lunedì 21 gennaio 2008

Gli aspettatori

"La sparizione dei camerieri davanti ai ristoranti non è avvenuta in una data precisa" dice l'OfflagaDiscoPax in Cinnamon, ma qui a Marsillia ce n'è ancora qualcuno. Anche qui come sempre ho avuto qualche problema con le geishe da tavolo: non con l'essere servito, ma con l'avere un servo.
Sarò pure un boaro ma ho sempre preferito le ostesse grasse che si puliscono le mani bagnate sul culo e ti puntano i gomiti nelle spalle piuttosto che i pinguini che ti stanno dietro come avvoltoi. Mi spiego meglio: pagare qualcuno per fare quello che non sai fare da solo, come una prostituta o un artigiano, è cosa buona e giusta. Pagare qualcuno per fare qualcosa che puoi fare da solo, come ad esempio riempirti il bicchiere, mi sembra un vizio, oltre che un lusso. Non so perché mi fa sentire nobile e pappone. In tutto questo è affascinante invece il rito stesso della servitù, l'attenzione maniacale verso i particolari come la disposizione degli oggetti, la posizione nella sala, la mano dietro la schiena, il portamento, i movimenti eleganti e raffinati negli anni. E' un arte antica e un mestiere onorevole.
Non è che si continua con questa cosa perché pare brutto dire ai camerieri che non c''è più bisogno di cerimonie? O invece è la gente che ha bisogno delle cerimonie per sentirsi importante per il tempo di un pasto?

1 commento:

Johnny Mox ha detto...

Fare il cameriere è stata la piu grande scuola sociologica, è una roba che ti segna e ti insegna- cosa che più o meno si vede chiaramente nel film-dogma Festen