lunedì 3 agosto 2009

Pile e camicia di flanella

Mi sa che ultimamente c'è un essere soprannaturale che mi tira brutti scherzi. Non perché il tre di agosto scrivo con addosso pile e camicia di flanella di mio zio. Neanche per i più calzettoni di lana. Succede che una cosa ti sembra una cazzata? Beh, poi ti ritrovi a farla. Contro ogni evidente coerenza. Non è come quando a te non è mai piaciuto il pistacchio e poi lo assaggi e da un giorno all'altro è buono. No, è più un discorso di coerenza di idee e azioni. Non che sia un patito della coerenza. preferisco il vizio, ma questo vale solo per me. Insomma fai cose che non vuoi senza non volerlo. Se lo dicesse Vasco in una canzone suonerebbe figo lo so. Insomma la storia è questa.
Mi son sempre stati sul cazzo quelli che cantano in playback. Da piccolo mia madre mi ha anche detto che bisogna esser bravi a far playback. Poi ho smesso di credere e mi faceva cagare. Poi mi sono accorto che anch'io ho cantato in playback. Una canzone bellissima che mi serve la base e non la posso avere e allora l'ho messa su e ho fatto finta di cantare. Al pubblico l'ho detto dopo, non ho ben capito se se n'erano accorti o no. E' stato anche divertente. Ed era playback.
Poi mi stan sul cazzo quelli che usano il leggio a suonare. Cosa ti costa imparartele, ste canzoni? E' uno sforzo troppo grande? Ti ricordi la sigla di Holly e Benji a memoria e non sai impararti le canzoni che vai interpretando? Sei un poveraccio. Questo mi dicevo. Ora sono io quello col leggio. Con l'unica differenza che non solo le canzoni degli altri che non ricordo, quelle le so a memoria. Ho difficoltà con le mie. Scrivo i testi troppo in fretta e dopo che la canzone è finita non la provo più, la faccio solo in concerto o agli amici, quindi non riesco a impararmi bene i testi. Questa però non è una scusa. Il leggio lo uso.
Poi non capisco perché fare le cover. Certo è più semplice. Certo è meno rischioso. Certo è meno sbattimento. Certo i locali pagano esponenzialmente di più. Certo le tipe muovono il culo e si trasformano molto più velocemente in groupie o morose siccome conoscono già le canzoni. Cover- Originali 5-0. Fine primo tempo. Io non sono mai stato capace di fare le cover, sempre stato pessimo. E ora mi ritrovo che le due canzoni mie che la gente apprezza di più sono Sono della Val di Non e La morte del fabbro. Poi fai la fine di Marylin Manson che lo ricordano per Sweet Dreams. Non che sia il solo. Insomma tra una roba e l'altra faccio un pacco di cover anch'io. Dovrei dolermene.
Un'altra cosa che non sopporto è quando trasformano le canzoni inglesi in italiano mantenendo metrica e melodia delle originali. Non si fa, di solito fa cagare. Il suono e gli accenti sono così diversi che se fai un testo in italiano su un testo inglese sei costretto ad usare un botto di quelle parole tronche infami che in italiano mancano, allora ti ritrovi come i Verdena, con canzoni piene di su-giù-più-di-me-te-stai-vai-c'è-se-noi-voi eccetera. Canzoni merda escono, ecco. O meglio belle canzoni con testi merda. Si sente che l'italiano non fila. Non fila. Sarà smepre meglio la versione originale.
Con questo spirito ieri salendo da Trento a Rabbi mi son ritrovato a cantare un testo in italiano su una canzone delle Fonda Sisters, Everything you learned is fake and wrong. Le Fonda Sisters è il vecchio progetto di Gian dei Nurse e Claudio dei Mamalbao (qui ci sono i videi del concerto reunion dell'anno scorso alle Pecore Nere). Questa mi sa che l'ho ascoltata un migliaio di volte in quest'ultimo anno e mezzo. Grande pezzo. Fremevo dalla voglia di coverizzarlo ma è troppo bello. Allora il segreto è: quando non sai fare una cosa non farla, fai qualcosa di più stupido. Insomma stanotte mi son ritrovato a rifarla in italiano. Con la mia nuova DG20. Com'è venuta? Ora mi faccio cinquanta metri nell'autunno neozelandese di Rabbi, vado di là e vedo se me la ricordo.
In ogni caso poi mi toccherà comunque scrivermela sul leggio cazzo.

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