martedì 28 luglio 2009

I Schuetzen (La Posta di Felix Lalù vol. 2)

Pubblico il riassunto di una lettera che è arrivata in redazione qualche tempo fa. Tutta è troppo per te, discreto pubblico, che hai una soglia di attenzione di un bl.

Caro Felix Lalù,
cosa pensi degli Schuetzen?
D.


Caro D.
Intanto qui sono I Schuetzen, non gli Schuetzen, ma vabbè, lo concedo. Molta gente qua in Trentino è filotirolese e molti persino Schuetzen.
Essere filotirolese in Trentino è facile. Ovvio che il passaggio tra l'Impero Austroungarico e l'Italia è stato traumatico per molti. Sia a livello amministrativo che a livello scolastico che eccetera (praticamente tutto) era meglio stare sotto gli austriaci. Eravamo la riviera adriatica di un impero stracazzuto, degli sfigatelli italici che godevano della sapienza degli altri, i quaqquaraqquà degli asburgo, i Ceuta e Melilla dell'Austroungheria, miga paja. Cosa vuoi di più dalla vita? Anch'io mi sentirei filotirolese se non parlassi un dialetto simile all'italiano e fossimo nel 1920. Ma siamo quasi cento anni dopo, sarebbe come sperare di andare a vedere un concerto di Beethoven no? (Ora abbiamo Allevi, eheh. E forse ce lo meritiamo)
Poi c'è da considerare che gli Austriaci considerano i peggio terroni degli altoatesini che a loro volta considerano terroni noi. Ecco, desiderare di far parte di una comunità che schifa non solo noi, ma anche quelli che schifano noi per lo stesso motivo non mi pare molto furbo. Così a occhio e croce.
Poi c'è la questione Schuetzen. Tra l'essere filotirolese e Schuetzen c'è la stessa differenza che scorre tra l'esser di destra e essere uno skin che pesta la gente. Oppure tra amare platonicamente una donna e trombarla senza ritegno. E' diverso il grado di coinvolgimento.
Essere Schuetzen vuol dire tante cose. Vuol dire trovarsi per bere. Come tutte le occasioni che creano comunità qui. Quindi fin niente di strano. Significa vestirsi da buzzurri, con la braghe di cuoio (lederhosen) con un buco sul culo, come se cagando non ti prendi neanche la briga di calarti le braghe. Ma questo è niente: molte comunità si vestono da buzzurri. Praticamente tutte: metallari, b-boys, truzzi, paesani, fricchettoni, punk, nonni, benvestiti. Quindi fin qui ancora niente di strano. Una cosa che non mi piace dei Schuetzen è che hanno le armi. Allora a sto punto tira fuori il batocchio e fai la gara a chi spacca più noci. Cosa te ne fai di girare con un'arma caricata a salve. E' ridicolo, e molto poco educativo. Però fa molto Poncharello.
In definitiva, caro D., i Schuetzen è gente come noi, sicuramente ci sono i simpatici e i stronzi. L'unica differenza è che vogliono diventare amici di gente che li disprezza. Puoi vederlo come un'anacronismo. Anche come un'idiozia volendo. Ma anche come la punizione divina per le loro convinzioni. Come dicono in Inghilterra, finchè non rompono i coglioni, happy you, happy all.

Ah, poi c'è la questione che ora si pigliano un botto di soldi da mother provincia per cambiare i vestiti da buzzurri che costano un botto. Allora la gente li odia un po' di più. Come odiano i contadini, gli albergatori, gli sportivi, i magneebevi tardizionali, e tutti quelli che beccano più dineri senza amare la gente. Si chiama invidia. O incapacità di inventarsi una categoria a cui apparteniamo che la provincia abbia piacere di sovvenzionare. Farsi furbi, bisogna. O cominciare a vestirsi da buzzurri.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Io sono il re degli invidiosi...
Pero

smellymilk ha detto...

io odio solo la categoria dei musicisti!

Anonimo ha detto...

Grazie Felix è praticamente quel che penso anch'io.

L'etnia non si può mica scegliere. Sennò io vorrei essere vulcaniano come il mitico Spok
, che lì di Berlusconi, smog e mafia non ce n'è...

E poi perché voler essere austriaci quando si può essere discendenti di Dante e Leonardo?

E' vero siamo generalmente un popolo di cialtroni e ci meritiamo la classe politica infame che abbiamo...Ma da qui a leccare il culo a gente che se potesse ti sputerebbe addosso ce ne passa.

Vorrei citare Gaber per concludere in poesia: "Io non mi sento italiano, ma per fortuna o purtroppo lo sono. Io non mi sento italiano, ma per fortuna..per fortuna lo sono"

D.

Anonimo ha detto...

A mi me da igual.

Sem tuti en misiòt,
me par pù figo el Mohamed
che parla nones,
che quei che dis Heimat!,
e che en todesk sa sol quel.

Zerte volte quei
che se empienis la boca
i gà sol le braghe de coram,
dei véci no i g'ha pù gnent.
Dale vache al Suv, lè robe
che copa culture e tut.
Comunque:

Lagrein o Nero d'Avola?

Tuti doi.

Selv.

Anonimo ha detto...

E come al solito Felix, un colpo al cerchio e uno alla botte