domenica 7 dicembre 2008

Avvolto dentro a una bandiera vuol dire morto scoppiato da una bomba e chiuso dentro una bara di legno e una tromba come colonna sonora

Le canzoni di guerra o di soldati sono sempre un po' patetiche, c'è sempre la speranza, la patria, la bandiera e poi c'è sempre qualcuno che muore. Hanno tutte un'aura di vecchio, impegnate ma intrise di ritmo da balera. Pensavo che ci fosse il tempo per tutto, e che il tempo per le canzoni di ignoranza patriota fossse passato. E invece non finiscono di smentirmi. Invece di glorificare il kalashnikov, padre di tutte le guerre civili del 900 e oltre, ne hanno fatta una sui caduti di Nassirya. Ci sono dei passaggi criticabili, ad esempio per difendere la pace/e portar democrazia (che fa rima con Nassirya e fanatica follia) e anche con il sangue, col dolore/per un nome: libertà. Certo, i fatti son sempre opinabili e i morti sono morti e da quando uno muore non si può che parlarne bene (a parte Hitler e Mussolini ovviamente) solo che il tutto puzza un po' di cravatta al collo dei maiali.
Ma in fondo è una rumba (o una polka, o un foxtrot, bah) e l'importante è che i gambaletti color carne possano solcare le piste e tenere il ritmo, in fondo lo show must go on. E poi la patria vende. Non va più come il pane ma è un evergreen, si vende ancora discretamente.

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