Siccome sottoscrivo spammo.
E' graditi commenti costruttivi e idee fattibili, no Panizza merda, che non serve a niente se non a farsi i pompini a vicenda. Grazie
Egregio Assessore,
Ho letto con molto interesse la Sua lettera su L’Adige, così come la discussione susseguitasi nel blog (Blog’n’Roll) di Fabio De Santi sul sito del quotidiano.
L’argomento in discussione – il panorama musicale trentino e le occasioni per poterlo valorizzare – mi vede da almeno 15 anni coinvolto in prima linea in quanto musicista, tecnico dello spettacolo, educatore in contatto con la realtà giovanile locale, ma principalmente appassionato fruitore di tutto ciò che è comunicazione artistica, in special modo se questa è espressione del territorio in cui sono nato e risiedo.
Ho avuto modo di leggere con vivo interesse anche la lettera di risposta di Maurizio Facenda, ed è proprio la frase con cui quest’ultimo ha concluso il suo ragionamento “Per fortuna esiste chi ci crede e si sbatte” che mi vede chiamato in causa; sento quindi l’esigenza di intervenire nel dibattito, portando modestamente la mia esperienza, i miei dubbi e le mie proposte.
Per quanto possa testimoniare direttamente, la cosiddetta “scena musicale trentina” ha conosciuto e mantiene una vitalità, un fermento culturale che continua da almeno un quarto di secolo; sono davvero tanti e variegati i gruppi che hanno vissuto i loro momenti di gloria sui palchi dei locali sparsi tra la città e le valli; alcuni di loro non avevano nulla di che invidiare a realtà musicali di altre città italiane[1], in pochi hanno valicato i confini della Provincia, e si è dovuto aspettare i The Bastard Sons Of Dioniso per iniziare a vantare artisti con una visibilità nazionale.
Senza la necessità di citare i nomi, il Trentino si può pregiare da anni di validissimi musicisti, autori e tecnici che hanno intrapreso la carriera professionistica e che godono della stima del loro lavoro, anche a livello internazionale. Ma Le faccio notare che ciò si è verificato solo perché non sono mai mancate le occasioni per potersi esprimere, per potersi “fare le ossa” partendo da contesti più circoscritti: si è venuto a creare un ciclo virtuoso in cui artisti, enti, organizzatori, gestori, appassionati o semplici ascoltatori, non senza difficoltà, ma in un panorama neppure paragonabile alla situazione attuale, hanno fatto in modo che nel territorio ci fosse un terreno fertile per i progetti musicali[2].
Portando un esempio concreto, è la felice congiunzione di queste componenti che ha dato i presupposti al successo dei TBSOD[3], ai 200 ed oltre concerti eseguiti prima della popolarità mediatica, alla forte componente identitaria che i supporter di ogni provenienza apprezzano nella band valsuganotta.
Nel un contesto oggettivamente desolante dello stato della Cultura in Italia – mi riferisco ai tagli al Ministero, alla migrazione all’estero di festival musicali e allo sdegno di chi, come il sottoscritto, vive questo come un segno di degrado – il Trentino non è purtroppo in controtendenza, pur godendo di un’Autonomia che ne garantirebbe una più felice situazione.
Basta considerare le serate nel capoluogo per farsi un’opinione: a Trento, nella primavera 2011, esistono solo due realtà dove possano esibirsi musicisti in contesti che non siano “rassegne patrocinate” o concorsi di più o meno dubbio valore. Questi due ostinati quanto virtuosi promotori della musica indipendente – ma non solo quella, si parla anche di arti visive, reading, performance teatrali, ecc. – sono un centro sociale occupato (il C.S.Bruno, in via Dogana) che si autofinanzia e garantisce la corrente elettrica con un generatore, e un’associazione culturale (il Funanbolo, con lo spazio “Wallenda” in via S.Martino) situata nella cantina di un’abitazione privata[4]. Oltretutto incombe su entrambi lo sgombero o la chiusura dell’attività entro l’anno. Aggiungendo che l’elenco delle associazioni e dei locali sul territorio provinciale che negli ultimi 3 anni hanno chiuso o sono in procinto di chiudere i battenti, il quadro che si presenta si presta decisamente poco a moti d’orgoglio…
Il raffronto con altre città italiane, per non parlare di un umiliante confronto con altri Paesi europei o con la limitrofa Austria, delinea un panorama che personalmente ricorda la Corea del Nord nella vista notturna del planisfero: una landa buia circondata dalle luci di più fiorenti Stati.
Credo concorderà con me che c’è poco da rallegrarsi dell’immagine del Trentino in questo contesto, a maggior ragione se si valuta la sua collocazione a livello geografico: sono tante le band indipendenti internazionali in tournee per i music-club d’Europa; molte di loro attraversano il passo del Brennero con scalcagnati tour-bus per proseguire le loro date da Innsbruck a Verona, o a Padova, o a Bologna, dove rimpiono i locali, ma vedono Trento e la sua provincia dal finestrino, come una Terra di Nessuno.
Ora a me appare quantomeno paradossale che si celebri la creatività e il fermento della “musica giovane”, quando è sotto agli occhi di tutti una oggettiva desertificazione delle opportunità di espressione di quest’ultima. Inoltre focalizzerei sulle conseguenze endemiche, perché non vorrei si sottovalutassero le ricadute negative non solo a livello culturale, ma anche sociale e turistico.
Ad esempio, Trento, ed ora anche Rovereto, sono città universitarie: l’efficienza dell’Ateneo Trentino attira centinaia di studenti da tutta Italia; questi hanno giustamente il diritto di vivere la città e le sue offerte culturali anche la sera, e altrettanto giustamente in tanti lamentano la scarsa vivacità dei centri storici, l’esiguo programma culturale offerto, soprattutto per quanto concerne la musica dal vivo. Non c’è da stupirsi quindi se preferiscono abbandonare il territorio nei weekend e nei ponti festivi, e neppure che affollino in modo più o meno civile gli aperitivi in centro, non trovando di meglio che alcolici a prezzo scontato per passare la serata. Ma l’opportunità di un divertimento meno decadente non manca solo agli universitari: c’è un nesso preciso tra la mancanza di spazi per la musica e la partecipazione massificata agli happy hour, e allo stesso modo c’è un nesso tra una comunità florida e la libera trasmissione di cultura presente in essa. Oltretutto non sarebbe opportuno sorvolare sul fatto che anni di immobilismo producono una diseducazione da parte del pubblico ad assistere ai concerti: se in altre regioni esistono locali in cui è tradizione che si faccia musica dal vivo, e i musicisti godono della giusta considerazione, è anche vero che in Trentino occorrerà del tempo perché si capisca che in un live-club o music-pub si va principalmente per ascoltare della buona musica, non solo per ritrovarsi con gli amici a bere o a fare tornei di calcio-balilla, con emissioni di decibel in alcuni casi superiori ai concerti stessi.
Per questo lo stimolo del Suo appello ad “un più ampio coinvolgimento di tutti coloro che ruotano attorno al panorama musicale, enti e associazioni culturali, promoter, case d'incisione, radio e altri media e così via” può risultare una buona premessa per un “Rinascimento”, ma solo se accompagnato da un sincero impegno che vada oltre quelle che Facenda ha liquidato come “belle parole, eventi in grade e basta”.
Spero mi perdonerà, se a mio modesto avviso credo che questi propositi si prestano alle perplessità di chi vive in prima persona la contingente situazione di impasse, e con altrettanta perplessità osserva la solerzia del Suo assessorato nel prodigarsi in iniziative commemorative[5] che hanno sicuramente un valore storico e culturale, ma che non hanno certo presa sul mondo giovanile, in un momento in cui questo necessita di essere valorizzato più di ogni altra cosa.
Con l’augurio di buon lavoro e nella speranza di riscontri positivi,
Le porgo i miei
Cordiali saluti
Nicola Fontana
[1] All’inizio degli anni ’90 ebbi il piacere di assistere ad un concerto a Trento, degli allora emergenti Marlene Kuntz da Cuneo, da Lei citati nell’articolo. Fu un concerto memorabile e negli anni a seguire tanti gruppi trentini furono influenzati dal sound di quel gruppo. Vorrei far riflettere che ora l’unico posto dove potrebbero esibirsi nelle stesse condizioni sarebbe, oggettivamente, solo il Centro Sociale Bruno.
[2] Credo che un gruppo rock, nella sua più pura accezione, andrebbe considerato non come informale aggregazione a scopo ludico, ma un progetto artistico che prevede determinazione, impegno e costanza, sarebbe quindi da demandare alla discriminante del talento una selezione dell’eccellenza dei gruppi, certo non alla provenienza geografica o alla disponibilità economica, men che meno alla furbizia.
[3] Collaboro con i The Bastard Sons of Dioniso da più di cinque anni, sia in veste di fonico/arrangiatore in studio e dal vivo, che di grafico (sono autore della copertina del loro disco pubblicato da Sony Italia).
4 Una nota particolarmente esplicativa dell situazione precaria: entrambi i locali hanno un nome dedicato rispettivamente ad un orso fuggito nei boschi in nome della propria natura libera, e di una famiglia di funamboli dediti ad una difficile disciplina circense basata sull’equilibrio….
[5] Comunicato dell’Ufficio Stampa P.A.T. n° 684 del 31/03/2011 “TRENTINO, ALTO ADIGE E TIROLO COMMEMORANO I 500 ANNI DEL LANDLIBELL”
21 commenti:
Prendendo in considerazione la periferia e quindi le valli sottolineerei che la stragrande maggioranza, se non tutte, le occasioni per far suonare le band emergenti locali sono tutte derivanti da iniziative degli stessi musicisti o ragazzi appassionati di musica o di qualche coriaceo gestore di locali o bar...
il tutto però invece che essere seguito con un plauso ed incentivato, anche in virtù dell'indubbio valore culturale e del valore di integrazione sociale che ha la musica, sembra che goda di una subdola e sommersa censura da parte delle istituzioni... quasi si cerchi di eliminare le possibilità di fare concerti in quanto in grado di creare momenti di aggregazione...
felix merda!
Caro Nicola, la tua rappresentazione è perfetta. La situazione è difficile e preoccupante. Il fatto di essere tagliati fuori toglie spazio alla circolazione di idee e soprattutto a quelle nuove, di ampio respiro. Ma forse è proprio a questo che servono le celebrazioni commemorative e le manifestazioni in grande pagate dall'ente pubblico e gratuite per il pubblico. Un'altra piaga è proprio quella degli spettacoli gratuiti organizzati dall'ente pubblico. Se posso vedere carmen consoli gratis ai suoni delle dolomiti perchè devo pagare 5 euro per vedere qualcun altro?
Io sono un sostenitore dell'idea che i soldi che spendono per fare i vari festival sarebbero meglio spesi per gli asili e che lasciassero ai privati (chissà perchè nessuno dice mai che fare spettacolo è un businness con cui la gente porta a casa la pagnotta) organizzare quello che gli pare. Solo così si crea libertà di idee, senza patrocini e contributi, che non sono mai disinteressati.
Sono Buldra.
Concordo con Fonte.
Volevo solo dire che Trento, con lasua università, potrebbe essere ciò ch era la Bologna di metà anni '90 a livello di "fermento culturale".
Invece, e mi permetto di dirlo perchè me ne sono andato 2 anni e mezzo fa, Trento è una CITTA' MORTA.
Ora vivo in Veneto, senza autonomia, ma con il new Age a 5 minuti di macchina. L'altro ieri suonavano i Marta sui Tubi, 2 anni fa ho visto gli INTERPOL qui a treviso. A padova poi c'è lo Sherwood Festival che tutti conosciamo. Ah, il 29 aprile qui c'è Cristina Donà, a maggio vengono si Saxon (!!!!)....devo continuare? hem....devo ricordare che questi suonano spesso con gruppi di suporto locali?
Ora, il Panizza sale sul carro del vincitore per i propri tornaconti di visibilità. E' talmente palese sta cosa che ricordare le migliaia di euro per quella PAGLIACCIATA DI FESTA DELL'ANNIVERSARIO SCHUTZEN è superfluo.
E' una brutto cosa che la cultura inTrentino sia in mano a sta gente.
Buldra.
panizza merda. oggettivamente.
Sono parole che dobbiamo difendere tutti coi denti. Vengono da una persona che le lettere non le scrive mai e che da sempre preferisce la cultura del fare.
E quello che tutti chiedono qui è proprio la possibilità di fare. Non sono i soldi, non sono i grandi eventi. Venite ai concerti, organizzateli, datevi da fare, senza aspettare i piani di zona. La crescita culturale, la consapevolezza non te la dà l'assessore e nemmeno il concertone in piazza Dante, le istituzioni devono favorire e non ostacolare questa domanda di partecipazione. E' ora di smettere di piagnucolare e di impegnarsi per rendere chiara questa esigenza. E magari, essere un po' più critici nelle scelte (concorsi, carrozzoni, eventi dati in mano a incompetenti etc).DAJE
certo che anche evitare di creare un elite di musicisti dove chi è dentro è degno di nota e chi ha fuori è nulla non sarebbe male....no? caro felix l a l ù?...ma non solo lui....se si parla di tutta la scena trentina si parla di tutta! non si escludono a priori gruppi perchè il genere non piace a uno, al max 2...sopratutto facendo finta che non esistono....chi sei tu per decidere chi ha qualcosa da dire e chi no?!
io escluderei solo gli anonimi, caro anonimo.
se si parla della scena trentina, si parla ovviamente di tutti, belli e brutti.
e chi è dentro è perché ha voglia di chiamarsi in causa e non di essere chiamato.
parlare di elite qui è come parlare di campi da golf ai pescatori lampedusani, comunque...
"...in un live-club o music-pub si va principalmente per ascoltare della buona musica, non solo per ritrovarsi con gli amici a bere o a fare tornei di calcio-balilla, con emissioni di decibel in alcuni casi superiori ai concerti stessi."
Ecco, il male peggiore...la diseducazione...stiamo perdendo il senso della musica, di quella che era considerata un'arte prima di venire svilita al punto da passare da sottofondo di una partita di briscola. e forse panizza non sa, o finge di non sapere, che i musicisti non hanno bisogno di recinti d'oro eretti da mamma provincia entro i quali pascolare per qualche fine settimana all'anno. dei grandi palchi, del service figo, degli effetti speciali non ne abbiamo bisogno, chi ha da dire qualcosa lo fa anche senza grandi mezzi. basterebbe non mettere il bastone tra le ruote a chi ha voglia di esprimersi in modo positivo e in alternativa al consueto rito dell'happy hour, che farà fare affari ma in quanto a cultura lascia a desiderare.
ah, l'anno scorso in occasione della smgb avevo proposto l'idea di creare una sorta di "cartello" dei musicisti trentini, da riempire di contenuti. una sorta di "manifesto" per decidere delle regole più condivise possibile per avere maggior peso riguardo l'organizzazione di eventi e per ambire ad ottenere una sorta di rappresentanza per dire la propria nelle decisioni riguardardanti le proposte culturali (che troppo spesso non lo sono) che prevedono musica. Se mai qualcuno fosse interessato io sono ancora dell'idea che potrebbe venire fuori qualcosa di buono...
lasciamo almeno la possibilità che ognuno dica la sua no? e finchè non insulto o bestemmio ho tutto il diritto di dire la mia e rimanere anonimo ...comunque se non sbaglio per esempio nel mitico libro basta rock tour non è nemmeno menzionato metal party che può piacere o meno ma è stata una cosa importante in trentino...si fanno bei discorsi di unione e poi però c'è gente che non viene minimante presa in considerazione solo perchè non piace a voi...
all'anonimo del 07 aprile 2011 21:01:
Hai sicuramente il diritto di rimanere anonimo...
A mio parere i metalloni sono i primi che si auto-ghettizzano, quindi non serve scandalizzarsi.
Metalparty spacca
Anche se non è questo il luogo, la mia risposta all'anonimo si trova qui. Spero con questo di risolvere la questione, perchè ho scoperto, comee dice giustamente JMox, che MetalParty spacca
http://felixlalu.blogspot.com/2011/04/felixlalu-loves-metalparty-o-anchela.html
prima di tutto non sono un metallone, e sono anche daccordo sul fatto che spesso esistono certe realtà legate al metal che tendono all'autoemarginazione, ma nel caso che tratto io non è così...poi è tutto ovviamente secondo me, e secondo me da un po' di tempo esiste dello "snobbismo" qui intorno, dove alcuni generi vengono considerati "ignoranti" o da 13enni a priori....questa è la sensazione che ho avuto leggendo il libro basta rock tour dove metal party e un evento come il rock and folk di vigo meano dove c'erano veramente troppe persone e dove ha suonato un gruppo storico (a me fan cagare ma bisogna riconoscere la loro importanza) come i napalm death non venga minimamente citato....
Caro Anonimo
sull'esclusione che lamenti non puoi che avere ragione
come detto, la risposta alle tue richieste è nel link di cui sopra. Avrei piacere che rispondessi a quella di risposta, non che continuassi a ripetere gli stessi concetti già espressi nei commenti precedenti, sennò facciamo come i boci che dicono ha cominciato lui e non ne usciamo più
con stima
Oscar
io penso che in realtà, se si fosse parlato di Metalparty e del rocknfolk, allora si sarebbero dovuti citare anche un sacco di altri festival (vedi sun valley per esempio, badia rock...) che sono tra l'altro più duraturi del rocknfolk, che scusatemi, ma si è arenato da mo', e che ogni anno chiamano personalità da ogniddove e si occupano IN TOTUS del festival, ossia: che non trovano la pappa pronta, ma che devono seguire ogni aspetto, da quello burocratico al "bar e dintorni" alla scaletta ecc ecc.
Felix non l'ha fatto perchè esiste uno di questi festival per ogni valle, e ci usciva scemo secondo me... che già.... ;) scherzo. I <3 Felix. detto questo, mi riritiro.
"nella sala concerti non ci vieni per chiaccherare, se vuoi chiaccherare te ne vai di fuori"
è una citazione piacevole che rispecchia ciò che dovrebbe essere il concerto, ma come s'è già detto qui e altrove da noi non ne esiste la cultura (a parte sporadiche realtà già citate da altri di voi/noi)
per quanto riguarda le elitè direi che sono stati piuttosto i vari metalparty e defender club ad essersi considerati tali nel corso del decennio passato, è tipico del metal e degli altri generi ghettizzanti considerarsi l'elitè e non di un'accozzaglia di musicisti multiforme che come unico denominatore ha la trentinità.
Devo dire che la lettera di Fontana è decisamente condivisibile in tutto e per tutto.
metalparty spaccava, ed è naufragato perchè le istituzioni nn lo hanno spalleggiato seppur dopo piu richieste. e ora mi si dice che l'istituzione stessa vuole mettersi in gioco? hahahahahahah
ma sai Felix che il tuo blog è proprio figo... era da tempo che non ci venivo, ma è un gran luogo virtuale de "ciacere".
Dico la mia anche qui... come sempre faccio (per chi mi conosce e che dice che sono immannicato).
Secondo me la forza la fa la massa ed organizzandosi in una rete vera sia che siamo musicisti sia che siamo gruppi e si aderisce ad un movimento-associazione-consorzio o na roba così, credo che la provincia ti caghi come tutte i vari enti e cooperative che sono grandi e ci sono da cent'anni (PSA, OrienteOccidente, Drodesera, ecc.).
E se si ha l'intelligenza di presentare un progetto intelligente (...), i finanziamenti te li danno.
Ma secondo me il fatto non è di soldi, ma è di progetti e soprattutto di capacità di interazione tra di noi "gente del rock" organizzatori o suonatori.
Lo sbattimento di avere un locale che fa musica lo possiamo intuire: mille carte, burocrazie, SIAE, vicini perché poi ci siano magari 4 gatti a vedere un gruppo americano cazzi amari.
Quindi il discorso è proprio di cultura musicale che non è ancora nata del tutto, malgrado quella gente che si vede ai concerti da cent'anni come quelli come me o fonte o felix o Jmoxi o gli altri (quasi) veci del rock trentino o malgrado i mille concerti estivi dal vivo che ci sono.
Non so quale sia la soluzione ma so che finché vivo continuerò a fare cose (suonate o no) che servano per promuovere musica dovunque in Trentino
Posta un commento