Come giudica la requisitoria dei pm di Genova?
"C'è un equivoco di fondo. Su Bolzaneto si scontrano due tesi: nella prima c'è il black out della democrazia e l'Italia trasformata nel Cile di Pinochet; nella seconda, in cui credo e che corrisponde a risultati della commissione d'inchiesta del Dap, la stragrande maggioranza della polizia penitenziaria ha fatto il suo dovere, ma ci sono stati singoli abusi repressi dai presenti".
Non è una tesi minimalista?
"E perché? Dico che un abuso c'è stato. Ma leggendo alcune frasi dei pm si capisce che in loro c'è la missione salvifica per far trionfare lo stato dei diritti. Questo li ha portati fuori strada perché confondono singoli episodi e li interpretano come il frutto di un disegno preordinato non si sa chi"
Invece di criticare i violenti attacca i pm?
"La storia italiana è piena di pm che sostengono tesi rivelatesi fasulle. Il loro non è oro colato".
A Bolzaneto non furono sospesi i diritti umani?
"Lo nego. Alcuni fatti sono stati equivocati dagli imputati. Come la perquisizione corporale che è prevista dal regolamento. Chi denuncia le flessioni non sa che è solo un sistema tecnico per evitare ricerche più intrusive. Non c'è umiliazione per puro sadismo".
Chi mise gli arrestati nella posizione del cigno applicava la legge?
"Neanche a me sembrò normale e chiesi perché venisse fatto. Mi fu data una risposta strana, per evitare che i ragazzi toccassero le ragazze. Rimasi perplesso. Dalla commissione emerse che fu necessario per separare gli immatricolati dagli altri. Deciderà il giudice se stare in piedi quattro ore vuol dire sospendere i diritti".
Per lei è normale?
"I metalmeccanici stanno in piedi otto ore al giorno e non si sentono umiliati e offesi".
Perché si precipitò a Genova? Vide gli abusi? A caldo negò pestaggi "sistematici e preordinati".
"E li nego tuttora. Ero a casa e seppi dell'assalto a Marassi. Ritenni mio dovere stare vicino ai miei uomini. Non ero solo. La visita a Bolzaneto fu decisa al momento. Parlai con un fermato, ma non mi disse nulla".
Contesta la tortura organizzata?
"Non sono Dio e non posso negare a prescindere. Ma vedo singoli episodi da punire e perseguire".
Donne tenute nude, gente costretta a gridare "viva il duce"...
"Fatti gravissimi, ma singoli".
E la testimonianza di un agente pentito?
"Gli episodi sono sempre gli stessi: dita divaricate, il piercing strappato, la ragazza fatta uscire in slip e reggiseno in corridoio, quello obbligato a cantare Faccetta nera. Raddoppiamo pure i casi, ma non superiamo la decina. Tre giorni di emergenza, qualche singolo che perde la testa e va punito. Il resto sono palle giornalistiche".
Perché, da ministro, non ha cacciato quei singoli?
"Prima di rovinare la vita di qualcuno bisogna aspettare i risultati del processo. Sono convinto che emergerà la verità".
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