e' cosa risaputa che qualsiasi pietanza o oggetto adecuatamente fritti nell'olio acquisiscono un sapore piacevole che a volte accompagna, spesso sostituisce quello della pietanza stessa. io preferiso chiamarla LA DIRETTA PROPORZIONALITA' TRA UNTO E BONTA' (fa anche rima, e ame la rima piace). l'altra sera, alle due di notte, arriva padder, irish compare di ostiello con una porzione di fish and chips, ovvero pesce fritto accompagnato da patatine fritte. ingurgitando con voracita' da neorealismo padder mi spiega che lui evita accuratamente mcdonalds, burger king, kfc e compagnia bbella. oltre che per una questione etica, padder non si fida di queste multinazionali dell'unto e preferisce quelle piu' nostrane, in questo caso il fishenchippsaro all'angolo. in fondo, dice, si tratta di pesce crudo messo nell'olio: oltre ad essere un necessario toccasana per la situazione metabolica in cui la notte (e il vino rosso di cui si faceva fiero latore) lo costringe, è anche più sano. mentre mi espone la sua teoria io immagino l'olio del fishenchippsaro all'angolo, alle due di notte, dopo una giornata (o più? quien sabe?) di full immersion, piu' esausto di un taglialegna alla fine di una calda e sudata giornata di giugno. tendo l'orecchio e mi pare di sentirlo, il fegato (debbo supporre altrettanto esausto) di padder che mi implora in ginocchio sui ceci, guardandomi dal basso e con le mani giunte. io in fondo al simpatico padder lo capisco, e poi e' bello quando la gente argomenta le proprie scelte etiche, vuol dire che almeno uno ci pensa. la mia paternale si è limitata a un compiacente: in sucha situation you better eat mate!
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