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Dopo il concerto si avvicina un ragazzo e mi fa bella la canzone sull'alcolismo che avete fatto. Io non capivo. Lui ma sì, sull'alcolismo. E io guarda che non mi sembra di aver mai scritto una canzone sull'alcolismo. E lui ma sì, l'hai fatta con Sebastiano Martinelli (leader dei Kepsah e e dei BUE). E io, ahhhh, L'ultimo demone, ora capisco. Non l'avevo mai considerata una canzone sull'alcolismo però ora che ci penso c'è uno che è alcolista e per questo muore. Non c'avevo mai pensato. Grazie, ti interessa il cd? Sì, quant'è? 8 euro. Ah, ok, eccoteli, grazie, ciao. Ciao, grazie.
Allora ci ho pensato su (ancora, questo perché sono uno che pensa, pensa te) (siccome ho scritto pensa mille volte ho pensato che se lo metti una volta di più sdrammatizzi, ma la mia prof di italiano si sta rivoltando nella tomba) (o nella tromba, se è morta a casa di Miles Davis) (eheh, simpatico, ma torniamo a noi) e ho pensato (tiè)(potevo usare ho concluso) che potevo proprio farla sta canzone sull'alcolismo.
Ne è uscita un'improvvisazione a chitarra con un testo molto sentito. Parla di gente che beve. Come dice Lo Sfrenogildo le canzoni in dialetto (perlomeno in Val di Non) rispondono alla Sacra Triade delle Canzoni in Noneso: BEVER ,GUZàR, COìR, ossia bere, scopare, raccogliere (le mele, è sottinteso). Di solito son robe demenziali perché si cantano da ubriachi e perché in dialetto si scrive robe demenziali. Per pigrizia suppongo.
Questa è una canzone non demenziale sul bere. Ci tengo che non sia demenziale perché bere è una cosa seria. Parla di gente che esce dal lavoro con la gola riarsa, no de artisti che non fanno un cazzo dalla mattina alla sera. Parla del tour dei bar e del bar che ha segnato la mia adolescenza, il bar della stazione di Fondo, frequentato da vecchietti e dai peggio beoni (in senso buono, ovviamente) dell'alta valle, con la Maria che ti faceva il caffè colla moka e il panino con la bistecca onta a tutte l'ore. Dove un bicchiere di lambrusco costava un euro e una bozza sei. Quella bozza lì è stato lo sponsor ufficiale del mio primo amore. Di quelle bozze vuote lì potrei riempirne una stanza. Ecco, questo è il mio personale omaggio tributo riconoscimento alla Maria. Grazie.
Con questa si chiudono le Rabbi Loop Impro.
Il testo è il seguente:
BEVER EN TAZ
La Piccola Orchestra Felix Lalù
Dai nan a bever en taz
Che l'è amò prest par la menestra
che ai laorà sota l'sol de n'neon comen'neger tut el dì
su e zo come la pel dal bigol
e no m'è plasest nancia n'migola
Che la sé l'è bruta
e che patìr la sé fa mal
che me son za fat la fonda
che me son fat fat la tonda de tuti i bar
tuti i bar de la val
Dai nan a bever en taz
Sen pu stinci che sani ma pu sani che maladi
l'è miei tegnirse fis el grep
che morir de sé
coi pei bagnadi
Alora sas chel che fan
alora nan a tuer na boza de lambrusco dala Maria
e magiari ancia n'panét
col buro che te ven encontra
che po' la sera zo baraca
Dai nan a bever en taz
Che tanto guides ti
me vanza cater ponti
ma tanto guides ti
tornan a ciasa onti
ma tanto guides ti
Rabbi Loop Impro IV
BEVER EN TAZ
Guardalo su youtube
3 commenti:
Molto bella la canzone. Se posso farti un appunto linguistico:
Burro in Noneso non si dice Buro.
Si dice Boter.
Un saluto, conserviamo la nostra identità.
certo, anzi scusa zeta
boter non ci stava nella metrica
avrei dovuto rinunciare all'immagine del burro che ti viene incontro (= nostra identità piu della parola stessa) solo per una minuzia linguistica?
con affetto, oz
Scialla, mi hai persuaso. Come al solito.
Un saluto
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