci trasparire l'animo nobile e la maturità del duo. La prima canzone del tutto inedita è l'impegnata Il futuro del mondo, una Si può dare di più in versione baby, ma soprattutto senza Morandi e Tozzi, in cui le nostre si mostrano con chitarre e pianole più qualche immagine dal backstage Barbie.
Solo che se non sei Zack de la Rocha l'impegno a volte non paga. Le nostre lo capiscono subito. Il video non spacca. Per non essere travolti dal flop della canzone ne lanciano subito un'altra, riparatoria, la loro personale canzone dell'estate.
L'estate è la perfetta canzone della stagione. Scanzonata, ballabile, con un ritornello accattivante, il perfetto contraltare ai bambini negri magri e obesi del video precedente: niente di meglio per tornare alla ribalta e lanciare il disco che è ormai in uscita. E il lalalalallallà finale è manna dal cielo terso. Convincono il padre a filmarle mentre ballano innocenti nel giardino di casa. Agostino obbedisce, ormai totalmente sotto il loro controllo.




Lo guardo e mi sento Jeremy Irons in queste immagini



Non che mi masturbi davanti alle immagini di pubere purezza, ma diciamo pure che il video sembra fatto per allietare le notti solitarie dei sacerdoti di mezzo mondo.
Il Vaticano ringrazia ufficialmente. Una sega in più equivale pur sempre a uno scandalo in meno, e la devozione è preziosa.

Non posso più aspettare, sono un tossico di GaiaLuna. Vivo nell'attesa del giorno 14 e mi beo nell'immaginare il momento lo avrò tra le mani. Il cd.
Sono inebetito dal loro carisma e farei di tutto per loro. Di tutto.
Per questo lancio un appello, perché mi fa un po' pena, un padre costretto dalla volontà delle figlie bambine a sottoporsi a umilianti critiche di sfruttamento minorile. Non avete capito un cazzo, ignoranti che scrivete i commenti ai video. Agostino è solo una vittima, un uomo armato solo del suo amore paterno, costretto ad assecondare due pesti ambiziose in tutte le loro voglie insane di conquista del mondo (mannaggia ai cartoni!).
Ho la certezza che appena lo supereranno nella fama lo scaricheranno senza battere ciglio in mezzo a una strada, come la Casalegno con Sgarbi, e per lui sarà una batosta.
Salvate Agostino Carollo!
Anzi salviamolo! La responsabilità e di tutti noi.

sabato 5 luglio 2008

Cose turche

Normalmente si pensa che le nostre deiezioni, partendo dal WC scendano nelle fogne per poi essere convogliate nel fiume cittadino che poi si tuffa ansante nel mare. Si va al mare un po' per incontrare se stessi e non è un caso che i trentini, poco avvezzi allo straniero, preferiscano il vicino Adriatico. Perché sai cosa bevi.
Un paio di cose mi hanno fatto riconsiderare quest'ovvietà.

Il primo è il fenomeno consociuto come Rugiada Turca. A porgermi questa nuova consapevolezza sono stati i sandali. Solo quando calpesti le scarpe da frate infatti ti rendi conto di quanto del tuo prodotto, invece di piegarsi al suo triste destino di rivederti a Cattolica, torna indietro e si aggrappa ai tuoi piedi e alle tue caviglie. E' l'extrema ratio per il giallo che c'è in noi.

Il secondo è conosciuto come Nebulosa da Toeletta. Quando tiri lo schiacquone non tutto finisce in basso. La potenza del getto infatti è tale che una nube di vapore contenente acqua e deiezioni varie vaporizzate si alza e si deposita in tutto il bagno, con gradiente inversamente proporzionale alla distanza dal cesso. Lo dicono in televisione, quindi è vero. Considerando che nella maggior parte dei casi lo spazzolino è lasciato a se stesso nel bicchiere senza il suo goldone protettivo, ciò significa che ognuno di noi si lava i denti giornalmente con la propria merda.

Volevo solo puntualizzarlo, tanto per non vivere nell'ignoranza schifa.

venerdì 4 luglio 2008

Le Pecore Nere vol.5 - Tra Arte e Natura 2008

E' con malcelato orgoglio e dopo mesi di fervida organizzazione che l'ormai Associazione Culturale Le Pecore Nere presenta la sua quinta uscita, Tra Arte e Natura 2008, un evento che si propone di scandagliare le vie contemporanee di interazione, appunto, tra le varie forme d'arte e la tanto vituperata quanto idealizzata natura.

Grasse novità quest'anno, a partire dall'esposizione. Abbiamo infatti coinvolto 8 artisti ospiti. Due di loro avevano già partecipato alla passata edizione: BaBa de Leche e Mauro Ambrosi. Poi c'è El Cina, cantante e chitarrista dei Fango, che abbiamo corteggiato per anni prima che cedesse alle nostre lusinghe. fino a . Poi ci sarà, Luigi Penasa, illustratore di Millanta Cosae, l'ultimo disco dei Supercanifradiciadespiaredosi, ospiti della passata edizione Arrivano direttamente dall'Accademia di Brera Leonardo Rigotti e Matteo Merla.Poi c'è Rupi, il nostro ospite internazionale, direttamente dalla Catalunya e Ven, una giovanissima fotografa di Cogolo che abbiamo scoperto per caso e che abbiamo preteso a tutti i costi.
Abbiamo chiesto loro di creare un'opera sul tema degli animali per l'esposizione che si chiamerà "Gli Animali delle Pecore".
Ci saranno inoltre le opere delle Pecore Nere stese medesime: David Aaron, Felix Lalù e Giacomo Valorz

L'esposizione verrà verniciata domenica 20 luglio alle 18 e rimarrà aperta fino al 2 agosto, tutti i giorni dalle 18 alle 22.

Il giorno dell'inaugurazione, per l'occasione, torneranno sulle scene i ritmi sghembi e poppettosi delle Fonda Sisters, atavic side project di Gianluca (Nurse, Johnny Mox, Anacroma) e El Cachi (Mamalbao). Mi posso ragionevolmente beare di essere riuscito a convincerli a tornare a suonare insieme per le Pecore. L'anno prossimo riproverò coi Nirvana, anche se Cobain è uno stronzetto, c'ha la segreteria e non risponde alle mie chiamate.

Altri due appuntamenti di Tra Arte e Natura si svolgeranno i due sabati successivi.

Sabato 26 luglio presenteremo "Cheyenne, trent'anni" un documentario di Michele Trentini, Marco Romano e Maria Cheyenne Daprà sulla vita di Cheyenne, la giovane pastora della Val di Rabbi. Con immagini di vita quotidiana e un intervista sulle sue esperienze Cheyenne svela quanto ci sia idilliaco e quanto di idealizzato nel mestiere e nalla vita che ha scelto e che porta avanti fieramente.
Dopo la proiezione sarà la volta di Nicola Sordo, clown e cantimbanco che presenterà "Pezzi di Pollo Libero", stralci musicati dal suo spettacolo "Pollo Libero", in cui si narrano le epiche gesta del cantante che sta in fondo ai nostri cuori, il mitico e indimenticato Nick Bolzano Fredda.

Sabato 2 agosto, serata conclusiva della rassegna sarà la volta della presentazione dell'esperienza di EcoArt, di cui abbiamo parlato spesso in queste colonne. Si proietteranno due documentari sull'esperienza ("Perchè Non" di Marco Rosi e Mattia Pelli e "BeNon" di Marco Rosi), cui seguirà un dibattito aperto con le realtà promotrici della Città dell'Utopia Yo Production e Laboratorio sul Moderno. C'è tante cose da dire su questa esperienza la cui unicità è semplicemente indubitabile.
A seguire un ospite veramente d'eccezione, il cantautore modenese Bob Corn, che con le sue atmosfere vellutate chiuderà degnamente l'edizione di quest'anno.

Tutte le maggiori informazioni le possono trovare sul myspace delle pecore nere.

Che dire? Vi aspettiamo non dico numerosi, ma entusiasti, pronti all'estasi.

giovedì 3 luglio 2008

Back from Rafanass

Ogni giorno salta fuori una nuova frontiera per far soldoni. Prima era la Borsa poi il web e ora c'è Second Life. Ogni giorno ne salta fuori uno che ho fatto il mio primo milione. Quanta pena ci fanno, sti nerd, qui al Felix Lalù Institute of Giving Advices. Ma dove pensano di andare, con la scoliosi che si ritoveranno.
C'è un modo ancora migliore di fare li sordi, compari, vecchio come il cucco, e cucchi pure di brutto.
E' molto semplice, ecco le istruzioni:
- ascoltati na cifra di Bob Marley Peter Tosh e altre robe in levare, ma basta anche Bob Marley, tanto poi il resto non cambia molto
- raccogli un gruppetto di musici decenti, non dico estremamente talentuosi. Gente che sa tenere il tempo, che caccia un assoletto demente ogni tanto e che non pretende di più dalla vita. Se ce n'è uno o più coi dread ancora meglio. Se li ha appena tagliati recupera qualche foto di prima e fotomonta
- chiuditi in sala prove, tira fuori due giri in levare, poi cambia la tonalità e non muoverti di lì
- la prima canzone, necessariamente, è quella sulle canne, che non ce le lasciano fumare, quei proletari degli sbirri e finanza, cattivoni che non capiscono che noi siam gente buona e non facciamo male a nessuno
- quelle che seguono possono avere i seguenti argomenti:
Δ sud del mondo
Δ sfruttamento
Δ anche precariato se ti senti vicino alle questioni moderne
Δ la tua terra, il sole che c'è lì
Δ magari mettici pure il nucleare
Δ lo stato e i politici corrotti
Δ e anche l'ambiente, che non fa mai male (poi se anche fai in un megaconcerto, in cui tutta l'erba rimarrà sdrucita e piena di bicchieri di plastica e chewinggum e il livello di decibel spaventerà gli animali selvatici nel raggio di 5km non c'è problema, l'importante è la good bibration)
Δ e perché no? anche una sulle droghe pesanti, che ci riempiono di tossici che non comprano i cd e di cocainomani che non apprezzano lo svacco del levare
Δ Ah, e l'ultima dev'essere sulla gioia di vivere in questo mondo di sole. Ma sì, dimentichiamoci tutte le disgrazie delle canzoni prima e inneggiamo a Jah o qualunque altro tossico morto giovane
- una volta messe insieme le canzoni comincia a concertare qua e là, punta soprattutto sui centri sociali, sfonda porte aperte
- ai concerti ricorda sempre di introdurre le canzoni con discorsi da curre curre guagliò, salta qua e là. E non dimenticare la canzone in spagnolo, che fa molto patchanka, fa molto italiaspagnaunafacciaunarazza, fa molto colpo sulle bimbe.

Il pubblico c'è già, ti basta solo suonare, usa l'odio a piccole dosi, e solo verso bersagli semplici (polizia, stato, ecc), sono gli altri che devono cambiare, crea un noi e un loro con le autorità e tutte le cose che fanno incazzare quelli che ti guardano e tutto andrà all right man.
Avrai concerti assicurati per anni, la ggente sarà sempre con te, viaggerai portando in giro il buon pensiero positivo, scroccherai da fumare a tut le monde e ti farai tutte le punkabbestia dello stivale (che paiono zozze, ma si lavano più dei metallari, che non sembra ma si sgrassano con frequenza). Cosa vuoi di più dalla vita?
Vabbè, non prenderai milionate ma almeno stai all'aria aperta e non te lo devi menare davanti a Big Sausage su un mac dallo schermo mini, che fa più figo ma le tette son grandi come monetine da 1 centesimo.

Un ultimo consiglio: evita di focalizzarti sulla possibile incoerenza di quello che fai, sulla questione artistica del tuo fare musica e pure sui tuoi meriti riguardo all'apprezzamento del pubblico. Limitati a farli ballare, farli sentire liberi, farli sentire di sinistra e pure un po criminali autocompiaciuti. Godi dell'inebriante sapore di Giamaica che ti esce delle nari e del sudore che fai sgorgare copioso. Almeno questa sera li hai tenuti buoni, e non hanno fatto danni peggiori. Ricorda che questa è la tua funzione sociale, che ti pagano per questo, guagliò.

mercoledì 2 luglio 2008

Do you, por laòr? (ovvero The Fiemi Bon Temp Session vol.1)

Ci sono novità grosse che non sto qui a dire, e cose da fare che non sto qui a ribadire. Ronzii di nuove stronzate che non si riesce a cagare per via del tempo manca. Ma lo spettacolino qui non può mica fermarsi perdùe. Cazzo fare? Cosa fa la gente nella mia situazione?
La regola è semplice, e very italian: se sei alla frutta raschia il fondo e presenta roba vecchia come fosse ancora fumante. In alternativa, ruba. O al massimo la sua versione politically correct, cita.

Quindi, come diceva Popper, faccio di necessità viltà.

Giunge una mail da Amsterdam, dal Fiemi, un compare nòneso che fa l'interprete, cui peraltro debbo ancora un libro sui poeti americati, credo dal lontano 1997 (mi sa che è pure di suo zio), e cui debbo una vacanza in cui, purtroppo per lui e moolto bene per me (e per la bella lei), mi ha retto la candela con stoicismo da alpino.

Subject: the bon temp series, vol.2

ueila

com'ela po', tut benot?
ti allego la cianzòn del om fin, la seconda puntata di bob dylan (nome d'arte di berto omdeciamera) en nones.
la strofa terza è dedicata al nele bastìn, persona che forse avrà già avuto l'onore di chiederti chi el po' to nono (e se così non è puoi sempre chiedere a clifffinadri).
devo dire che tradurre ste canzoni in nones è non di rado una bella
sega, perché non esistono molti termini legati ai sentimenti. ti sei mai chiesto come cazzo si dice ti amo in nones? non esiste una via di mezzo fra te voi ben e desmudandite.

stay tuned for more monàde!

Traduco: il compare Fiemi ha tradotto in nònes The Ballad of a Thin Man, del defunto Bob Dylan, di cui lo ricordo ancora grande fan nonchè esegeta. Per chi di voi sapienti sappia il nòneso questo testo sarà semplicemente uno spasso. Ok, anche l'originale è uno spasso: solo il figurarsi questo mister jones che arriccia le narici e subodora che qualcuno gli sta cagando sotto le scarpe ma non capisce chi, vale l'ascolto di tutta la canzone, il resto dei personaggi che caratterizza il buon Roberto Omdeciamera è semplicemente degno del suo genio giovane.
ma quel che ha fatto il Fiemi, (mi sia concesso un) veccio mio, è roba veramente pregiata. Qui non si tratta di una semplice traduzione dall'inglese al por dialetto, ma di una trasposizione dei personaggi della Merica lontana nella vicina Denno, Val de Non, con citazioni di personaggi vveri e situazzioni vvere, altro che gran hermano. Solo tradurre "do you, mr jones?" con "si mo, por laor?" vuol dire aver capito come gira la ruota la nel quadretto dilaniato e vedersela al Bar de la Lory (in cui l'altro giorno, peraltro, ho avuto modo di completare un'inaspettata balla da domenica pomeriggio, ma questo è altro discorso).
Bien
Brao Fiemi


Qui si scarica il testo, prima che il legittimo padrone reclami i sacri diritti inalienabili della società contemporanea, gridando il pallone è mio.



Titoli di coda:
nella prossima puntata di Scuèla de Nònes approfondiremo la questione dei sentimenti in dialetto, sollevata anche dal compare Snippi. Non perdetevi il meraviglioso cofanetto!
In regalo una mela Melinda dell'anno scorso e un pupazzo di malgaro che riconosce le donne che passano e bercia Smudàndete, che te ari!