A volte nasci nel posto sbagliato nel tempo sbagliato. Nel 1942 Renato Zero avrebbe accusato gravi problemi di claustrofobia, ad un certo punto, e poi di respirazione. A Sparta ad un potenziale futuro nerd non veniva dato un computer per coltivare la sua solitudine, non gli si sarebbe neanche concessa la possibilità di doversi masturbare vita natural durante. Ogni epoca, ogni civiltà produce degli sfigati che invece in altre godono di privilegi arbitrari.
Le ciccione, quelle susperdebordanti, sarebbero dovute nascere ai tempi delle veneri steatopigie, quando la carnazza aveva un suo fascino e una sua convenienza. In questi tempi di Kate Mosse, sbagliano semplicemente respirando. Questo pensavo fino sabato, quando ho potuto esultare per la loro riscossa vedendo il lancio del peso femminile. La vincitrice neozelandese avrebbe potuto fare la rugbista e schiantare Lomu in persona. La quinta classificata cinese invece aveva l’esatta fattezza di un bidone di petrolio (o di riso, messo in un bidone del petrolio). In ogni caso la disciplina premia pezzi di donna di altezza variabile ma di larghezza mai inferiore al cartone di pizza americana. Il paradiso dei feticisti, la rivalsa dei donnoni.
Lo stesso vale per Michael Phelps, ottavo da solo nel medagliere mondiale, tra Russia e Giappone. Un Carnera moderno che invece di picchiare nuota, più orecchie a sventola che sono notoriamente l’attrattore naturale per le donne di ogni parte del globo.
Le olimpiadi sono il posto ideale per le rivalse sul mondo infame. Un po’ come gli yacht. E Cuba. Dovrebbero inventarsi più discipline, così da offrire a ognuno la sua facoltà di rivalsa peronale, il quarto d’ora di Warhol con vaffanculo incorporato a tout le monde.
E poi, a prescindere da questo discorso del cazzo, non mi capacito del perché la sera facciano vedere Veline e non le gare di heptathlon.
Mai visto un topaio di tali proporzioni.
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