lunedì 12 novembre 2007

30 days of night

In questo film spaventoso succede che siamo nel paese più sperduto dell'Alaska (come se l'Alaska da sola non fosse già abbastanza sperduta), tira una bora criogenizzante, non c'è anima viva nel giro di trenta miglia e, ovviamente, telefono, per carità. Sarebbe l'occasione per un porno coi fiocchi, tipo 69 sotto zero o Tutti nel buco del culo del mondo, basta scaldare una sala e suoni di tromba. E invece no. Con un tempismo degno di Jessika Fletcher arrivano in villeggiatura quattro cinque zombi vampiri (quindi allergici alla luce, ma questo lo scopri a metà film) con i denti da fanecco e l'accento greco. Questi hanno così sete che si ciucciano tutti e tutti diventano zombi. Lo sbirro giovane e buono ne incontra uno e non vuole seccarlo perché erano compari, allora questo lo salta addosso e gli fa cadere la pistola. Il poliziotto sta per terra sotto un'altalena, allunga la mano e cosa ti trova, dove giocano i fanciulli? Un'ascia. Scopre che basta tranciargli la testa con l'ascia e sono morti, di nuovo. Ancora un po' suspanza, si ritrovano un manipolo di disgraziati che poi riempiono la neve di macchione rosse finchè lui si vaccina per salvare la figa del film (che all'inizio se ne sta per andare allora un megatrattore la tampona e allora torna indietro e allora loro che erano insieme e poi però non si erano spiegati e poi lei gli dice torniamo insieme ma veccia mia, se aspetti ancora n'attimo ci sono i titoli di coda) se li incula tutti ma intanto diventa vampirozombi. E due minuti dopo esce il sole. Veramente. Tutto 'sto casino e morti quando bastava aspettare svaccati in poltrona come nababbi. La morale del film è che l'ozio vince sempre.

E poi è possibile fare un altro film sugli zombi? C'era bisogno di spendere altri soldi inutilmente con tutti gli obesi del mondo che muoiono di sazietà?
Per fortuna ormai gli zombi non se li incula più nessuno.
A meno che non suonino negli Stones, ovviamente.

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