cè questo ostiello nella londra di oggi dove risiedo da qualche ggiorno. si chiama london backpackers hostel, ed è il più smarzo che ho trovato (la foto, tratta dal sito, si riferisce a quando hanno arredato la cucina per la prima volta e i frighi erano ancora stabili e in posizione perfettamente verticale, pare). sto in una stanza grande 4x5m dove dormono 15 persone: 3 castelli grandi e 3 piccoli. ci alberga una fauna di personaggi che ho avuto modo di conoscere in queste sere. ci sta l'irlandese padder, faccia da irish ma capelli nerissimi, con una insolita predilezione per il vino rosso. è qui da tutta l'estate, s'è fatto 4 o 5 festival in giro per l'inghilterra, di cui un rave con il fango fino alle ginocchia. ci sta sebastian, un catalano che vive qui (cioè in questa stanza) da 4 mesi quattro, lavora in un pub. è simpatico, ma ha i peggiori tatuaggi che si siano mai visti: una stellona sul gomito destro (e fin qui tutto bene), sopra un IX grande 10x8cm, a caratteri cubbitali, e dilà, su tutto il bicipite, una serie di note musicali. io incuriosito gli faccio che canzone è? e lui una di jimi hendrix. e io ma dai, quale? e lui non lo so. evidentemente non si è preparato la seconda risposta. poi ci sono i due neozelandesi, algers (o qualcosa del genere, dovrei farmelo scrivere) e george. sempre scalzi, pure nella merda dell'ostello. non fanno un cazzo tutto il giorno, la sera bevono e giocano a pool con gli altri e sparano minchiate e sanno un pacco di giochi a bere. carlos, un madrilegno iperattivo con una parlantina alla luttazzi che spaccerebbe sua nonna per una vergine svedese, e ma spiegato la teoria de la plancha, ma questa è un'altra storia. poi c'è christine, una francesina che sta ogni due giorni e mezzo con uno diverso (prima era sebastian, poi un crucco, ora algers e mo se ne va quindi boh), anche se pare che il fiore si possa solo annusare. poi c'è omar, di oakland, california. amante dell'hiphop, padre yemenita, madre portoghese, 23 anni, sposato con una marocchina è stato a dubai a lavorare tutta l'estate. è qui perchè gli han perso la valigia con dentro il biglietto e la visa per gli US. poi c'è quello di detroit, che ma detto che la motorcity fa 5 milioni di abitanti e non c'hanno manco la metro. tutti in giro in macchina. loro in casa sono in 5 e ne hanno 7. altro che targhe alterne. poi c'è caroline una tedesca di 19 anni che lavora qui da qualche mese. dorme con due peluche. ogni tanto qualche lobo feroz (come dice carlos) ci prova, ma è proprio bambina, e non subisce i fascini. poi nick, un tacito australiano che porta sui polpacci uno dei peggiori tattoo che abbia mai visto: un bicchiere di vino con intorno due serpenti attorcigliati. poi ovviamennte ci sono gli italiani: prima c'era riccardo, di gaeta, diceva di avere "quasi" finito economia, tre settimane di corso di inglese e forse, se lo scandivi bbene, capiva what's your name. appena c'era possibilità di parlare italiano si ributtava nelle accoglienti braccia della mamma lingua e non c'era verso di fargli capire che gli altri astanti non capivano. partito lui sono arrivati cinque giovinastri di modena, ma quelli non sanno parlare l'inglese a parte uno, quindi si stonano di superalcolici tutte le sere millantando di uscire e alla fine o non escono e stramazzano in salotto, o escono e tornano due ore dopo, giusto il tempo di andare e tornare credo.
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